Nigra, Costantino
Diplomatico e filologo (Villa Castelnuovo, Torino, 1828 - Rapallo 1907). Studente di giurisprudenza a Torino, quando scoppiò la prima guerra di indipendenza si arruolò come volontario nella compagnia dei bersaglieri studenti e combatté a Peschiera, a Santa Lucia, a Colmasino, infine a Rivoli, dove fu ferito a un braccio. Tornato agli studi, dopo la laurea conseguita nel 1851 entrò al servizio del ministero degli Esteri e divenne in breve tempo segretario del presidente del Consiglio Massimo d’Azeglio. Apprezzato anche da Cavour, fu da quest’ultimo nominato capo di gabinetto al Congresso di Parigi nel 1856. Ben inserito nella società francese e ben accolto a corte, Nigra divenne in seguito fidato intermediario tra Napoleone III e lo stesso Cavour prendendo parte attiva ai negoziati che portarono nel 1858 agli accordi di Plombières. Nel 1860 gli venne affidata la reggenza della legazione di Parigi e condusse le trattative per la cessione di Nizza e della Savoia. L’anno successivo fu richiamato in patria da Cavour che lo inviò ad assistere come ministro di Stato il principe di Carignano, recatosi a Napoli per assumerne la luogotenenza. Tornato come ambasciatore a Parigi, quando nel 1870 scoppiò la guerra franco-prussiana, nonostante le sue simpatie per Napoleone III, sconsigliò l’alleanza con la Francia. Caduta la Destra, e assunta da Depretis la presidenza del Consiglio dei ministri, Nigra passò a dirigere la legazione a Pietroburgo; nel 1882 fu trasferito a Londra e più tardi a Vienna, dove tenne una linea di leale adempimento della Triplice alleanza. Sollecitato due volte, nel 1885 e nel 1887, ad assumere la carica di ministro degli Esteri, oppose un deciso rifiuto. Pur continuando a svolgere il suo servizio di diplomatico, si dedicò agli studi eruditi. Fu editore, commentatore e traduttore della catulliana Chioma di Berenice (1891) e degli Inni su Diana e sui lavacri di Pallade di Callimaco (1892); scrisse poesie (Idilli, 1893), ma fu soprattutto filologo e linguista. I Canti popolari del Piemonte (1888) alla cui stesura dedicò molti anni della sua vita, ricercando e raccogliendo antiche canzoni di cultura popolare, rappresentano un importante contributo agli studi etnologici e filologici.