Costituzione civile del clero
Fu così chiamato il progetto Martineau, presentato il 21 apr. 1790 dall’Assemblea nazionale francese e approvato il 24 luglio successivo, per regolamentare la vita della Chiesa sul territorio nazionale. Nella C.c. del c., dopo la soppressione dei privilegi del clero e degli ordini religiosi, si stabiliva che vescovi e parroci (un solo parroco in ogni città con meno di 10.000 abitanti) fossero eletti da gruppi politici del dipartimento e del distretto; l’istituzione canonica apparteneva al metropolitano e al vescovo. Il cattolicesimo cessò di essere religione di Stato, ma fu l’unica religione autorizzata a celebrare pubblicamente feste e cerimonie. Lo Stato si impegnò a mantenere unicamente il clero dedito ad attività assistenziali e sociali, che divenne un corpo di funzionari dello Stato, stipendiato e tenuto a giurare fedeltà alla Costituzione, secondo il principio che la Chiesa dovesse essere un’istituzione al servizio della nazione. Nessun ricorso a Roma era ammesso; in seguito alla condanna di papa Pio VI il clero francese si divise in «costituzionale» e «refrattario». La C.c. del c. decadde con la Restaurazione.