DE CRESCENZO (Crescenzo, de), Costantino
Nacque a Napoli il 24 ag. 1847 da Gaetano e da Luisa Riccardi.
Pianista e compositore, fu avviato giovanissimo agli studi musicali presso il conservatorio S. Pietro a Maiella, di cui era allora direttore S. Mercadante. Qui egli si perfezionò in pianoforte sotto la guida di F. Valente e quindi in composizione con C. Conti, chiamato anche, quest'ultimo, a coadiuvare il Mercadante, divenuto ormai cieco, nella direzione del collegio.
Terminati gli studi, il D. si recò nel 1868 ad Alessandria d'Egitto dove, sia pure per breve tempo; assunse l'incarico di direttore d'orchestra presso il locale teatro Zizinia. Tornato a Napoli nel 1869, seppe farsi apprezzare dal pubblico della sua città producendosi in numerosi concerti come pianista e riscuotendo un vivissimo successo. Durante uno di essi, all'Hôtel de la Ville, fu indotto dalla principessa di Galitzine, che ne aveva ammirato il talento, a trasferirsi in Russia ove si recò l'anno successivo.
A Mosca egli rimase circa otto anni; qui, confortato dall'incoraggiamento e dalla simpatia di Nikolaj Rubinstein, si esibì, spesso insieme con questo, raccogliendo anche le felicitazioni dello zar Alessandro II. In quello stesso periodo alternò l'attività di pianista a quella di professore di perfezionamento presso il collegio imperiale S. Nicolò e all'istituto Evenius. Sempre in Russia conobbe la sua futura moglie, Caterina Voljensky, dalla quale avrà numerosi figli.
Ritornato in Italia nel 1878, non volendo allontanarsi dalla vecchia madre, si dedicò interamente all'insegnamento e alla composizione, impegni che mantenne con largo credito fino a pochi giorni prima della sua morte, avvenuta a Napoli il 29 giugno 1911.
Pressoché Coetaneo di F. P. Tosti, il D. fa parte di quella larga schiera di autori, più o meno illustri, che in quegli anni di fine secolo composero con vena particolarmente lirica ed effusiva, fornendo il repertorio a cantanti come Lina Cavalieri. Molti di quei brani rappresentarono l'anello di congiunzione della maniera ottocentesca tardoromantica con la "canzonetta" all'italiana di ispirazione più recente. In mezzo, a fungere da tramite, fiorita dal terreno stesso della grande tradizione melodrammatica locale, la "canzone napoletana", alla quale lo stesso D. non tralasciò di ritagliare uno spazio all'intemo della propria produzione.
Della sua prolificità come autore abbiamo una testimonianza con i molti lavori per pianoforte, "di genere facile e melodico, molto originali, di buon effetto e d'utilità nell'insegnamento" (Schmidl). In tale repertorio, prettamente pianistico, troviamo numerose serenate, romanze senza parole, notturni, capricci, barcarole, idilli, divertissements, spesso dai titoli eloquentemente esemplificativi, come la celeberrima Prima carezza (di cui curò anche una riduzione per piccola orchestra e una versione per pianoforte a quattro mani), Retour des hirondelles, Fine d'un sogno, Farfalletta gentile, Nel golfo di Napoli, Pecché m'o'ffaje, Desiderio, Cielo d'argento, e tantissimi altri, pubblicati per lo più nelle edizioni Ricordi, ma anche in quelle di Cottrau, Maddaloni, Izzo, Schmidl, Perrone.
Si ricorda ancora una trascrizione per pianoforte a quattro mani dello Scherzo d'un Songe d'une nuit d'été di S. Thalberg e varie elaborazioni su temi dall'Aida verdiana.
Apprezzato anche nel genere vocale, il D. scrisse numerose romanze per canto e pianoforte, dalla cantabilità raffinata ed elegante, specchio di una società e di un'epoca.
Fonti e Bibl.: Necrologio in Ars et Labor (Musica e Musicisti), 15 sett. 1911, p. 721; Il Mattino, 4-5 luglio 1911; The Catal. of Printed Music in the British Library to 1980, London 1982, p. 240; C- Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 419; The MacMillan Encyclopedia of Music and Musicians, London 1938, p. 397; E. De Mura, Encicl. della canzone napoletana, I,Napoli 1969, pp. 467, 472.