CLEMENTINE, COSTITUZIONI
. È questo il nome di una delle raccolte di Decretali, che formano parte del Corpus iuris canonici (v.), ed è la terza ed ultima ufficiale, venendo dopo le Decretali di Gregorio IX e il Liber Sextus di Bonifazio VIII. Clemente V volle, sull'esempio dei suoi predecessori, riunire le decisioni del concilio di Vienna (1311) e varie sue costituzioni promulgate prima, durante e dopo il detto concilio. Questa raccolta, che per varî motivi dovette avere diversi rimaneggiamenti, fu dal papa promulgata nel concistoro da lui tenuto a Monteaux presso Carpentras il 21 marzo 1313; e, secondo l'uso, il pontefice voleva inviarla alle università, affinché fosse ivi studiata come fonte legislativa, e in tale qualità applicata nei tribunali; ma la morte gl'impedì di attuare completamente il suo disegno, e poté mandarla soltanto all'università di Orléans. Alcuni anni dopo, e cioè nel 1317, il suo successore, papa Giovanni XXII, anche per troncare discussioni e incertezze sulla validità della collezione, la pubblicò di nuovo con la bolla Quoniam nulla del 25 ottobre 1317, e la mandò a tutte le università. La raccolta, a somiglianza delle due precedenti, è divisa in 5 libri, ripartiti a lor volta in titoli, e questi in capitoli; i titoli sono complessivamente 52 e i capitoli 106; di questi, 60 sono in molte edizioni attribuiti al concilio; mentre, secondo il Friedberg, soltanto 19 sarebbero da riferirsi ad esso. Due capitoli contengono costituzioni di papi antecedenti: una di Bonifazio VIII, l'altra di Urbano IV. Questa collezione può essere considerata come autentica, cioè avente forza di legge; ma non è esclusiva, in quanto non toglie, senz'altro, vigore alle costituzioni emanate dopo il Liber Sextus e non comprese nelle Clememine; mentre invece il Liber Sextus aveva tolto elficacia alle costituzioni emanate prima di esso e dopo la raccolta di Gregorio IX.
La collezione da principio fu detta Liber Septimus, come quella che seguiva al Sextus; ma poi prevalse il nome di Clementinae Constitutiones, o semplicemente Clementinae; e si cita col numero (o con le prime parole) del capitolo, col numero e con la rubrica del titolo e col numero del libro, aggiungendo in Clem.: c. l. de rescriptis, I, 2 in Clem. La glossa ordinaria alle Clementine è opera di Giovanni d'Andrea. Molti furono i commentatori; e inoltre troviamo parecchi casus e notabilia che si riferiscono ad esse.
I manoscritti delle Clementine sono numerosi. La prima edizione fu fatta a Magonza nel 1460. Seguirono poi altre, incluse nelle edizioni generali del Corpus iuris canonici.
Bibl.: J. F. Schulte, Die Geschichte der Quellen und Literatur des Canonischen Rechts, Stoccarda 1877, II, par. 8, pp. 45-50; E. Friedberg, Prolegomena, II dell'ediz. del Corpus iuris canonici, Lipsia 1879-81, coll. lvii-lxiv; F. Xav. Wernz, Ius decretalium, 2ª ed., Roma 1905, I, n. 248, pp. 361-62; P. Gasparri, Praef. in Cod. iuris canonici, Roma 1918, p. xxxiv.