MANTOVANI, Costantino
Nacque a Melegnano, presso Milano, il 3 apr. 1844 da Virgilio, magistrato, e da Sofia Piccioni. Nella famiglia, di antiche radici pavesi, il patriottismo era alimentato dal ricordo dell'avo - del quale il M. portava il nome - che a più riprese era stato coinvolto negli avvenimenti risorgimentali. Fedele a questa tradizione il M., dal 1861 iscritto alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Pavia, si avvicinò al Circolo democratico degli studenti, fondato quell'anno da O. Gnocchi Viani, con chiara impronta repubblicana. Allievo di L. Cossa, si appassionò allo studio delle discipline economiche e, nel febbraio 1865, si laureò con una dissertazione sul tema "Delle tasse e dei loro diversi oggetti". Si iscrisse all'albo degli avvocati, ma preferì mettere a frutto le competenze tecnico-amministrative nella realizzazione di progetti innovativi nell'assistenza pubblica e nella previdenza sociale. Nel 1866 partì volontario per la campagna garibaldina in Tirolo seguendo l'esempio del fratello Antonio, che con G. Garibaldi aveva combattuto nel 1859 e nel 1860. Proprio la morte di Antonio, caduto insieme con E. Cairoli a villa Glori (1867), fu all'origine della scelta del M. di dedicarsi alla causa repubblicana.
Da allora la conciliazione tra garibaldinismo e mazzinianesimo rappresentò lo scopo principale del suo impegno politico. Nel 1868 fu tra i fondatori della sezione pavese dell'Associazione tra i reduci delle patrie battaglie che aderì al congresso delle società democratiche convocato a Roma da Garibaldi nel 1872, ma al contempo fu attivo nelle associazioni mutualistiche, di obbedienza mazziniana, formatesi tra gli artigiani della città.
Il 3 nov. 1869, secondo anniversario della battaglia di Mentana, per impulso del M. iniziò a pubblicarsi a Pavia Il Ticino. Giornale democratico che, ripetutamente sottoposto a sequestro per la linea antimonarchica, nel marzo 1870 fu costretto a chiudere. Peraltro, il riformismo del M., estraneo alle suggestioni insurrezionali e rivolto invece ad affrontare le questioni dell'educazione politica e dell'emancipazione sociale dei ceti popolari, risultava minoritario nell'ambiente repubblicano locale e nazionale. L'appello alla collaborazione fra le varie forze democratiche, lanciato anche nella prospettiva di un blocco elettorale per la conquista del governo della città (La Democrazia pavese, 5 febbr. 1870), rimase dapprima senza seguito, ma fu ripreso e accolto dopo il fallimento dell'ultimo tentativo insurrezionale mazziniano, del quale Pavia fu teatro il 24 marzo 1870.
Nel luglio successivo il M. fu eletto nel Consiglio comunale, nel quale restò ininterrottamente per vent'anni, prima all'opposizione e poi come assessore nella giunta democratico-repubblicana che resse il Comune dal luglio 1873 al giugno 1876. Intanto aveva costituito la Società democratica dei commercianti, aderente con numerose altre associazioni di mestiere cittadine al patto di fratellanza. Dopo la morte di G. Mazzini, d'intesa con i suoi discepoli più fidati (M. Quadrio, V. Brusco Onnis, G. Rosa), nel maggio 1872 diede vita alla Scuola Mazzini di Pavia, ma nel congresso delle società popolari lombarde, tenutosi in città il 13 ottobre per discutere il programma della istituenda Consociazione repubblicana regionale, sostenne senza successo la proposta avanzata da Rosa di eliminare dal testo programmatico il richiamo esplicito al nome di Mazzini, argomentando che la concordia tra i repubblicani, salda sui principî generali, avrebbe potuto incrinarsi se di Mazzini fosse stato richiesto di condividere integralmente il metodo. Al secondo congresso, svoltosi ancora a Pavia il 9 febbr. 1873, seguì l'avvio della Consociazione repubblicana cittadina, cui fecero capo diverse società di mestiere, due circoli politici, la Scuola Mazzini, una biblioteca circolante, una società cooperativa di consumo della quale il M. fu principale artefice, e la Banca operaia di mutuo credito, da lui fondata nel dicembre 1873 e diretta con finalità di sostegno all'artigianato, al commercio e alla piccola impresa.
