NIGRA, Costantino
Diplomatico e filologo, nato a Villa Castelnuovo (Aosta) l'11 giugno 1828, morto a Rapallo il 1° luglio 1907. Frequentava i corsi di giurisprudenza all'università di Torino, quando, scoppiata la prima guerra dell'indipendenza, s'iscrisse volontario nella compagnia dei bersaglieri studenti, e combatté sotto Peschiera, a Santa Lucia, a Colmasino, infine a Rivoli, dove fu ferito a un braccio. Tornò agli studî e, dopo essersi laureato, entrò nel 1851 al servizio del Ministero degli esteri. In quello stesso anno il d'Azeglio, che reggeva quel dicastero, lo scelse come suo segretario per il disbrigo della corrispondenza diplomatica; e quando, nel novembre del 1852, a lui succedette Cavour nella presidenza del consiglio, additò il N. al grande statista, che ebbe subito occasione di apprezzare le qualità del futuro diplomatico, il quale seppe acquistarsi subito tutta la sua fiducia. Durante il Congresso di Parigi (1856), il Cavour tenne con sé il N. come capo di gabinetto. E l'abile e intelligente funzionario seppe accattivarsi fin d'allora preziose simpatie a corte, divenendo fidato intermediario tra Parigi e Torino. Due anni dopo il Cavour lo volle pure compagno al convegno di Plombières, e il N. ebbe parte attiva in quei negoziati. Rimasto a Parigi, fu prezioso e sicuro tramite tra Napoleone III e Vittorio Emanuele II. Il N. tornò a Torino nel 1859, assistendo al dolore del Cavour in seguito alle vicende di Villafranca, e nel 1860 ebbe affidata la reggenza della legazione di Parigi, dove agevolò le difficili trattative per le annessioni. A Parigi rimase fino al 1876, come ministro plenipotenziario, poi come ambasciatore, salvo una breve interruzione, quando, sospese momentaneamente le relazioni fra Torino e Parigi, nel gennaio del 1861 il Cavour lo inviò a Napoli per assistere come ministro di stato il principe di Carignano, andato colà ad assumerne la luogotenenza (e non fu così felice amministratore come era stato abile diplomatico). Fermatosi a Parigi, continuò a rendervi utilissimi servigi all'Italia. La sua personale amicizia con Napoleone III non gli fece velo, e, conscio della situazione interna ed esterna francese e dei reali interessi italiani, sconsigliò la pericolosa alleanza che molti vagheggiavano nel 1870. Fu lui insieme con Riccardo di Metternich a salvare l'imperatrice Eugenia, quando lasciò Parigi per l'esilio (4 settembre 1870), e ad accompagnare il giorno dopo in carrozza scoperta la principessa Clotilde che partiva per l'Italia. Caduta la destra, e assunta il Depretis la presidenza del consiglio dei ministri, il N.Fu trasferito a Pietroburgo e, sei anni dopo, a Londra, infine a Vienna, sede, per la recente conclusione della Triplice Alleanza, importantissima. E qui rese, con il suo tatto e la sua esperienza, nuovi e preziosi servigi. Conte dal 1882, senatore dal 1890, fu nominato poi cavaliere della SS. Annunziata.
Il N. seppe tornire versi con classico garbo (v. la silloge Poesie originali e tradotte a cura di A. d'Ancona, Firenze 1914; notevole La rassegna di Novara, 1861, una specie di leggenda epica in 234 sciolti). Fu editore, commentatore e traduttore, sulle orme del Foscolo, della catulliana Chioma di Berenice (Milano 1891) e degli Inni su Diana e sui lavacri di Pallade di Callimaco (Torino 1892). Ma fu soprattutto filologo e linguista. I Canti popolari del Piemonte (Torino 1888) - i cui primi saggi cominciarono ad apparire nel 1854 - sono la prima grande raccolta italiana di canzoni epico-liriche e a tutt'oggi il lavoro più notevole sulla poesia popolare neolatina (v. canto: Canto popolare). Pubblicò anche, in collaborazione, testi di poesia sacra popolareggiante (Rappresentazioni pop. in Piemonte, Torino 1894-96). L'idea del "sostrato", da lui applicata ai canti epico-lirici, ch'egli disse proprî delle popolazioni romanze aventi un sostrato celtico, è svolgimento (anteriore agli sviluppi linguistici ascoliani, ma probabilmente già sotto l'influenza dell'Ascoli: cfr. Arch. glottol., XXII-XXIII, pp. xlv-vi) di un'idea del Cattaneo (cfr. Arch. glottol., XIX, pp. 137-38, 141). Verosimilmente connessi con quest'ipotesi e contemporanei a quelli dell'Ascoli, sono anche i suoi studî celtici: le Glossae hibernicae veteres codich taurinensis (Parigi 1869), le Reliquie celtiche, I, Il ms. irlandese di S. Gallo (Torino 1872), articoli nella Revue Celtique (voll.1-2). Come romanologo pubblicò inoltre la Fonetica del dialetto di Val-Soana (Arch. glott., III, 1878, pp. 1-52, con un'app., pp. 53-60, su Il gergo dei Valsoanini), Il dialetto di Viverone (Miscellanea Ascoli, 1901, pp. 247-62), numerosi contributi etimologici e lessicali nell'Arch. glottol. (XIV-XV), nella Romania (XI, XVIII, XXVI, XXXI, XXXIV), nella Zeitschrift für roman. Philol. (1903, 1904), negli Studi Romanzi (1905), nella Festgabe Mussafia, nel vol. Eporediensia (Pinerolo 1900).
Bibl.: Carteggi inediti di C. N., a cura di C. M. De Vecchi di Val Cismon, A. Colombo, L. Collino, W. Maturi, E. Passamonti, L. Madaro, Torino 1930; Cenni biografici, per A. B., Ivrea 1873; L. Bonin-Longare, Ricordi di Vienna nei primi anni della Triplice Alleanza, in Nuova Antologia, CCCLXX, pp. 21-39; A. d'Ancona, C. N. poeta, in Il Marzocco, 14 luglio 1907; G. Paris, Journal des Savants, 1889, pp. 526-45, 611-21, 666-75 (sui Canti pop. del Piemonte); P. Rajna, C. N. uomo di studio e di scienza, in Il Marzocco cit. Preziosi per l'azione diplomatica del N. il Carteggio Cavour-N., 1858-1861, voll. 4, Bologna 1926-1929. v. anche C. M. De Vecchi di Val Cismon, Lo scioglimento della "Pro patria" di Trento nel carteggio Crispi-N., in Rassegna storica del Risorgimento, XXI (1934), fasc. 1°.