COSTANTINO
Non conosciamo nulla circa la data e il luogo di nascita di questo vescovo succeduto nella sede di Arezzo ad Arnaldo, che viene ricordato per l'ultima volta dalle fonti a noi note nel marzo del 1060. C. dovette essere stato consacrato intorno all'ottobre del 1061, secondo quanto si può desumere da un documento dell'11 nov. 1078, nel quale si afferma che il suo governo durava, allora, da sedici anni e undici mesi. Tale conclusione è confermata da un documento del giugno del 1082, in cui si parla di ventun anni di governo episcopale di C., consentendo di precisare meglio i dati forniti dallo Schwartz (p. 201) e dallo Hoffmeister (p. 1479).
Dal punto di vista dell'indirizzo religioso-pastorale, C. fu senza dubbio vicino a quel gruppi di laici e di ecclesiastici che, mirando ad una riforma morale della Chiesa, si erano riuniti intorno al papa Alessandro II (1061-1073). Non fu certamente un caso se egli, il 20 sett. 1064, a Caplona (Arezzo), intervenne, insieme con il card. Stefano di S. Crisogono, un noto esponente del movimento riformista, in favore dei canonici della Chiesa di Arezzo; così come non deve stupire che già poco tempo dopo l'inizio del suo governo pastorale, abbia concesso all'arcidiacono Giocondo, preposito dei canonici del duomo di Arezzo, la metà della chiesa parrocchiale di S. Maria in Gradi, sita immediatamente fuori delle mura della città. C. fu in buoni rapporti con Alessandro II, che gli inviò - probabilmente fra il 1066 e il 1067 - una lettera sul problema dei matrimoni fra consanguinei, e decise, con una sentenza favorevole alla Chiesa di Arezzo, l'annosa vertenza che aveva visto quest'ultima contrapposta alla sede episcopale di Siena per la giurisdizione su sedici parrocchie (6 giugno 1070).
In buoni rapporti fu, almeno inizialmente, anche con il nuovo papa Gregorio VII: C. è infatti ricordato tra i vescovi toscani, che da quel pontefice il 10 nov. 1076 ricevettero l'incarico di imporre al vescovo di Siena Rodolfo un periodo di penitenza a causa dei contatti che aveva continuato a mantenere con lo scomunicato Enrico IV. Già nel 1081, però, se non addirittura prima, anche C. passò dalla parte del sovrano tedesco; e, quando questi nel sinodo di Bressanone fece dichiarare deposto Gregorio VII ed eleggere al soglio di S. Pietro l'arcivescovo di Ravenna Guiberto, fu proprio C., coadiuvato dal vescovo di Modena, a consacrare l'antipapa col nome di Clemente III, il 24 marzo 1084. Sono da considerarsi connessi con questo cambiamento di campo sia il fatto che, da allora in poi, i documenti privati aretini venivano normalmente datati secondo gli anni di regno di Enrico IV; sia il fatto che quest'ultimo aveva, per parte sua, confermato ai canonici di Arezzo, il 10 luglio 1081, i loro privilegi. In un secondo tempo, tuttavia, dovevano essere sorti contrasti - ne ignoriamo le cause - tra il vescovo di Arezzo ed il sovrano tedesco, il quale, adirato, fece abbattere le mura intorno alla cattedrale, S. Donato.
Da ultimo, comunque, C. riuscì a tornare nelle grazie del sovrano, come possiamo desumere da un diploma che quest'ultimo rilasciò il 23 maggio 1084. Dai dati forniti dalle fonti risulta dunque che C. fu trascinato nel conflitto politico- religioso che travagliò il suo tempo; data la laconicità dei documenti noti, non ci è tuttavia possibile individuare con precisione la parte da lui avuta in quelle vicende. La sua partecipazione alla lotta per le investiture deve con ogni probabilità essere stata determinata dal fatto che egli, oltre che vescovo di Arezzo, era anche conte di quella città. Le testimonianze relative al suo governo comitale vanno dal 1064 sino al 16 maggio 1095; sono molto indicative, del resto, anche espressioni come "in presentia Constantini sancte Aretine Sedis episcopi et comitis istius comitatus Aritii", che compaiono nei documenti coevi. La posizione, per certi versi ambigua, da lui assunta nei confronti del Papato e dell'Impero, può forse spiegarsi col fatto che, per lui, riforma morale ed ecclesiastica e consolidamento del potere politico del vescovo-conte sulla città andavano di pari passo, così come la sede del conte, il "palatium", si trovava nelle immediate vicinanze dell'"episcopium Sancti Donati". La sua simpatia per il movimento di riforma è testimoniata dall'appoggio dato ai canonici della cattedrale - che al tempo di Alessandro II erano stati il centro propulsore di quel movimento - nel corso di tutto il suo governo episcopale, a partire dall'11 nov. 1078, quando aveva loro affidato la "custodia" di S. Donato.