Pur assiduo ai congressi nazionali del patto di fratellanza, il M., convinto della necessità di giungere alla costituzione di un partito politico nazionale che superando la scelta astensionista entrasse in Parlamento, riuscì a far prevalere questa linea in un convegno di rappresentanze repubblicane lombarde svoltosi a Bergamo il 18 luglio 1874. Ma il 2 agosto, invitato alla riunione convocata a villa Ruffi, vicino Rimini, per dibattere il tema della partecipazione elettorale e dei rapporti con gli internazionalisti, il M. fu arrestato insieme con A. Saffi e altri ventisei convenuti e tradotto in carcere, prima a Spoleto poi a Perugia, per cospirazione.
Come risulta dalle numerose lettere inedite alla famiglia, il M. rifiutò il consiglio del padre di adottare una strategia difensiva tale da separare la sua sorte da quella dei compagni arrestati, ma rimase fortemente scosso quando il suo nome fu depennato dalla lista dei primi 10 imputati messi in libertà il 24 ottobre. Accettò allora di essere presentato come "candidato di protesta" nel collegio di Borghetto Lodigiano e risultò eletto al ballottaggio il 15 nov. 1874. La detenzione gli fece guadagnare nuovi estimatori nel campo della Sinistra democratica e repubblicana, da Saffi ad A. Bertani, a G. Carducci, a M.R. Imbriani.
Alla Camera, dove sedette nello "stallo n. 21, sui banchi della Estrema sinistra alla montagna" che F.C.E. Cavallotti si era premurato di riservargli (lettera di Cavallotti datata 4 ottobre [recte dicembre] 1874), chiese anzitutto che fosse approvata la richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti, allo scopo di "mantenere vivo nell'opinione pubblica l'interessamento in pro degli amici che tuttora sono in carcere" (lettera al padre, 15 dic. 1874); quindi fornì a B. Cairoli la documentazione per l'interpellanza del 23 genn. 1875 al ministro della Giustizia sui fatti di villa Ruffi, in difesa del principio di libertà individuale e dell'inviolabilità del domicilio. Si pronunciò contro i provvedimenti eccezionali di pubblica sicurezza proposti dal governo Minghetti per la Sicilia e in difesa del diritto di associazione, ma, sentendosi a disagio nell'ambiente parlamentare, nell'aprile 1876 si dimise da deputato.
Al ritorno a Pavia fondò un settimanale, La Tribuna del popolo, che pubblicò fino al 1879 intervenendo su temi di politica nazionale e amministrativa. In dissenso dai mazziniani di stretta osservanza, ma anche in alternativa ai seguaci di Cairoli, nel 1878 creò un proprio circolo politico, l'Associazione repubblicana di Pavia. Strinse relazioni con il cremonese A. Ghisleri, il lecchese E. Pozzi e il bresciano Rosa, e con loro ricostituì la Consociazione repubblicana lombarda su nuove basi rispetto a quella disciolta dopo villa Ruffi. Al congresso milanese del 9 marzo 1879, che segnò una tappa importante verso la creazione del partito repubblicano, il M. ebbe, in contrasto con Brusco Onnis, una parte di primo piano. Nonostante condividesse con Ghisleri, Rosa e Pozzi l'impostazione cattaneana, convenne con loro sull'inopportunità di acquisire nel programma l'istanza federalista, che avrebbe prodotto insanabili fratture nel campo repubblicano, ma non esitò a presentare un ordine del giorno, approvato con una stretta maggioranza, che dichiarava definitivamente chiuso il tempo della cospirazione e dell'astensionismo. Eletto nel comitato centrale della Consociazione, animò la sezione pavese della Lega della democrazia di A. Mario e Cavallotti e fu attivissimo nell'organizzazione dei comizi per il suffragio universale, che si svolsero nelle città lombarde tra il 1879 e il 1882. Nel dicembre 1879 fondò la Confederazione delle società popolari di Pavia, che divenne il centro della fitta rete di associazioni economiche, politiche e ricreative della Sinistra democratica e repubblicana, compresa, dopo qualche anno, la componente dei mazziniani "puri".
