COSTANZO, Camillo, beato
Nato nel novembre 1571 a Bovalino (Reggio Calabria), da Tommaso e da Violante Montana, originari di Cosenza, studiò per due anni diritto civile a Napoli; quindi, dopo aver fatto per qualche tempo il soldato, entrò nella Compagnia di Gesù a Napoli l'8 sett. 1591. Il 9 apr. 1603 partì da Lisbona diretto in Cina; ma non avendo ottenuto dalle autorità portoghesi il permesso di trattenersi a Macao, ne ripartì il 22 luglio 1605 alla volta di Nagasaki, dove giunse il 18 ag. 1605. Rimase in Giappone per nove anni: prima a Kokura nel Buzen (Kyūshū), quindi, dal 1608, a Sakai, vicino Osaka, avendo in programma di recarsi nell'Hokkaido ad evangelizzare gli Ainu, finché, a seguito dell'editto di Ieyasu del 27 genn. 1614, che ordinava l'espulsione dal Giappone di tutti i missionari, fu costretto nel novembre dello stesso anno a fare ritorno a Macao. Qui si dedicò allo studio, approfondendo le sue conoscenze sul buddhismo e scrivendo opere in cui ne confutava la dottrina. Benché richiesto per le missioni di Cina, preferì aspettare l'occasione per tentare di nuovo lo sbarco in Giappone. Nel 1621, travestito da soldato, si imbarcò su una nave diretta a Nagasaki. Il comandante, che era anche cristiano, non tardò a scoprire la sua vera identità; ma, anziché consegnarlo alle autorità giapponesi, si lasciò convincere, dietro le insistenze del C., a sbarcarlo in una località deserta della provincia di Hizen nel Kyūshū. Grazie alla complicità di cristiani del posto, riuscì a sfuggire all'arresto per qualche mese, spostandosi da Fudōyma a Karatsu, da Hirado all'isola di Ikitsuki, finché il 24 apr. 1622venne arrestato nell'isola di Uku dell'arcipelago Gotō. Trasferito a Hirado, vi fu condannato ad essere bruciato a fuoco lento. Affrontò il supplizio con molto coraggio il 15 sett. 1622 sulla spiaggia di Tabira, non lontano da Hirado, presenti tra la folla gli equipaggi di navi olandesi all'ancora in quel porto. Il 7 luglio 1867, insieme con altri 204 martiri, venne beatificato da Pio IX.
Nella raccolta Lettere annue..., Napoli 1621, alle pp. 173-254 e 277-355 sono pubblicate la Lettera annua, scritta al M. R. P. Mutio Vitelleschi, Generale della C. d. G., dalla Cina per ordine del Padre Francesco Vieira visitatore l'anno 1618 (di Macao li 15di Gennaio 1618) e la Lettera annua del Giapone al medesimo Padre Generale, nel 1618 (Da Macao a i 28 di Decembre 1618Camillo Costanzo per commissione del Padre Visitatore), di cui è autore il Costanzo.
Secondo il Bartoli (1825, p. 231), il C. avrebbe scritto quindici libri per confutare la dottrina buddhista, dei quali cinque di introduzione. Il manoscritto di essi andò perduto allorché il gesuita Francesco Eugenio cui il C. l'aveva affidato, morì in un naufragio, nei pressi di Macao il 31 luglio 1621. Così pure non ci sono pervenute altre tre opere del C.: una apologia del cristianesimo e due libri che, sempre secondo il Bartoli, (ibid., p. 234), sarebbero stati intitolati La Differenza e Il Disinganno e pubblicati e diffusi nel Siam, nella Cocincina, nella Cina e nel Giappone. P. Humbertclaude ha avanzato l'ipotesi che il C. sarebbe l'autore della confutazione del confucianesimo, seconda delle tre parti di cui si compone l'opera Myōtei Mondō(Dialogo fra le due dame Myushu e Yutei), apologetica elementare della religione cristiana composta nel 1605 e attribuita al gesuita giapponese Fucan Fabian (nato intorno al 1564-65). Fabian si sarebbe limitato a metter in buono stile giapponese il testo preparato dal Costanzo.
Lettere manoscritte del C. sono conservate nell'Arch. Rom. Soc. Jesu: una in Iap.-Sin., I, ff. 101r-102v; sedici in Iap.-Sin. 34, ff. 207r-241v. Una di queste, indirizzata al generale M. Vitelleschi e datata Macao, 25 dic. 1618 (ff. 232r-234v, e 235r-237v), è stata pubblicata in traduzione parziale tedesca da G. Schurhammer, Das Kirchliche Sprachproblem..., pp. 128-132 e inglese da A. S. Rosso, Apostolic Legations..., pp. 93-96. In essa il C. indicava alcuni errori commessi dai gesuiti in Cina, a cominciare da M. Ricci, nella traduzione in cinese di alcuni termini religiosi, come, ad esempio, quello di Dio, reso col termine T'ien-chu (Signore del Cielo), comune ad altre religioni. Ad evitare equivoci egli sosteneva l'opportunità di trascrivere invece i termini latini foneticamente, anche se essi sarebbero risultati incomprensibili per i Cinesi.
