COSTANTINO I, re di Grecia
Nato in Atene il 21 luglio (2 agosto) 1868, figlio maggiore del re Giorgio di Grecia della casa Schleswig-Holstein-Sonnderburg-Glu̇cksburg e della granduchessa Olga di Russia, morto a Palermo l'11 gennaio 1923. Il 14/27 ottobre 1889 sposò la principessa Sofia, sorella dell'imperatore Guglielmo di Germania.
La guerra greco-turca del 1896-1897, nella quale fu generalissimo delle truppe operanti, fu per lui un insuccesso personale. Nel torbido decennio che seguì alla guerra con la Turchia C. si trovò di fronte a Venizelos, esponente della corrente francofila che fomentava la rivoluzione a Creta. Destituito nel 1909, C. il 15/28 agosto partì per Parigi. Venizelos lo fece richiamare. Nominato ispettore generale dell'esercito (1910), in tre anni preparò un esercito di 150.000 uomini.
La partecipazione della Grecia alla Lega balcanica fu opera di Venizelos. C. ebbe il merito dei successi militari. Vinse i Turchi a Sarantapolos e Verria, entrò a Salonicco il 9 novembre 1912 (un giorno prima dei Bulgari), decise la capitolazione di Giannina. Assassinato re Giorgio, C. gli succedette al trono (5/18 marzo 1913).
Allo scoppio della guerra europea, la Grecia era legata alla Serbia da un trattato di alleanza difensivo e Venizelos avrebbe voluto rispettarlo; ma C., persuaso della vittoria dei Tedeschi e non potendo unirsi alle Potenze centrali per timore della flotta anglo-francese, si decise per la neutralità: benevola, in apparenza, verso l'Intesa, in sostanza verso i Tedeschi. Venizelos, invece, tentò d'indurlo a dichiarare la guerra alle Potenze centrali, nel gennaio 1915, e ritentò durante la spedizione anglo-francese ai Dardanelli; ma, dopo una vivace discussione nel consiglio della Corona del 5 marzo 1915, in cui C. aveva chiesto 24 ore di tempo per decidere se uscire o no dalla neutralità e aveva poi deciso "non ancora", si dimise. L'attacco bulgaro alla Serbia, nel settembre 1915, causò una nuova rottura fra C. e Venizelos, che nel frattempo era stato richiamato, perché, mentre C. aveva assicurato la Bulgaria di lasciarle mano libera contro la Serbia, Venizelos ordinò, con l'approvazione della Camera, la mobilitazione dell'esercito, e fu nuovamente dimesso. La Grecia era ormai divisa in due campi avversi; C., sostenuto dal clero e dai "riservisti", aveva la maggioranza fra il popolo.
Nell'ottobre 1915 l'Intesa fece un passo decisivo per indurre C. a mettersi dalla sua parte: l'Inghilterra gli offerse Cipro; ma egli rifiutò. Nel 1916 cercò di mettersi d'accordo con l'Intesa, ammettendo che la Grecia potesse schierarsi contro la Bulgaria, giammai contro l'Austria e la Germania. Quando poi lasciò che le truppe bulgare e tedesche penetrassero nella Macedonia sudorientale occupando Seres, Cavala e il forte Rupel (maggio 1916), la rottura fra lui e l'Intesa divenne completa. C. stava per unirsi ai Tedeschi sui campi della Macedonia. Questo pericolo indusse la Francia a forzare la situazione, a chiedere la smobilitazione, che C. rifiutò, e ad aiutare Venizelos a formare a Salonicco un nuovo governo. C., irritato, fece sparare, il 10 dicembre 1916, sulle truppe dell'Intesa accantonate ad Atene.
In alcuni ambienti politici francesi da tempo si pensava di detronizzare C. Ma l'idea da principio trovò opposizione negli alleati, e specialmente nella Russia, che temeva un'eventuale entrata dei Greci a Costantinopoli.
Nel giugno 1917 l'Intesa si decise finalmente, malgrado la protesta italiana, a chiedere la destituzione di C. Il 10 giugno contingenti di truppe del generale Sarrail sbarcarono al Pireo. Senza tentare di resistere, C. abdicò l'11 giugno, rimettendo la corona, come gli era stato imposto nel memorandum, non al primogenito (diadoco) Giorgio, ma al secondogenito Alessandro, e il giorno dopo, accompagnato dalla regina, dal diadoco e dalle tre principesse, abbandonò il paese, e si recò in Svizzera.
Morto il 25 ottobre 1920 il giovane re Alessandro, C. con un proclama rivendicò il trono. In seguito alle elezioni del 14 novembre 1920 (un vero plebiscito di 999.962 voti su 1.012.742), C. fu finalmente richiamato. Riprese il potere il 19 dicembre 1920, quando la Grecia già da sei mesi era in guerra nell'Anatolia, e continuò le operazioni militari. In seguito all'esito disastroso di questa guerra (v. grecia: Storia), le isole si ribellarono e chiesero la sua abdicazione. C. vi si acconciò e rinunciò al trono il 27 settembre 1922, a favore del figlio Giorgio.
Bibl.: L. Maccas, Constantin Ier roi des Hellènes, Parigi 1917; Paxton Hibben, Constantine I and the greek people, New York 1920; A. Giannini, La questione orientale al Congresso della pace, Roma 1921; G.-M. Melas, L'ex-roi Constantin, souvenirs d'un ancien secrétaire, parigi 1921; M. Caracciolo, L'intervento della Grecia nella guerra mondiale, Roma 1925; A. de Bosdari, Delle guerre balcaniche, della grande guerra e di alcuni fatti precedenti ad esse, Milano 1928.