PORTA, Costanzo
PORTA, Costanzo. – Nacque a Cremona nel 1528 o 1529 (in una lettera del 1° aprile 1592 si dichiara «carico de 63 anni», Garbelotto, 1955, pp. 155 s.).
Poco si sa degli anni precedenti il suo primo incarico ufficiale. Frate minore conventuale, dovette avere la prima educazione nel convento cittadino; avrebbe poi lasciato Cremona per Casalmaggiore. Di lì si spostò a Venezia, entrando probabilmente nel convento dei Frari. Sicuramente in questo periodo studiò con Adrian Willaert: nel 1622 Lodovico Zacconi lo identificò come «scolare di M. Adriano» (p. 130).
Il 17 agosto 1552 Porta prese servizio come maestro di cappella nella cattedrale di Osimo. Si dedicò alla composizione di musica sia da chiesa sia da tavolino, intrattenendo rapporti anche al di là della cerchia cittadina, come dimostra una lettera di Annibal Caro (15 novembre 1553), nella quale il poeta lo ringrazia per aver musicato un suo sonetto. Nel 1555 si assentò da Osimo, forse per recarsi a Venezia e sovrintendere alla stampa delle sue due prime raccolte, pubblicate da Antonio Gardano, inaugurando così un rapporto privilegiato con questo stampatore e i suoi successori. Entrambi i libri sono dedicati a personalità osimane: il Motectorum liber primus a 5 voci al vescovo Bernardino de Cupis, il Primo libro de madrigali a 4 voci al nobile Alessandro Sinibaldi, poeta dilettante.
Sul finire del 1556 Porta passò al servizio di Guidubaldo II della Rovere duca d’Urbino: il 23 gennaio 1557 il posto di maestro a Osimo risulta ricoperto da un «magister Giachettus» (Graciotti, 1996, pp. 44-46), forse Giachet Bontemps, già attivo presso la corte roverasca.
In una lettera da Pesaro del 9 novembre 1556 Bernardo Tasso afferma di aver scritto alcuni madrigali encomiastici sul duca d’Urbino «per soddisfare a un maestro di cappella che ha tolto sua eccellenza nuovamente»: Porta effettivamente intonò un madrigale di Tasso «per lo signor duca d’Urbino», Dove da l’Appenin scendendo giva (Piperno, 2001, pp. 74 s.). La frequentazione della corte ducale è suggerita anche dalle due raccolte a stampa del 1559: il Liber primus motectorum a 4 voci è dedicato a Guidubaldo, e la scelta delle quattro voci è esplicitamente messa in relazione con la preferenza del duca per questo organico, mentre il Primo libro di madrigali a 5 voci è dedicato alla di lui figlia, Virginia Feltria della Rovere, che – dice la dedica – studiò musica sotto la guida di Porta. Sempre nel 1559 comparve, nella collettanea Il secondo libro delle muse, il madrigale Giovane illustre alteramente nato, versi di Domenico Venier, che è stato letto come un omaggio al defunto Francesco Maria della Rovere (ma l’interpretazione è incerta, pp. 169-172).
In epoca e circostanze non note Porta lasciò la corte roverasca: il 22 maggio 1562 risulta di nuovo maestro di cappella a Osimo. Singoli brani in edizioni collettive testimoniano i perduranti contatti con l’ambiente musicale veneziano: è il caso della sua partecipazione al Primo libro delle greghesche (1564) di Manoli Blessi (Antonio Molino), dedicato «alli eccellendi musichi Messer Paulo Vergeli, M. Claudio da Currezo, M. Francesco Bunaldi».
Il 9 gennaio 1565 Porta venne eletto maestro di cappella della basilica del Santo a Padova. A Pentecoste fu a Firenze per sovrintendere agli apparati musicali durante il capitolo generale dell’ordine: probabilmente per questa occasione compose la monumentale Missa ducalis (attestata soltanto nel manoscritto Mediceo Palatino 6 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze), il cui cantus firmus intona le parole «Protege Cosmum ducem principemque Franciscum» (Cosimo de’ Medici e il figlio Francesco).
Durante la permanenza a S. Antonio videro la luce i due volumi di introiti (Quinque vocum musica in introitu missarum), stampati nel 1566 da Claudio Merulo e Fausto Betanio. Merulo, firmatario di entrambe le lettere dedicatorie, definisce Porta «molto eccellente e carissimo amico mio […] huomo che nella sua professione ha pochissimi pari».
