GARZONI, Costantino
Nacque a Venezia, nella contrada di S. Giovanni Grisostomo, il 17 nov. 1547, ultimogenito di Giovanni di Giovanni e di Regina Savorgnan del cavaliere Girolamo. Il padre non era ricco, ma la madre apparteneva a famiglia prestigiosa e fornita di vaste aderenze, a Venezia e in Friuli.
Tuttavia, gli inizi della carriera politica del G. furono di basso profilo: la nomina di avvocato, prima ai Consigli (1569) e poi agli uffici di Rialto (1570), costituiva infatti il normale tirocinio per avviarsi alla carriera giudiziaria nelle Quarantie, propria dei patrizi di modeste fortune.
Poi qualcosa successe: forse un'eredità (i genitori morirono entrambi presto, la madre nel 1556, il padre nei primi giorni del 1561), forse la concomitanza dell'ingresso del fratello Leonardo nella Compagnia di Gesù e della sterilità del matrimonio del fratello Alvise, che concentrò sul G. le risorse domestiche; sta di fatto che, a partire dal 1571, il G. sembra non avvertire problemi economici, al punto da concedersi di seguire il cugino Antonio Tiepolo (figlio di una sorella materna) in due ambascerie, a Madrid e a Costantinopoli.
Giunto il Tiepolo nella capitale spagnola nel novembre 1571 ed espletato rapidamente l'incarico - si trattava di una missione straordinaria per congratularsi con il re Filippo II in occasione delle nozze (le quarte) con Anna d'Austria -, il 20 dicembre egli partiva assieme al cugino alla volta del Portogallo, per poi rimpatriare nella primavera dell'anno successivo. Di questo viaggio il G. lasciò una relazione stringata e stilisticamente povera, quasi degli appunti; in essi si mostra attento soprattutto alle risorse militari, finanziarie ed economiche del re Sebastiano (il capitolo Traffichi e mercantie risulta il più dettagliato), ma qua e là riesce a inserire qualche vivace annotazione, come sul vestire troppo sobrio dei Lusitani o sul lessico ancor peggiore ("la lingua loro è bruttissima").
Il Tiepolo aveva già rappresentato la Repubblica presso Filippo II tra il 1564 e il 1567; era dunque un diplomatico esperto e apprezzato, come prova la successiva ambasceria che gli fu affidata subito dopo la pace con i Turchi; appena un anno dopo il rientro a Venezia, egli ripartiva dunque, il 22 giugno 1573, alla volta di Costantinopoli.
Al suo fianco era nuovamente il G., mosso da curiosità intellettuale, come egli stesso ci confessa nella relazione del viaggio (per mare fino a Ragusa, poi attraverso la Macedonia). Si tratta ancora di uno scritto privato, ma più ampio e bello del precedente portoghese, e meritamente famoso; nelle prime righe scrive dunque il G. che essendo stato nominato bailo il cugino, "la elezione del quale parendomi che invitasse me ancora a veder l'imperio potentissimo di Levante, siccome avevo veduto li regni di Ponente l'anno prima […], deliberai di non perder in modo alcuno così opportuna occasione. Ma trovandomi io in quel tempo savio degli Ordini, né essendo per questo in potestà mia il partirmi, mi convenne ricercar per grazia dall'ill.mo consiglio di Pregadi che mi concedesse licenza; la quale […] mi fu concessa".
Dunque il G. era stato eletto nel Collegio (1° apr. 1573), la qual cosa gli avrebbe aperto le porte del Senato: prova evidente dell'acquisita disponibilità economica da parte della famiglia, alle cui esigenze egli tuttavia dovette sacrificare gran parte del vagheggiato soggiorno in Levante: a detta del Priuli, infatti, il G. dovette rientrare a Venezia in seguito alle pressioni dei fratelli, che lo volevano far ammogliare, onde provvedere alla continuità del casato.
Non sappiamo quando il G. lasciò il Bosforo né per quale via facesse ritorno; certamente fu presente all'udienza concessa dal sultano al cugino bailo il 15 ott. 1573 (scrisse di Selim che "è di età di anni 53, di complessione collerica e sanguigna, dato ai piaceri venerei di ogni qualità, amico sopra ogni altro del vino grandemente. Usa di bere ogni mattina mezza caraffa d'acqua vite"), e in ogni caso rimase presso quella corte abbastanza a lungo per ricavarne la convinzione di una perdurante pericolosità della potenza ottomana.
Il suo pessimismo contrasta singolarmente con il più rassicurante quadro consegnatoci dal predecessore del Tiepolo, Marcantonio Barbaro; probabilmente una forte impressione dovette fare sull'animo del G. l'incontro con Uluch-Alì (Ulucciali, ovvero Gian Dionigi Galeni), l'energico e valoroso comandante della flotta turca, di cui indugia a descrivere il duro, intenso odio anticristiano.
Il G. era comunque a Venezia nel luglio 1574, poiché fu tra i quaranta nobili destinati ad accompagnare Enrico III di Francia nel suo soggiorno lagunare; poi, il 14 febbr. 1575 sposava Prospera Suardi di Pietro, una ricca nobile bergamasca dall'unione con la quale non nacquero figli; con il G., dunque, si estinse questo ramo della famiglia (dei fratelli, Alvise scomparve nel 1576; Leonardo, gesuita e cultore di importanti studi sul magnetismo, nel 1592).
