COSTITUENTE (XI, p. 652)
Italia. - Con la caduta del fascismo si aprirono contemporaneamente in Italia il problema costituzionale e quello istituzionale. L'idea di una Costituente destinata, sia a decidere se l'Italia dovesse essere una monarchia o una repubblica, sia a elaborare la nuova costituzione - idea già propugnata nel Risorgimento da Mazzini, ma poi soverchiata nel 1860 dal principio plebiscitario annessionistico, implicante l'accettazione pura e semplice dello statuto albertino - si diffuse rapidamente e largamente dopo gli avvenimenti del 25 luglio e dell'8 settembre 1943 e fu sostenuta soprattutto dai partiti di sinistra dichiaratamente repubblicani. Favorevoli nel complesso all'idea della Costituente erano anche i partiti di centro e di destra (i sostenitori di un ritorno allo statuto albertino erano ormai una infima minoranza), ma contrarî ad affidare alla Costituente la soluzione del problema istituzionale da risolversi, secondo loro, mediante un referendum. Sembrò, all'inizio, che la prima tesi dovesse prevalere, quando il governo, presieduto dal Bonomi, costituitosi dopo la liberazione di Roma, decise di dare all'esigenza della Costituente una prima sanzione ufficiale col decr. leg. luog. del 25 giugno 1944 n. 151, il quale stabiliva che "dopo la liberazione del territorio nazionale le forme istituzionali saranno scelte dal popolo italiano che a tal fine eleggerà, a suffragio universale diretto e segreto, una Assemblea costituente per deliberare la nuova costituzione dello Stato". Ma la formulazione ambigua di quel decreto lasciava adito a una ripresa della tesi del referendum, la quale si rinvigorì e prevalse poi definitivamente nelle discussioni tenute alla Consulta nazionale nei primi mesi del 1946. Così, mentre un apposito Ministero della costituente veniva predisponendo un vasto materiale di studio per la futura assemblea, si giunse al decr. leg. luog. del 16 marzo 1946, n. 98, che sanzionò il principio del referendum popolare per la soluzione del problema istituzionale e fissò altresì i limiti dei poteri della Costituente. Quel decreto infatti, mentre stabiliva che, in caso di vittoria della forma repubblicana nel referendum, la Costituente procedesse all'elezione del capo provvisorio dello stato, stabiliva anche che al governo fosse delegato il potere legislativo per tutta la durata della Costituente stessa e fino alla convocazione del Parlamento, salvo la materia costituzionale e ad eccezione delle leggi elettorali e dell'approvazione dei trattati internazionali, rimasti di pertinenza dell'assemblea; d'altra parte veniva data al governo la facoltà di proporre all'esame dell'assemblea qualunque altro argomento per cui ritenesse opportuna la deliberazione dell'assemblea stessa. Infine si stabiliva la responsabilità del governo verso l'assemblea; ma le dimissioni del governo avrebbero dovuto essere obbligatorie solo in seguito a votazione di apposita mozione di sfiducia e non per il semplice rigetto di una proposta governativa. La delega del potere legislativo al governo - che sollevò critiche perché fissata prima che esistesse l'unico istituto che, come espressione della sovranità popolare, avesse la facoltà di delegare tale potere, e cioè l'assemblea - aveva lo scopo di alleggerire il lavoro della Costituente, concentrandone l'attività nell'elaborazione della costituzione, nell'esame di determinati provvedimenti di grande importanza e, in genere, nella trattazione di problemi di politica generale. Tale fu, in sostanza, il carattere della Costituente, la quale tuttavia, pur con questa limitazione di compiti, non poté assolvere il suo lavoro se non in 19 mesi, anziché nei 12 previsti dal decr. del 16 marzo come tempo massimo di durata.
