BERTUCCI, Costantino
Nato a Roma nel 1841,si hanno scarsissime notizie sulla sua giovinezza: si presume che abbia iniziato abbastanza presto lo studio della musica poiché le sue prime composizioni risalgono al 1870circa. Dedicatosi essenzialmente allo studio del mandolino, in breve tempo ne divenne virtuoso. Con sensibilità di artista e applicazione tenace, sorretta da un sorprendente intuito musicale, egli si diede alla ricerca di quegli effetti che permettessero allo strumento prediletto di svincolarsi da un repertorio relegato quasi esclusivamente ad un genere rrunore e popolare che, anche se aveva precedenti illustri in concerti di Vivaldi, J. H. Hasse, ed era stato utilizzato da Mozart, da Paisiello e da Beethoven, era privo di quella dignità artistica riservata agli altri strumenti a corda. L'intento del B. fu quello di innalzare le possibilità tecniche del mandólino a quelle dei violino. A tal fine pubblicò nel 1885a Milano un Metodo per mandolino,diviso in tre parti: in esso, oltre alla sezione rigidamente didattica, erano descritte le modifiche apportate allo strumento; modifiche sostanziali, ottenute dopo anni di studio assiduo e accurato, che determinarono una radicale trasformazione nella tecnica e negli effetti sonori ed espressivi, mai prima raggiunti.
Il B. sostituì le corde basse - formate di solito da una corda di acciaio unita a una di budello mediante un filo di rame attorcigliato, che, utili all'esecuzione solo se suonate vuote, erano impraticabili per le altre note - con corde di acciaio e rame, dal suono dolce e omogeneo. Modificò il manico, conferendogli una linea più elegante che ne facilitava l'uso: lo restrinse infatti al principio e lo allargò gradatamente fino all'estremità. Ideò poi una tastiera sovrapposta al manico, che, aumentandone la forza, ne impediva la curvatura. Allungata questa tastiera fino alla "bocca" - giungendo fino al la, al do e poi al mi sopracuto -, apportò in seguito ulteriori miglioramenti riuscendo a portarla fino al la sopracuto. Questi accorgimenti meccanici resero possibile sul mandolino l'esecuzione di difficili concerti scritti esclusivamente per il violino. Per facilitare la diteggiatura pose le corde a maggiore e più naturale distanza dal piano armonico, ottenendo tra l'altro un suono più robusto, ma al tempo stesso dolce e gradevole. Pertanto allargò il ponticello che, più alto verso le notie basse e scemando verso le più sottili, creava una posizione obliqua più agevole per l'esecutore; inoltre, le corde, essendo poste a maggiore distanza l'una dall'altra, rendevano più sicuri certi effetti e in particolare più facile l'esecuzione dei "tremolo". Ridusse la "pezza" del piano armonic di un terzo, ottenendo maggiore sonorità, e, poiché la tastiera era stata allungata fino alla "bocca", modificò anche la cassa all'attaccatura del manico e fece applicare una placca di metallo per riparare il braccio dalle graffiature delle corde. Infine ideò un nuovo modello di penna di tartaruga, di più facile uso, la quale attenuava sensibilmente il rumore provocato dalla percussione delle corde.
Insegnante valentissimo, il B. formò allievi eccellenti sia in Italia sia all'estero: con un'orchestra di aflieve diede spesso concerti anche al Quirinale alla presenza dei reali d'Italia e con un doppio quartetto mandolinistico istituito nel 1878 si recò a Parigi per l'Esposizione mondiale, riportando grande successo. Nel igoi fu a Berlino e in altre capitali europee. Compositore di buon gusto, le sue opere furono pubblicate in prevalenza dall'editore Ricordi a Milano; poche sono datate, ma si presume che siano state edite fra il 1870e il 1900.
Si ricordano: 18 Studi per mandolino, dedicati alla principessa Margherita di Savoia, alcuni Album di fantasie per mandolino solo, Barcarole, Berceuse, un Gran duo sull'opera Ruy Blas di F. Marchetti concertato per 2 mandolini e pianoforte o 2 violini e pianoforte (Milano s.d., ma 1876), Elegia, Fantasia caratteristica, Fiori iniziali, Romanze e Serenate, Les premiers jours des petits enfants, Berceuse per mandolino e pianoforte e Serenata (Milano s.d., ma 1876 circa). Trascrisse per il suo strumento alcuni brani dall'Otello di Verdi, tra cui il coro Dove guardi splendono, Ave Maria e la Cantata del salice (Milano s.d., ma dopo il 1887) e la Serenata del Mefistofele di Boito (Milano s.d., ma dopo il 1881).
Il B. morì a Roma il 30 apr. 1931.
Bibl.: Necrologio, in Musica d'oggi, XII (1931),6, p. 286; C. Schmidi, Diz. univ. dei musicisti, Suppl., p. 92; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 254.