Il 13 gennaio 1567, grazie all’intervento del cardinal Giulio Feltrio della Rovere, fratello di Guidubaldo, ottenne licenza dai presidenti della basilica padovana per spostarsi a Ravenna – la città della cattedra del cardinale – come maestro di cappella in cattedrale e maestro di canto in seminario. In questa prima permanenza ravennate non mancarono i conflitti, specialmente con il rettore del seminario Pier Guasconi, tanto che Porta chiese al suo patrono di essere sollevato dall’incarico. Restò tuttavia a Ravenna e nel 1571 pubblicò una raccolta di mottetti (Musica sex canenda vocibus liber primus) dedicata al cardinale, che si apre con una composizione in suo onore, Tu Iovis o robur.
Risalgono a questo periodo due libri di madrigali a 5 voci, il secondo (1569), dedicato all’abate di S. Giovanni Evangelista di Ravenna ma curato da Floriano Limiti, e il terzo (1573), dedicato da Porta a Ercole Cattabene, canonico di S. Pietro in Roma, «per la lunga amicitia e per il diletto ch’ella prende di cantar le cose mie».
Sempre per volontà di Giulio Feltrio della Rovere, nel settembre 1574 Porta assunse l’incarico di maestro di cappella nella Santa Casa di Loreto, di cui il cardinale era protettore. Nel 1575 uscirono le Litaniae Deiparae Virginis Mariae ex Sacra Scriptura depromptae, quae in alma domo Lauretana […] decantari solent, dedicatario Roberto Sassatelli, governatore della Casa dal 1569 al 1576 (la dedica è firmata da Giorgio Angelieri, che nel 1570 aveva acquisito la stamperia di Claudio Merulo). A firma di Porta in data 4 luglio 1578 è la dedica del Missarum liber primus a 4-6 voci, splendida pubblicazione in folio offerta ancora al cardinal della Rovere, che sarebbe morto di lì a poco, a settembre.
Da una missiva di Porta del 7 ottobre 1577 emerge il ruolo del patrono come finanziatore dell’iniziativa editoriale; la dedicatoria ricorda inoltre che il cardinale e Sassatelli invitarono espressamente Porta a garantire l’intelligibilità del testo e la brevità (per non annoiare i pellegrini che certo accorsero numerosi nel 1575, anno giubilare, e nel 1576, anno giubilare lauretano).
Nel 1580 Porta pubblicò il Liber quinquaginta duorum motectorum, dedicandolo a Vincenzo Casali, il nuovo governatore della Santa Casa. Concluso il 30 giugno il servizio lauretano, fece ritorno a Ravenna, sempre come maestro di cappella in cattedrale. Da qui indirizzò alcune lettere che testimoniano una fitta rete di contatti con l’élite politica e religiosa, destinatari Carlo Borromeo (con cui Porta aveva avuto uno scambio epistolare già nel 1579) e i duchi di Ferrara e di Mantova. Nell’aprile del 1583 intraprese anche un viaggio a Ferrara, pare allo scopo di sentire il Concerto delle dame (Durante - Martellotti, 1979).
Il 24 aprile 1585 il minore conventuale Felice Peretti da Montalto venne eletto papa con il nome di Sisto V; in novembre Porta gli dedicò la Musica sex canenda vocibus liber tertius, aprendo la lettera con un’eloquente dichiarazione: «Si quisquam est, qui se tibi plurimum debere fateatur, is ego sum». Le relazioni con Roma non si limitarono al solo pontefice, come attestano gli scambi epistolari con il cardinale Alessandro Peretti (Chater, 1987, p. 188) e l’affiliazione, nel 1587, alla Congregazione de’ musici.
Musicista di chiesa, Porta continuò a produrre composizioni profane: il Quarto libro de madrigali a 5 voci (1586) fu curato dall’allievo Marsilio Cristofori, che nella lettera dedicatoria dichiara di aver ottenuto i madrigali «da varie persone et vari luoghi». Un indizio rivelatore della stima di cui godé Porta sta nel numero inusitatamente alto di madrigali (una trentina) ch’egli compose su commissione per collettanee encomiastiche o celebrative (come Il lauro secco e Il lauro verde in onore di Laura Peperara, Ferrara 1582-1583; la Corona di 12 sonetti per Bianca Capello granduchessa di Toscana, Venezia 1586; Il trionfo di Dori, Venezia 1592), a gara (Sdegnosi ardori sopra un madrigale di Battista Guarini, Monaco 1585; L’amorosa Ero sopra un madrigale di Marcantonio Martinengo, Brescia 1588), a corona (canzoni composte strofa per strofa da più autori, di soggetto politico, come nei Dolci frutti, Venezia 1570; o erotico, come in Florindo e Armilla di Maffeo Venier, Venezia 1593; o spirituale, come nelle due raccolte dei Pietosi affetti di Angelo Grillo, Venezia 1598 e 1604).