Le elezioni alla Costituente si svolsero il 2 giugno 1946, secondo le norme stabilite dal decreto legge luog. 10 marzo 1946, n. 74, cioè con scrutinio di lista a base proporzionale; il numero dei deputati, fissato da quel decreto a 573, fu ridotto a 556 dal decreto di convocazione dei comizî elettorali (16 marzo 1946, n. 99), che escludeva dalle elezioni la provincia di Bolzano e la Venezia Giulia. Il 2 giugno i votanti per l'elezione della Costituente furono 24.888.035, pari all'88% degli elettori iscritti. La fisionomia politica della Costituente fu caratterizzata da una netta prevalenza dei partiti di massa (democratici cristiani 207, socialisti 115, comunisti 104, contro soltanto 130 appartenenti agli altri 7 gruppi), e questo carattere influì non solo sulla formazione del governo e sull'indirizzo della politica generale, ma anche sulla stessa elaborazione della Carta costituzionale, almeno fino a che la scissione del Partito socialista non modificò sensibilmente la distribuzione delle forze nell'assemblea. Nella sua prima seduta, il 25 giugno 1946, la Costituente elesse a proprio presidente Giuseppe Saragat, sostituito poi, in seguito a dimissioni nel gennaio del 1947, da Umberto Terracini, il quale tenne la carica fino alla chiusura dell'assemblea. Il 28 giugno 1946 la Costituente elesse capo provvisorio dello stato Enrico De Nicola.
I lavori costituzionali furono iniziati snbito: una commissione per la costituzione, formata di 75 deputati, fu nominata dal presidente su designazione dei gruppi parlamentari che vi furono rappresentati proporzionalmente. La commissione - chiamata poi comunemente dei Settantacinque - presieduta da Meuccio Ruini, si suddivise in tre sottocommissioni: la prima per formulare gli articoli relativi ai "Diritti e doveri dei cittadini", la seconda, quelli sull'"Ordinamento costituzionale della repubblica" la terza, quelli sui "Diritti e doveri economico-sociali". Le sottocommissioni lavorarono separatamente e portarono quindi le loro proposte alla commissione dei settantacinque, la quale, essendo risultate parecchie discordanze tra i testi, decise di nominare nel proprio seno un comitato di redazione di 18 membri, che poi rappresentò tutta la commissione nella discussione generale. Il progetto di costituzione venne presentato all'assemblea il 31 gennaio 1947 con una relazione del Ruini. Trascorso il mese di febbraio in discussioni di carattere politico, determinate dalla crisi ministeriale del gennaio, l'assemblea soltanto il 4 marzo poté iniziare la discussione del progetto alla quale vennero dedicate ben 170 sedute. Sui 140 articoli del progetto vennero presentati 1663 emendamenti, dei quali: 292 approvati, 314 respinti, 1057 ritirati o assorbiti; gli interventi in discussione furono 1090 da parte di 275 oratori; si fecero 44 votazioni per appello nominale e 109 a scrutinio segreto. Particolarmente vivaci e talora accese furono le discussioni su taluni argomenti, quali: la ratifica costituzionale dei Patti lateranensi, l'indissolubilità del matrimonio, la parità delle scuole statali e private, l'organizzazione sindacale, il diritto di sciopero, la composizione della seconda camera, l'elezione e i poteri del presidente della repubblica, l'autonomia regionale. Finalmente il 22 dicembre 1947 in una memorabile seduta la costituzione fu votata nel suo complesso con questi risultati: presenti e votanti 515, favorevoli 453, contrarî 62. Entrata in vigore la costituzione il 1° gennaio 1948, la Costituente, dopo avere discusso gli statuti regionali e la nuova legge elettorale, chiuse definitivamente i suoi lavori il 31 gennaio 1948.
La Costituente svolse anche un notevole lavoro nel campo legislativo normale, sia attraverso apposite commissioni legislative, le quali esaminarono ben 828 provvedimenti presentati dal governo, sia in sedute generali, nelle quali furono discussi 61 disegni di legge. Numerose sedute furono dedicate a discussioni di politica generale; particolarmente importanti quelle svoltesi dopo le crisi ministeriali del gennaio e del maggio 1947. Infine la Costituente procedette anche alla ratifica del trattato di pace.