Ospitata in un edificio denominato Casa del popolo, la Confederazione organizzò, spesso di concerto con il Circolo radicale universitario, iniziative culturali e politiche di spiccato segno politico antigovernativo, privilegiando i temi dell'anticlericalismo e dell'anticolonialismo e facendosi custode, attraverso celebrazioni, commemorazioni e riti civili, dell'identità repubblicana. Nel 1882 l'organismo confederale si costituì in Comitato elettorale operaio e, d'accordo con la sezione pavese della Lega della democrazia e con la Società democratica e dei reduci delle patrie battaglie, contribuì per molti anni, grazie anche al sostegno del giornale La Provincia pavese (tra i fondatori del quale era anche il M.), al successo delle liste popolari tanto nelle elezioni amministrative (dal 1884 al 1893 si susseguirono giunte di coalizione tra liberali progressisti e repubblicani) quanto nelle elezioni politiche (Cairoli fu sempre confermato nel collegio di Pavia, come pure Cavallotti in quello di Corteolona, tranne nel 1882).
Spinto da un entusiasmo e da un'energia che parevano inesauribili, il M. rivitalizzò istituzioni languenti, come la Scuola Mazzini, la Società cooperativa di consumo, la biblioteca circolante, alla quale fu collegato un circolo di lettura; con l'appoggio della fiorente Banca operaia di mutuo credito da lui diretta, diede avvio a esperimenti economicamente innovativi e socialmente utili che ebbero durata varia, come la Società edificatrice delle case popolari (1884), la Società cooperativa per produrre macchinari da maglieria (1884), la Società per la gestione di una cucina economica, sostenuta da sovvenzioni private e da un sussidio comunale (1887). Il nome del M. ricorre inoltre tra i soci di istituzioni quali la Società pavese di cremazione (1881), la Società ginnastica pavese, il Ricreatorio laico (1887), che si muovevano in piena sintonia con la loggia massonica "Giuseppe Pedotti", il cui maestro venerabile era il fratello del M., Giuseppe; alla loggia tuttavia il M. non risultava affiliato, probabilmente perché alieno da ogni tipo di pratiche iniziatiche, ma la apprezzava in quanto espressione di una cultura laica di impronta romagnosiana e cattaneana, fortemente impegnata in campo sociale.
Come consigliere comunale e, talvolta, in veste di assessore, il M. fu tra i promotori di quel clima di attivismo municipale che negli anni Ottanta consentì di modernizzare la fisionomia della città. Il suo apporto, apprezzato anche dagli avversari politici, risultò determinante nel mantenere a Pavia, almeno fino ai primi anni Novanta, un'impronta politica democratica, e anzi peculiarmente repubblicana, come dovette riconoscere anche il giornale dei moderati (Il Corriere ticinese, 17 luglio 1887). Nell'ultimo periodo di vita il M. aggiunse ai tanti incarichi ricoperti anche la presidenza del consiglio di amministrazione dell'ospedale S. Matteo, dove riuscì a introdurre non poche migliorie nella gestione del personale medico e infermieristico.
Nonostante fosse stato colpito da una grave malattia, e già minato nel fisico, il 10 marzo 1890, anniversario della morte di Mazzini, non mancò all'inaugurazione in Pavia del congresso nazionale della Federazione democratica degli studenti universitari e partecipò a un affollato comizio con G. Bovio e A. Fratti.