Il 1° maggio 1589 Porta venne nominato maestro di cappella nella cattedrale di Padova, malgrado le perplessità manifestate dal vescovo Federico Cornaro, restio a vedere «frati mescolati con preti» (lettera riportata in Garbelotto, 1955, p. 149). In ottemperanza alle nuove disposizioni sulla residenza dei conventuali, nell’aprile 1592 Porta si trasferì, controvoglia, presso il convento del Santo, pur rimanendo al servizio della cattedrale. Forse obbedendo a direttive dei superiori dell’ordine, il 1° aprile 1595 riprese il posto di maestro di cappella al Santo, lasciando quindi l’incarico in cattedrale. Il 10 giugno 1596 fu insignito del titolo di magister musicae dell’ordine, assieme a Ludovico Balbi e Girolamo Vespa.
Al quinquennio 1595-1600 risalgono diverse lettere con cui Porta richiedeva ai presidenti dell’Arca provvedimenti per il miglioramento della cappella (accordatura degli organi, assunzioni di cantori e strumentisti). Il 13 dicembre 1600, forse per le condizioni di salute dell’anziano compositore, venne nominato un vicemaestro, Bartolomeo Ratti. In questo periodo qualcuno (forse Ratti stesso) presentò una petizione anonima ai presidenti dell’Arca perché non confermassero Porta nell’incarico: al di là del costo eccessivo, si rinfacciava a Porta scarsa fedeltà al servizio in basilica, richiamando ancora l’abbandono del 1567. Porta mantenne tuttavia il posto, pur con una notevole diminuzione del compenso.
Morì poco dopo, il 19 maggio 1601.
L’anno seguente vide la luce la Hymnodia sacra a 4 voci, curata dal nipote e allievo Alfonso Rossi, che nella lettera dedicatoria definisce Porta «musicae parens» nonché «musicorum princeps». Del 1605 sono le raccolte Psalmodia vespertina omnium solemnitatum a 8 voci e Motectorum a 5; del 1617 i perduti Motetti e letanie della Madonna a 3 voci citati in un catalogo librario olandese del 1639.
L’importanza storica di Porta non è legata soltanto alle sue doti di ferace e raffinato contrappuntista (qualità riconosciutegli già in vita e rimaste associate al suo nome fino ai giorni nostri), ma anche a quelle di didatta: tra i suoi allievi figurano nomi come Ludovico Balbi, Tommaso Graziani (l’estensore del manoscritto Trattato di contrappunto, ossia Instruzioni di Contrappunto date dal P. Costanzo Porta; Bologna, Museo della musica, B.140), Orazio Colombano e Giulio Cesare Gabussi, tutti divenuti maestri di cappella in importanti istituzioni religiose.
Opere. Opera omnia, a cura di S. Cisilino - G. Luisetto, Padova 1964-1971.
Fonti e Bibl.: L. Zacconi, Prattica di musica seconda parte, Venezia 1622, pp. 5, 130; Documenti per la storia della musica al Santo e nel Veneto, raccolti da A. Sartori, a cura di E. Grossato, Vicenza 1977, pp. 32-37.
A. Garbelotto, Il padre C. P. da Cremona, Roma 1955; E. Durante - A. Martellotti, Cronistoria del concerto delle dame principalissime di Margherita Gonzaga d’Este, Firenze 1979, pp. 157 s.; J. Chater, Music and patronage in Rome: the case of cardinal Montalto, in Studi musicali, XVI (1987), p. 188; R. Graciotti, La cappella musicale della cattedrale di Osimo, Roma 1996, pp. 19-21, 37, 44-46; H. Vanhulst, The Catalogus librorum musicorum of Jan Evertsen van Doorn (Utrecht 1639), ’t Goy-Houten 1996, pp. 30, 60; F. Piperno, L’immagine del duca. Musica e spettacolo alla corte di Guidubaldo II duca d’Urbino, Firenze 2001, pp. 74 s., 84, 99, 169-191; Celebrazione del IV centenario della morte di P. C. P. OFM Conv, a cura di M.N. Massaro, in Il Santo. Rivista francescana di storia dottrina arte, XLIV (2004), pp. 9-142; V. Morucci, Cardinals’ patronage and the era of Tridentine reforms: Giulio Feltro della Rovere as protector of sacred music, in Journal of musicology, XXIX (2012), pp. 276-284; R.L. Kendrick, La musica per la Settimana santa di C. P., in Barocco padano e musici francescani, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Padova 2014, pp. 325-336.