I rapporti tra C. e il precedente custode della cattedrale, Rainaldo ("Raginaldus"), erano divenuti decisamente tesi nell'agosto del 1077, quando l'arcidiacono Giocondo si era lamentato perché Rainaldo non metteva a disposizione dei canonici nemmeno le candele necessarie per gli uffici sacri della mattina. Nel febbraio dell'anno successivo C. rinfacciò a Rainaldo la trascuratezza nella sorveglianza della cattedrale, e lo esonerò dal servizio, che da allora in poi fu trasferito ai canonici. Evidentemente in quel momento più di una cosa doveva trovarsi in uno stato deprecabile, perché i compiti che i canonici si assumevano subentrando a Rainaldo, furono accuratamente precisati nel documento, con cui veniva loro affidata la "custodia" della cattedrale. Sottoscrissero il documento sia il vescovo C., sia Rainaldo e il figlio di questo, il chierico Bernardo, sia l'arcidiacono Giocondo il quale, come preposito dei canonici, era il principale beneficiario di tali cambiamenti (riproduzione delle firme autografe in Pasqui, n. 225, pp. 314 s.). Solo il 2 maggio 1082, però, Rainaldo e Berardo rinunziarono definitivamente a tutte le loro pretese nei confronti della "canonica", venendo indennizzati con una somma di danaro.
Oltre ai canonici della cattedrale, cui nel giugno del 1082 donò la terza parte del castello di Ciciano, C. favorì anche il monastero delle SS. Flora e Lucilla, al quale concesse, nel 1077, una decima spettante all'"episcopium", nel giugno del 1082, la sesta parte del castello di Ciciano, e, nel febbraio del 1086, la metà di S. Vincenzo presso Cortona, di cui era appena entrato in possesso. Si ricordano qui anche le donazioni in favore di S. Maria di Prataglia e dell'eremo di Camaldoli, ai quali C. aveva confermato i possedimenti fin dai primi anni del suo governo (nel 1064, per l'eremo; nel luglio del 1065, per S. Maria di Prataglia).
C. dovette raggiungere un'età veneranda: l'ultima notizia, che lo presenti vivo e attivo, è infatti del 16 maggio 1095. Gli successe un Sigifredo, che viene ricordato per la prima volta dalle fonti a noi note nell'agosto del 1099 (Pasqui, I, n. 291, p. 398).
II ricordo di C. era ancor vivo nel 1116, se in quell'anno l'arcidiacono Ponzo fece una donazione in favore dell'eremo di Camaldoli "pro redemptione anime sue et Constantini episcopi et Iocundi prepositi" (G. B. Mittarelli, Annales Camaldulenses Ordini Sancti Benedicti..., III, Venetiis 1758, p. 171; Pasqui, I, p. 412).
Fonti e Bibl.: Bernoldi Chronicon, a cura di G. H. Pertz, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, VII, Hannoverae 1844, pp. 436 n. 46, 440; Hugonis... Flaviniacensis Chronicon, a cura di W. Wattenbach, ibid., VIII, ibid. 1848, pp. 459 s.; Liber canonum contra Henricum IV, a cura di F. Thaner, ibid., Libelli de lite, I, ibid. 1891, p. 515; Das Register Gregors VII., a cura di E. Caspar, in Mon. Germ. Hist., Epistolae selectae, II, 1, Berlin 1920, p. 306, n. 8; Series episcoporum Aretinorum, a cura di A. Hofineister, ibid., Scriptores, XXX, 2, Lipsiae 1934, p. 1440; Historia rustodum Aretinorum, a cura di A. Hofmeister, ibid., pp. 1479 s.; Diplomata regum et imper. Germaniae, ibid., VI, 2, a cura di D. von Gladiss, Weimar 1959, nn. 235, 360, pp. 379 s., 479 s.; Ph. Jaffé, Bibl. rerum Germanicarum, V, Berolini 1869, p. 141; U. Pasqui, Documenti per la storia della città di Arezzo nel Medio Evo, I, Firenze 1899, nn. 189, 192 ss., 196, 202, 213, 225 s., 228, 241, 249 ss., 258, 265, 284, 291, pp. 269, 272-276, 278 s., 289 s., 302, 314 ss., 318, 334, 344-348, 357, 365, 389 s., 398; IV, Arezzo 1904, p. 279; P. F. Kehr, Italia pontificia..., III, Berolini 1908, pp. 151 nn. 26, 27, 158 n. 4; F. Ughelli, Italia sacra ..., I, Romae 1644, coll. 465 s.; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia..., XVIII, Venezia 1864, pp. 103 s.; G. Meyer von Knonau, Jahrbücher des Deutschen Reiches unter Heinrich IV. und Heinrich V., III, Leipzig 1900, pp. 567 s.; G. Schwartz, Die Besetzung der Bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen Kaisern mit den Listen der Bischöfe 951-1122, Leipzig-Berlin 1913, pp. 201 s.; G. Tabacco, Canoniche aretine, in La vita comune del clero nei secc. XI e XII. Atti della settimana di studio, Mendola, settembre 1959, Milano 1962, p. 248; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., III, coll. 1665 s.