COSTANTINO X, Ducas, imperatore d'oriente
Salì al trono all'abdicazione di Isacco Comneno (1059) e per designazione dello stesso Isacco. Era già stato suo ministro e come tale aveva dato prova di essere un buon finanziere. Ma il suo governo fu un vero disastro per l'Impero. Esponente della burocrazia, in lotta con l'elemento militare, di proposito deliberato egli non solo rimosse dal loro grado molti capi dell'esercito, ma diminuì anche notevolmente gli effettivi delle milizie territoriali, specialmente in Asia, appunto perché su di esse si basava la forza dell'aristocrazia feudale, sempre in contrasto con la corona; così facendo finì col disorganizzare completamente l'esercito nel momento del maggior bisogno. Le conseguenze furono disastrose: nell'Asia fu perduta l'Armenia con l'importante città di Ani, che cadde in potere dei Selgiūqidi, e fu saccheggiata la Mesopotamia; nella Balcania gli Ungari s'impadronirono di Belgrado e numerose orde di Uzi, superato il Danubio, si spinsero nella Macedonia fino a Salonicco devastando e predando; nell'Italia Meridionale, dopo alcuni effimeri successi, i Bizantini perdettero Reggio Calabria, Taranto, Matera e Otranto. A queste sconfitte C. assistette con un'inalterata indifferenza, quasi che esse non riguardassero l'Impero. La sua azione in questo campo si limitò quasi esclusivamente a trattare coi nemici per indurli col denaro a desistere dai loro attacchi, o coi vicini per concludere alleanze contro i comuni nemici; ma non portò mai a un risultato concreto. Morendo lasciò il potere alla moglie Eudossia Macrenbolitissa che egli aveva sposata in seconde nozze e che gli aveva dato sei figlioli.