Altre lettere scritte dal carcere sono parzialmente pubblicate in Alegambe, pp. 344-345.
Fonti e Bibl.: Arch. Rom. Soc. Iesu, Iap.-Sin. 60, ff. 251r-256r: B. Fernandes, Relaçam das vidas, e mortes gloriosas, que por pregarem o Santo Evangelho nos reinos de Iapâo alguns Padres, e Irmâos da Companhia de Iesu padeceram no anno de mil e seis centos e vinte e dous (ms. datato Nagasaki 16 dic. 1622); Ibid., ibid., ff. 44v-51r: J. Giram Rodrigues, Annua de Japam do anno de 1622, (ms. datato Macao 15 marzo 1623); G. Garces, Relación de la persecución que huvo en la Iglesia de Iapón y de los insignes martyres que gloriosamente dieron sus vidas en defensa de nuestra Santa Fé, el año de 1622, Mexico 1624; Roma, Arch. della Postulaz. della Comp. di Gesù, Processo di beatificazione dei martiri giapponesi, V, anno 1627 (testimonianza di P. Moreion da luiconsegnata il 7 ag. 1630 al tribunale per le beatificazioni a Manila, ff. 64v-70v),; A. F. Cardim, Fasciculus e Iaponicis floribus, Romae 1646, pp. 92-94; P. Alegambe, Mortes illustres, Romae 1657, pp. 342-346; D. Bartoli, Dell'Historia della Compagnia di Gesù: il Giappone, II, Roma 1660, pp. 69-70, 146-161; XIII, Torino 1825, pp.110-114, 226-249; N. Southwell, Bibliotheca scriptorum Societatis Iesu, Romae 1676, pp. 126-127; M. Tanner, Societas Iesu usque ad sanguinis et vitae profusionem militans in Europa, Africa, Asia et America, Pragae 1675, pp. 301-305; G. A. Patrignani, Menologio di pie memorie d'alcuni religiosi della Compagnia di Gesù, III, Venezia 1730, pp. 126-131; S. Santagata, Istoria della Compagnia di Gesù appartenente al Regno di Napoli, IV, Napoli 1757, pp. 256-260; G. Boero, Relaz. della gloriosa morte di duecento e cinque beati martiri nel Giappone, Roma 1867, pp. 83-92; L. Pagés, Histoire de la Religion Chrétienne au Japon depuis 1598 iusqu'à 1651, I, Paris 1869, pp. 469, 491-493, 521-533; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, II, Bruxelles-Paris 1891, coll. 1382-84; L. Profillet, Le martyrologe de l'èglise du Japon 1549-1649, I, Paris 1895, pp. 121-127; D. Taccone Gallucci, Martiri calabresi più recenti, in Riv. stor. calabrese, XII(1904), pp. 388-408; G. Schurhammer, Das Kirchliche Sprachproblem in der Japanischen Jesuitenmission des 16. und 17. Jahrhunderts, Tokyo 1928, pp. 127-132; R. Streit, Bibliotheca Missionum, V, Aachen 1929, pp. 437-442, 722-730; M. Anesaki, Kirishitan Dendō no Kōhai (Crescita e decadenza della propaganda missionaria cristiana), Tokyo 1930, pp. 480, 529-530, 599-600; P. Humbertclaude, Myōtei Mondōin Monumenta Nipponica, I (1938), pp. 514-525; A. S. Rosso, Apostolic Legations to China of the Eighteenth Century, South Pasadena 1948, pp. 90-96; J. Laures, Kirishitan Bunko, Tokyo 1957, pp. 101-102; J. Wicki, Liste der Jesuiten Indienfahrer, in Aufsätze zur Portugiesischen Kulturgeschichte, VII, Münster 1967, p. 285 n. 492; J. F. Schütte, Introductio ad historiam Societatis Iesu in Iaponia 1549-1650, Romae 1968, pp. 354-355; J. Dehergne, Rép. des Jésuites de Chine de 1552 à 1800, Roma 1973, p. 66 n. 219; J. F. Schütte, Monumenta historica Iaponiae, I, Romae 1975, p. 651; Encicl. Ital., XI, p. 639; Encicl. Catt., IV, coll. 771-772; Dictionnaire d'Hist. et de Géogr. Ecclés., XIII, col. 934; Bibliotheca Sanctorum, IV, coll. 264-265.