COSTANTINO (Cosantine, Goantine) di Cagliari
Nacque in data non esattamente precisabile da Orzocco Torchitorio giudice di Cagliari - il primo, sul quale ci siano giunte notizie storiche sicure - e dalla sua consorte Vera.
Secondo l'antica tradizione, per la quale sul trono di Cagliari dovevano sedere alternativamente un Torchitorio de Ugunale ed un Salusio de Lacon, C., quando successe al padre, assunse l'appellativo di Salusio di Lacon, con cui compare in genere negli atti pubblici.
Non sappiamo esattamente quando C. succedette al padre, come unico sovrano; tale evento si può tuttavia ritenere avvenuto poco prima della metà del 1089, perché del 30 giugno di quell'anno è un documento solenne in cui C., intitolandosi "rex et iudex Caralitanus", conferma il diploma con il quale i genitori avevano concesso ai benedettini dell'abbazia di S. Vittore di Marsiglia le chiese di S. Giorgio di Decimo e di S. Genesio di Uta: conferme del genere venivano infatti accordate dai giudici poco dopo la loro ascesa al trono. Sappiamo tuttavia che C. era stato sin da giovane associato al potere dal padre, e che con questo aveva diretto il giudicato in un momento particolarmente difficile della sua storia, quando si profilava il conflitto fra Pisa, Genova e la Sede apostolica per l'egemonia politica ed economica sull'isola, da poco riapertasi ai contatti ed ai commerci con il continente. La Sede apostolica, all'epoca del pontificato di Gregorio VII, aveva proclamato la sua alta sovranità sulla Sardegna; aveva anche accusato i giudici ed i presuli sardi di essersi separati dalla comunione della Chiesa e di essersi sottratti all'autorità della Sede apostolica.
L'accusa era rivolta soprattutto ai vescovi di Cagliari. Questi, nel corso dei secoli precedenti, avevano approfittato dell'isolamento, cui la preponderanza navale araba costringeva la Sardegna, per raggiungere una larga autonomia: rifiutavano perciò, ora, ogni dipendenza disciplinare da Roma, così come ne respingevano la politica accentratrice. Per ridurre il clero sardo all'obbedienza, la Sede apostolica aveva favorito - e favoriva - la penetrazione dei monaci benedettini dell'abbazia di S. Vittore di Marsiglia, caldeggiando la concessione, da parte delle locali autorità civili, di quei privilegi che avrebbero potuto giovare ad un loro rapido e stabile insediamento. Questa direttiva di politica religiosa non mancò di provocare contrasti con l'arcivescovo e col clero di Cagliari, che si vedevano privati dei benefici e dei privilegi sin'allora goduti, e la reazione dei Pisani, i quali vedevano minacciata l'influenza politica ed economica che si erano conquistata nel giudicato di Cagliari durante i secoli precedenti. Le cose si aggravarono quando sulla scena politica sarda apparvero anche i Genovesi.Il conflitto si fece aspro negli ultimi anni del regno di Orzocco e nei primi di quello di C.: purtroppo, la scarsità delle fonti sino a noi pervenute non ci consente di precisare l'atteggiamento assunto da quest'ultimo e da suo padre nei confronti delle forze politiche in gioco e la parte da essi avuta nell'evolversi degli avvenimenti. Sappiamo che, subito dopo la sua presa di potere, C. accolse nel suo Stato l'arcivescovo di Pisa Lamberto e si accordò con lui; ma sappiamo pure che, dopo aver confermato le donazioni fatte dal padre, il nuovo giudice concesse ai benedettini dell'abbazia di S. Vittore di Marsiglia la basilica cagliaritana di S. Saturno e, in altre località del giudicato, otto chiese, terreni seminativi, vigne, pascoli, interi villaggi con i loro abitanti. A quei monaci accordò, inoltre, numerosi privilegi di carattere economico, che dettero loro una posizione di primo piano nel suo piccolo Stato. La politica avviata da C. rappresentò dunque un capovolgimento rispetto a quella patema e comportò una vera soggezione all'autorità della Sede apostolica.
Negli atti che sanciscono queste concessioni, sollecitate dal papa, in favore dei monaci di S. Vittore, C. dichiara di voler riparare agli errori commessi da lui stesso e dai suoi genitori; si impegna ad abbandonare le pessime consuetudini di vita dei suoi predecessori, il concubinato, l'omicidio, l'incesto; promette di lasciare alla Chiesa piena libertà nella scelta e nella consacrazione dei vescovi e dei presbiteri, e si obbliga a pagare regolarmente le decime e a consegnare le primizie dovute. Queste affermazioni, così come i continui interventi del pontefice e dei suoi legati nelle frequenti liti che insorsero allora tra i benedettini di S. Vittore e gli esponenti del clero locale, spogliati dei loro benefici, attestano l'influenza raggiunta dalla Sede apostolica nel giudicato di Cagliari durante il regno di Costantino I.
Le ultime notizie in nostro possesso relative a C. sono dell'anno 1090: ignoriamo la data come anche il luogo della sua morte.
Aveva sposato una nobildonna, Giorgia, che gli aveva dato una figlia, Vera, e quattro figli. Avrebbe dovuto succedergli il primogenito Mariano. Sappiamo invece che, nel 1103, era giudice in Cagliari un Torbeno, forse fratello di C.: solo nel 1107, con l'appoggio delle armi genovesi e pisane, Mariano poté riconquistare il trono che era stato di suo padre.
Fonti e Bibl.: P. Tola, Codex diplom. Sardiniae, I, Augustae Taurinorum 1861, docc. 1519; G. F. Fara, De chorographia Sardiniae libri duo. De rebus Sardois libri quatuor, a cura di L. Cibrario, Augustae Taurinorum 1835, p. 235; G. Manno, Storia di Sardegna, I, Milano 1835, pp. 285 ss.; P. Tola, Dizionario biografico degli uomini ill. di Sardegna, I, Torino 1837, p. 240; D. Scano, La chiesa di S. Saturnino ed i primi giudici di Cagliari, in Bull. bibliogr. sardo, III (1903), pp. 146-151; IV (1904), pp. 97 s.; E. Besta, La Sardegna medioevale, I, Palermo 1908, p. 80; D. Filia, La Sardegna cristiana. Storia della Chiesa, II, Sassari 1913, pp. 12 ss.; R. Motzo, La donazione dell'isola sulcitana a S. Antioco, in Arch. stor. sardo, XIII (1921), pp. 80 ss.; D. Scano, Serie cronologica da; giudici sardi, ibid., XXI (1939), 3-4, p. 31; A. Boscolo, L'abbazia di S. Vittore di Marsiglia, Pisa e la Sardegna, Padova 1958, pp. 35-55.