Al di là dell'accertata propensione al viaggiare e allo scrivere, non sappiamo quali fossero i reali interessi del G.; dopo la prematura morte di Leonardo, manifestò l'intenzione di pubblicarne l'opera sulla calamita, ma la cosa non ebbe seguito (data la natura scientifica dello studio, parrebbe da escludere un atteggiamento prudente, motivato dall'inasprirsi della polemica antigesuitica che allora animava il governo marciano); quanto alla carriera politica, per molto tempo rivestì incarichi solo sporadicamente.
Divenne così provveditore a Peschiera dal 26 maggio 1577 al 3 luglio 1578; quindi entrò provveditore alle Pompe il 4 maggio 1586, provveditore sopra i Banchi il 13 febbr. 1591, provveditore sopra il Cottimo di Damasco il 9 apr. 1594. Solo dopo diverso tempo il suo nome ricompare nei registri delle elezioni: podestà e capitano a Crema dal 3 marzo 1602 al 23 luglio dell'anno seguente, "ov'ebbe a travagliare per le minacce del conte di Fuentes, governatore di Milano" (Priuli); evidentemente spossato da tanto impegno, neppure stavolta (come era già successo in occasione del precedente reggimento a Peschiera) il G. stese la relazione; poi per quasi un decennio si assentò dalla politica.
Giunto alla soglia dei sessantacinque anni e ritrovandosi in ottima salute, decise finalmente di dedicarsi alla patria, divenendo con ininterrotta successione: sopraprovveditore alla Giustizia nova (20 ott. 1612 - 30 sett. 1613); provveditore sopra Ori e Monete (12 dic. 1613 - 11 dic. 1614); regolatore sopra la Scrittura (7 marzo 1615 - 6 marzo 1617); savio alla Mercanzia (10 apr. 1617 - 31 marzo 1618); fu quindi provveditore alle Fortezze (8 maggio 1618 - 31 marzo 1619 e ancora 14 ott. 1620 - 30 sett. 1621); provveditore sopra Ogli (16 luglio 1619 - 6 ag. 1620); sopraprovveditore alla Giustizia nova (10 ott. 1621 - 30 sett. 1622); provveditore alle Beccarie (5 nov. 1622 - 30 sett. 1623 e 11 giugno 1624 - 31 marzo 1625); revisore e regolatore sopra i Dazi (7 marzo 1623 - 6 marzo 1625); savio all'Eresia (1° luglio 1624 - 30 giugno 1625); sopraprovveditore alle Biave (4 ott. 1625 - 30 sett. 1626); savio esecutore contro la Bestemmia (1° apr. 1626 - 31 marzo 1627 e 1° ott. 1627 - 30 sett. 1628); provveditore sopra Monasteri (dal 2 ott. 1628 sino alla morte). Fu inoltre consigliere ducale per il sestiere di Cannaregio dal giugno 1623 al maggio 1624 e dall'ottobre 1626 al successivo settembre; membro del Consiglio dei dieci e inquisitore di Stato dall'ottobre 1624 al settembre 1625, e ancora fra il dicembre 1626 e il settembre 1627.
Il G. aveva trascorso gran parte della vita lontano dalla politica, ma la morte lo colse dopo breve malattia, il 28 maggio 1629 a Venezia, mentre ricopriva ben due cariche: provveditore sopra Monasteri e inquisitore in alcuni processi istruiti a Candia.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de' patritii…, IV, c. 19; Ibid., Segretario alle Voci, Elezioni del Maggior Consiglio, regg. 5, cc. 91v, 153v; 7, cc. 38v, 178v; 8, cc. 20v, 168v; 13, c. 2; 14, c. 3; Ibid., Elezioni Pregadi, regg. 4, c. 16v; 9, cc. 31r, 38v, 44r, 66r, 71v, 72v, 81v, 121v, 140v; 10, cc. 30v, 39v, 47v, 58v, 71v, 72v, 116r, 121v; 11, cc. 47v-48r, 79v, 104v, 133v; 12, cc. 80r, 144r, 164r; Ibid., Consiglio dei dieci, Miscell. codici, reg. 61, cc. 62r, 63r, 66, 69r; Ibid., Dieci savi alle decime, Redecima del 1581, b. 162/168; Venezia, Bibl. del Civ. Museo Correr, Cod. Cicogna 3782: G. Priuli, Pretiosi frutti…, II, cc. 49v-50r; Ibid., Mss. Malvezzi 5: Consegli, cc. 612r, 804r; la relazione sul Portogallo, Ibid., Mss. Wcovich-Lazzari, b. 21/10; quella sull'Impero ottomano, in Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, a cura di E. Alberi, s. 3, I, Firenze 1840, pp. 369-436; Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. It., cl. VII, 830 (= 8909): Consegli, sub 10 ag. 1583 e 4 maggio 1586; Calendar of State papers…relating to English affairs, existing in the archives… of Venice, a cura di A.B. Hinds, XIV, London 1908, p. 286; XV, ibid. 1909, p. 186; XX, ibid. 1914, p. 138; L. von Pastor, Storia dei papi, IX, Roma 1925, p. 243; U. Baldini, La tradizione scientifica dell'antica provincia veneta della Compagnia di Gesù. Caratteri distintivi e sviluppi (1546-1606), in I gesuiti e Venezia. Momenti e problemi…, a cura di M. Zanardi, Padova 1994, p. 554.