Francia. - Nel periodo della resistenza, mentre il regime di Vichy dava il colpo di grazia agli istituti della Terza repubblica, maturò in Francia l'idea di una revisione costituzionale, la quale fu solennemente proclamata nel corso del 1944 sia dal governo provvisorio di Algeri sia dal Consiglio nazionale della resistenza. Ma solo dopo la fine delle ostilità il problema entrò nella sua fase attiva. Si delineò allora il contrasto tra i sostenitori di un ritorno alla costituzione del 1875 con qualche riforma (gen. De Gaulle e partiti di destra) e i sostenitori di una nuova costituzione (comunisti e altri partiti della resistenza). Anche in Francia le forze di destra e di centro si dichiararono favorevoli ad affidare la soluzione del problema a un referendum. Dopo vivaci discussioni si giunse all'ordinanza del 17 agosto 1945, la quale stabiliva che un referendum fosse indetto per rispondere a due domande: 1° se l'assemblea da eleggersi dovesse essere Costituente o no (in caso di risposta negativa l'assemblea avrebbe funzionato da Camera dei deputati in base alla costituzione del 1875); 2° in caso di risposta affermativa, se i poteri della Costituente dovessero essere fissati in precedenza secondo uno schema di decreto offerto all'esame dell'elettore oppure lasciati da stabilire alla Costituente stessa. Avendo il 21 ottobre 1945 la grande maggioranza dei votanti risposto affermativamente alle due domande, l'assemblea eletta in quello stesso giorno, fu Costituente ed ebbe, oltre il potere di elaborare la costituzione, i seguenti poteri: elezione del presidente del governo provvisorio, responsabile di fronte all'assemblca stessa, potere legislativo e iniziativa legislativa, votazione del bilancio. A differenza di quella italiana la Costituente francese ebbe quindi il carattere anche di vera e propria assemblea legislativa e svolse anzi nel campo legislativo un'opera assai vasta. Inoltre già nello schema di decreto approvato col referendum del 21 ottobre veniva stabilito che il testo costituzionale, approvato dall'assemblea, sarebbe poi stato sottoposto a un nuovo referendum. Dal punto dl vista politico anche nella Costituente francese si ebbe netta prevalenza dei partiti di massa (comunisti, socialisti, movimento repubblicano popolare). Il contrasto tra i partiti - soprattutto tra comunisti e cattolici del MRP - si fece sentire fortemente nell'elaborazione del testo costituzionale, in particolare sulla questione della seconda Camera, alla cui istituzione i comunisti si opposero energicamente, riuscendo infine a prevalere con l'approvazione della costituzione il 19 aprile 1946. Ma il MRP e le destre si presero la rivincita nel referendum del 5 maggio successivo che respinse il testo costituzionale. Si dovette allora procedere all'elezione di una nuova Costituente il 2 giugno 1946, la quale ebbe politicamente una fisionomia non molto diversa dalla prima. Fu possibile tuttavia nella seconda Costituente giungere a un compromesso tra i maggiori partiti e quindi all'approvazione di una Carta costituzionale definitiva il 28 settembre 1946, approvata poi dal referendum popolare il 13 ottobre 1946.
Altri paesi. - Dopo la seconda Guerra mondiale assemblee di carattere costituente, anche se sotto diversi nomi, si ebbero in varî paesi dell'Europa medio-orientale. In Iugoslavia l'assemblea popolare, eletta dopo la fine delle ostilità, approvò la nuova costituzione il 31 gennaio 1946. In Polonia, in Bulgaria e in Ungheria, nel corso del 1946 e del 1947, sono state elette assemblee con potere costituente. In Cecoslovacchia una nuova costituzione è stata approvata dalla Costituente il 5 maggio 1948. In Romania la grande assemblea nazionale, eletta il 28 marzo 1948, approvò la nuova costituzione il 13 aprile successivo. In genere, la netta prevalenza di una corrente politica (quella comunista o, in genere, dei Fronti popolari) ha reso nei paesi dell'Europa orientale assai più semplice e rapida che non in Francia e in Italia l'elaborazione di nuove carte costituzionali (v. in questa App. le voci sui singoli paesi).