MAES, Costantino
Nacque a Roma il 28 luglio 1839 da Giovan Battista e da Anna Maria Canini. Di famiglia medio-borghese, dal 1851 al 1858 frequentò il liceo S. Apollinare, dove seguì con buon profitto le discipline umanistiche, per poi iscriversi alla facoltà di giurisprudenza della Sapienza e ai corsi di filosofia, conseguendo il baccellierato in entrambe le discipline.
Il periodo degli studi universitari non era stato dei più tranquilli. Rievocandolo nel maggio del 1864, in una istanza inviata al ministro della Pubblica Istruzione, il M., nel chiedere gli fosse affidata una cattedra di italiano e latino nei licei, mise l'accento sulle persecuzioni subite da parte dei compagni di corso papalini e della polizia pontificia per aver preso parte ad alcuni "trambusti in favore della causa nazionale". Costretto all'esilio quando era al terzo anno di legge, ottenne, grazie anche alle pressioni del deputato G. Checchetelli, di poter dirigere il convitto nazionale di Terni, presto abbandonato per dissensi con le autorità scolastiche locali. Passò allora a Rieti, dove insegnò come reggente dal 1864 al 1867, e quindi, dal 1868 al 1870, al ginnasio di Orvieto; nel frattempo, dopo alcuni tentativi andati a vuoto, il 29 nov. 1866 aveva conseguito a Firenze l'abilitazione all'insegnamento, sancita da un decreto ministeriale del 4 marzo 1867.
Nel 1870, dopo l'annessione di Roma al regno d'Italia, il M. fece ritorno nella sua città, chiamatovi da un incarico di insegnamento al ginnasio E.Q. Visconti. Non dovette essere un'esperienza particolarmente felice se due anni dopo, il 13 sett. 1872, era confermato professore reggente e trasferito d'ufficio al liceo di Avellino: ci vollero una raccomandazione di O. Caetani e un'allarmata segnalazione al ministro da parte di G. Cavallini, che affacciava l'ipotesi di un suicidio del M., per convertire la destinazione in quella di Velletri. Una successiva nomina del M. a direttore della scuola tecnica di Roma, all'inizio del 1873, fu presto seguita da un decreto che il 5 luglio 1873 gli conferiva il posto di vicebibliotecario nella Biblioteca Alessandrina di Roma. Ad aiutarlo, in quell'occasione, fu il direttore E. Narducci, lo stesso che tra il 1877 e al 1879 avrebbe trasmesso al ministero un paio di richieste di provvedimenti disciplinari a suo carico per scarso rendimento.
Non doveva essere estranea a tale circostanza l'intensa attività di pubblicista a cui il M. si dedicava mettendo a frutto l'ampio patrimonio librario che aveva a disposizione nelle biblioteche romane in cui aveva prestato servizio: l'Alessandrina fino al 1883, la Nazionale fino al febbraio 1886, l'Angelica fino al luglio 1892, di nuovo la Nazionale fino al giugno 1898 quando passò a dirigere la Vallicelliana, e infine, dall'aprile 1904, ancora la Nazionale, dove tornò malgrado l'opposizione del direttore D. Gnoli e dove chiuse la carriera con il grado di bibliotecario di quarta classe; fu collocato a riposo per anzianità di servizio il 1 dic. 1909.
Quando non trascurò i suoi doveri, li soddisfece con iniziative che evidenziavano la sua passione per il lavoro di schedatura, scansando altri compiti forse meno graditi. Così per l'Alessandrina progettò e realizzò nel 1881 un catalogo che indicizzava le materie delle collezioni lì conservate; per l'Angelica, oltre a raccogliere un altro catalogo a soggetto per un totale di più di 44.000 schede, compilò un catalogo di gran parte dei codici greci, e per la Nazionale catalogò le stampe della sala Romana che per qualche decennio fu anche conosciuta come la sala Maes.
L'interesse principale fu però quello del ricercatore isolato da ogni scuola e appartato rispetto alla comunità degli studi, che infatti lo considerò con la sufficienza con cui si guarda ai dilettanti. Erede della vecchia tradizione erudita e cultore appassionato della storia di Roma, il M. passò gran parte della sua vita a scavare nel passato, in quello classico come in quello della Roma pontificia, portando un riflesso del suo lavoro di schedatore negli scritti che pubblicò in gran numero ma senza mai andare in profondità, limitandosi a organizzare il sapere in schede, ossia in brevi interventi fatti per un pubblico più curioso che colto.
Aveva cominciato nel 1865 pubblicando a Rieti la Vita di M. Terenzio Varrone. Proseguì occupandosi di argomenti svariati, di archeologia come di linguistica (Guida critica allo studio delle belle lettere, Roma 1881), di tradizioni popolari come di arte, spingendosi fino a toccare l'urbanistica e con essa i problemi della vita cittadina del suo tempo (La questione di villa Borghese dichiarata a tutti colla scorta dei documenti, Roma 1885; L'acquisto di villa Borghese: tre lettere aperte, ibid. 1900; Un'idea per l'adattamento di piazza Colonna in Roma, ibid. 1900). Esemplari del suo modo di intendere la storia furono soprattutto le Curiosità romane, tre volumetti in sedicesimo pubblicati dall'editore Perino nel 1885, e il Cracas, il periodico di piccolo formato che era uscito a Roma dal 1716 al 1848 e che il M. riprese e portò avanti, da solo, con cadenza settimanale dal 1887 al 1894; nel tentativo di accreditare una continuità con il vecchio periodico pose sul frontespizio del primo fascicolo l'indicazione dell'annata CXXXII.
Qui, come già nelle Curiosità, presentate come un vademecum per fare meglio conoscere Roma, i suoi monumenti, le sue chiese, la storia era frammentata in tanti capitoli di poche pagine, e vi primeggiava il gusto dell'aneddoto, del raccontino privo di gran significato ma capace di soddisfare il pubblico celebrando al contempo la vitalità e la straordinaria ricchezza della "Eterna Roma" in fatto di usi e costumi. Non di rado l'autore, assecondando lo spirito dei tempi, si consentiva qualche punta polemica verso il Papato; le fonti erano sempre le stesse: i libri di F. Cancellieri, il monumentale Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica di G. Moroni, le cronache più o meno antiche, talvolta Stendhal. Una volta accolse sul Cracas due sonetti di G.G. Belli presentandoli come inediti: subito ci fu chi li dichiarò apocrifi e affacciò il sospetto che a comporli fosse stato lo stesso Maes.
Il M. morì a Roma il 24 luglio 1910.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Personale 1860-1880, I versamento, b. 1216; Divisione I, Arch. generale, Decreti del personale delle accademie e biblioteche (1882-1910), a. 1883, nn. 74, 108, 138; a. 1886, nn. 3, 13, 30, 125; a. 1892, n. 25; a. 1895, n. 75; aa. 1903-04, nn. 118, 157, 207; aa. 1908-10, nn. 75, 136. Cfr. inoltre N. Santoviti Vichi, Un bibliotecario poco noto del sec. XIX, in Almanacco dei bibliotecari italiani 1960, Roma 1960, pp. 32-40; O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dell'Ottocento, I-II, Roma 1963, ad indicem.