Il M. morì a Pavia il 10 nov. 1890.
Tre anni dopo, il nome del M. fu associato a quello di Mazzini in una lapide (Pavia a Mazzini e Mantovani, in La Provincia pavese, 10 marzo 1893).
Fonti e Bibl.: Pavia, Arch. stor. civico, Arch. del Risorgimento, cart. VI, b. 52 (contiene lettere alla famiglia durante la detenzione a Spoleto e a Perugia; altre dei mesi trascorsi a Roma alla Camera dei deputati e i carteggi con varie personalità dell'ambiente democratico e repubblicano, la più parte autografe, alcune trascritte); Ibid., Arch. dell'Università, Facoltà di giurisprudenza, bb. 90, 94, 97; Pisa, Arch. della Domus Mazziniana, Fondo Brusco Onnis, Corrispondenti, ad nomen; Fondo Ghisleri, Corrispondenti, ad nomen. Notizie biografiche si traggono dai necrologi e dalle commemorazioni in La Provincia pavese, 12, 14, 16, 23 novembre, 11 dic. 1890, 10 marzo 1893. Le collezioni dei giornali ai quali il M. collaborò sono conservate (alcune lacunose) nella Biblioteca universitaria di Pavia. Resoconti dei suoi interventi e riferimenti agli incarichi ricoperti si trovano in Congresso regionale delle associazioni popolari lombarde… 1872, Pavia 1872; Resoconto della Adunanza dei comitati circondariali e altri cittadini aderenti alla Lega, ibid. 1874, passim; Resoconto del Convegno regionale…, Milano… 1879, in Suppl. straordinario della Rivista repubblicana del 17 marzo 1879, pp. 1 s.
Profili biografici in: M. Razzini, C. M., in Arch. trimestrale, 1975, n. 3, pp. 272 s.; M. Tesoro, I repubblicani cattaneani lombardi tra Otto e Novecento, in Mazzini e la Lombardia. Atti del Convegno regionale… 1997, Pavia 1998, pp. 143-145. Riferimenti al M. in: C. Montini, Evocazioni patriottiche. Pagine di storia pavese, Pavia 1912, pp. 61 s., 97, 148; G. Manacorda, Il movimento operaio italiano, Roma 1973, p. 278; L. Faenza, La retata. Tra Repubblica e anarchia. Il convegno di villa Ruffi, 2 ag. 1874, Rimini 1974, pp. 83, 97, 104; B. Di Porto - L. Cecchini, Storia del patto di fratellanza. Movimento operaio e democrazia, prefaz. di G. Spadolini, Roma s.d. [ma 1982], pp. 131, 165, 171-174; S. Zatti, Arte figurativa risorgimentale: committenza pubblica e privata a Pavia, in Risorgimento pavese: saggi, documenti, immagini, Pavia 1982, p. 54; A. Berselli, Gli arresti di villa Ruffi (2 ag. 1874), in Il Parlamento italiano, III, L'età della Destra. 1870-1874, Roma 1989, p. 20; G. Brusa, L'industria pavese. Storia, economia, impatto ambientale, in Annali di storia pavese, 2000, n. 28, p. 340; M. Tesoro, La vita politica a Pavia e la "guerra del crematorio". 1870-1900, in Pietà pei defunti. Storia della cremazione a Pavia tra Otto e Novecento, a cura di G. De Martini - S. Negruzzo, Pavia 2000, pp. 147, 149-154, 156-159, 161, 164 s., 173, 176; Id., Politica e amministrazione nell'età liberale, in Storia di Pavia, V, L'Età moderna e contemporanea, Pavia 2000, pp. 94-96, 98, 100, 102; Id., Pavia liberale. 1859-1922, in Pavia e il suo territorio, a cura di G. Rumi - G. Mezzanotte - A. Cova, Milano 2000, p. 70.