BAGLIONI, Costanza
Nata probabilmente a Bologna nella prima metà del sec. XVIII, appartiene alla famosa famiglia bolognese (di origine romana) i cui componenti, dal capostipite Francesco detto Carnace, furono tutti cantanti o musicisti. Delle cinque sorelle Baglioni: Giovanna, Clementina, Rosina, Vincenza e, appunto, Costanza, che si distinsero in vari teatri italiani e stranieri come eccellenti interpreti di opere comiche, solo la B. raggiunse fama di vera artista oltre che di virtuosa.
Nel carnevale 1762 la B. cantò al S. Moisè di Venezia ne Il marchese villano di B. Galuppi e nell'autunno 1764 interpretò al Teatro Ducale di Milano Amore in musica di A. Boroni. Confermata per la stagione estiva del 1765 allo stesso teatro, vi cantò Li rivali placati di P. Guglielmi. Il Burney, che ebbe occasione di ascoltarla una prima volta nell'estate 1770 al Teatro Ducale di Milano ne La lavandara astuta, un pasticcio con arie di N. Piccinni, ne ha lasciato un giudizio quanto mai favorevole, mettendo in rilievo la bellezza del timbro vocale e il gusto espressivo nell'interpretazione sia di opere comiche sia di arie isolate. Tale giudizio fu poi da lui ribadito dopo l'audizione de La pescatrice ovvero L'erede riconosciuta del Piccinni, rappresentata nel settembre a Firenze nel Teatro di Via S. Maria, in cui la B. riscosse un plauso unanime per la perfetta limpidezza del trillo e la preziosità delle sfumature espressive nell'interpretazione di alcune canzoni. Ancora ne Le donne vendicate del Piccinni si rivelò splendida interprete di arie e recitativi. Nell'autunno 1770 e nella successiva stagione di carnevale 1771 la B. tornò al Teatro S. Moisè di Venezia, dove fu interprete de L'amante che spende del Guglielmi, Le orfane svizzere del Boroni, La locanda di G. Gazzaniga e Le contadine furlane del Boroni. La sua voce limpida e sicura quanto potente ed estesa - passava con estrema disinvoltura dal si bemolle sotto le righe al "re" (o re della quinta ottava) - riusciva a valorizzare opere di scarso valore come Ilbarone di Rocca Antica di A. Salieri, che, rappresentata il 1° sett. 1772 al Teatro della Corte cesarea di Vienna con esito meno che mediocre, riusci a salvarsi solo per la sua brillante interpretazione. Dalle testimonianze dei contemporanei e dai pochi documenti autentici si può ricostruire brevemente una parte della sua carriera che fu piuttosto lunga e brillante. Dopo aver cantato a Vienna (1768, 1772), la B. si recò nel 1778 a Parigi, in qualità di comprimaria, con la compagnia di cantanti buffi, la cui direzione era stata data al Piccinni, chiamata dal direttore dell'Académie royale de musique, A. p. J. Devismes du Valgay.
La compagnia debuttò al Teatro dell'Académie il 9giugno 1778 con Le due contesse di G. Paisiello, ma il successo fu scarso. Ugual sorte toccò a Le finte gemelle del Piccinni (11 giugno) e a Il curioso indiscreto di p. Anfossi (13 agosto). La Frascatana del Paisiello (10 settembre) e La buona figliola del Piccinni (7 dicembre), invece, furono, insieme con L'idolo cinese di Paisieilo e Piccinni (10 giugno 1779), molto applaudite. La compagnia rappresentò ancora altre opere con esito discreto: La finta giardiniera (12 nov. 1778) e Il geloso in cimento (18 genn. 1779)di p. Anfossi, La buona figliola maritata (15 apr. 1779) e Il vago disprezzato del Piccinni (16 maggio), L'amore soldato di A. Sacchini (8 luglio), Il cavaliere errante di T. Traetta (4 agosto) e, l'ultima eseguita, Il matrimonio per inganno dell'Anfossi (3 sett. 1779).
La B. tornò poi in Italia sempre in compagnia comica; nel 1780 cantò al Teatro Ducale di Parma durante gli spettacoli del carnevale, interprete di due melodrammi giocosi, L'albergatrice vivace di L. Caruso e Il castellano deluso di G. Rust. Dopo questa data non ci restano altre testimonianze sicure delle sue interpretazioni in altri teatri italiani, ma preziosissimo rimane il giudizio lasciatoci dal Burney che si espresse in termini elogiativi più significativi di qualsiasi dato cronologico. La B. esercitò sul teorico inglese, che ebbe occasione di vederla nel fiore degli anni e della sua attività artistica, un fascino notevole sia per la bella figura sia per le innegabili doti d'artista. "Ottimo trillo, portamento mirabile, toni pieni e rotondi": questi i pregi più evidenti della sua tecnica, a cui si aggiungevano intelligenti capacità interpretative. E dobbiamo dar credito al Burney se giunse al punto di sostenere che "poche note lente e tenute, in lei erano più gradevoli all'ascolto di tutta un'aria elaborata da un'altra". Non abbiamo notizie certe sulla data della sua morte che presumibilmente può collocarsi intorno agli inizi del sec. XIX.
Bibl.: F. H. J. Castil-Blaze, L'Académie impériale de Musique de 1645 à 1855, Paris 1855, I, p. 379; II, p. 429; Id., Théatres lyriques de Paris. L'Opéra italien de 1548 à 1856, Paris 1856, pp. 239 s., 464; P. E. Ferrari, Spettacoli drammatico-musicali e coreografici in Parma dall'anno 1628 all'anno 1883, Parma 1884, p. 40; A. Paglicci-Brozzi, Il Regio Ducal Teatro di Milano nel secolo XVIII - Notizie aneddotiche 1701-1776, Milano s. d. [ma 1893-1894], p. 126; T. Wiel, I teatri musicali veneziani del Settecento, Venezia 1897, pp. 233, 281 s., 285, nn. 650, 758, 759, 767, 768; Ch. Burney, An Eighteenth-Century musical Tour in France and Italy..., a cura di Percy A. Scholes, London-New York-Toronto 1959, I, pp. 70, 173, 176; II, ... in Central Europe and the Netherlands,pp. 84 s.; E. L. Gerber, Historischbiographisches Lexikon der Tonkünstler, I, Leipzig 1790, coll. 98 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musìcisti, I, p. 96; Encicl. d. Spettacolo, I, col. 1250.