Vedi COSTANZA dell'anno: 1959 - 1973
COSTANZA
Museo archeologico. - Città della Romania, porto moderno sul Mar Nero, sorge sul sito dell'antica Tomis (v. vol. vii, pp. 916-917). Le numerose scoperte, generalmente fortuite o risultate da scavi di emergenza, del suo ricco sottosuolo archeologico, nonché numerosi pezzi provenienti da altre città pontiche o da diversi punti della Dobrugia sono raccolti nel Museo Archeologico che si può considerare uno dei più importanti della Romania per quanto riguarda l'epoca romana.
Fondato nel 1879, senza una sede costante ed idonea, il museo attuale è stato montato con principî moderni in un vasto edificio in occasione del bimillenario di Ovidio, celebratosi nel 1957 nella città del suo esilio.
Vi sono raccolti resti fossili e manufatti del Paleolitico medio e tardo, ceramica e utensili delle culture neolitiche di Hamangia e Gumelnitza, un'interessantissima statua-menhir e ricchi depositi di asce e falci dell'Età del Bronzo, resti della prima e seconda Età del Ferro (degno di nota il calderone scitico di Castelu). Ma la precipua ricchezza del museo è costituita dal materiale scultoreo e architettonico di epoca romana, che ci permette di cogliere in tutta la sua varietà e ricchezza la vita artistica e culturale della metropoli del Ponto.
Scarsi infatti i pezzi scultorei e architettonici di epoca ellenistica, generalmente di piccole proporzioni e provenienti da Histria (v.) e Callatis (v.); scarsissimo il materiale databile, all'incirca in epoca ovidiana. La ricchezza della documentazione comincia con il II sec. d. C., sia per quanto riguarda l'arte colta e ufficiale - immagini di culto, ritratti e statue iconiche, ricche e grandiose membrature architettoniche, iscrizioni pubbliche e private - sia per l'arte popolare e provinciale, quali le serie di tavolette votive dedicate a Dioniso, al Cavaliere Trace, a Mithra ecc., o le stele funerarie, a volte di imponenti proporzioni, provenienti da Tropaeum Traiani (v. vol. vii, p. 1022), Ulmetum (v. vol. vii, p. 1051), Capidava (v. vol. ii, p. 321).
La recente scoperta a C. di un deposito di 24 sculture votive, quanto mai disparate qualitativamente, ha arricchito il museo con materiale corrente, ma anche con sculture di notevole importanza quali l'immagine di una dea diademata e velata, accompagnata da un Tritone barbato e con corona muralis probabilmente la Tyche di Tomis - quella col dio oracolare Glykon (v.), un'edicola con la doppia Nemesi di tipo arcaizzante.
Tra il materiale funerario, oltre alle grandi stele già citate, ricordiamo importanti frammenti e un esemplare marmoreo in perfetto stato di conservazione di quei grandi sarcofagi di tipo microasiatico, con arca semplice e coperchio a due spioventi con pesanti acroteri riccamente ornati che costituiscono l'unico tipo di sarcofago della Scizia Minore, sia importato, sia di produzione locale (cfr. S. Ferri, Arte romana sul Danubio, Milano 1933, figg. 593-594).
Completano le sale di esposizione numerosi prodotti delle arti minori quali anfore - dall'anfora greca arcaica a quella tardoromana -; vasi ellenistici, romani o tardo-romani provenienti dalle varie necropoli tomitane; statuette fittili; oreficerie e oggetti di ornamento dei più diversi materiali, dal Neolitico al III sec. d. C.; vetri; monete greche, romane e bizantine; un gruppo di elmi a maschera di bronzo de I tipo diffuso nei castra del Danubio o pezzi meno correnti come un orologio solare sostenuto da protome bovina.
L'epoca paleocristiana è testimoniata quasi esclusivamente da una serie di bei capitelli marmorei provenienti dalle grandi basiliche tomitane e da iscrizioni.