COSTO DELLA VITA
. La varietà grandissima dei bisogni umani e la diversa possibilità di soddisfarli rendono estremamente difficili vaste indagini collettive sul costo della vita nelle varie classi sociali, intesa questa espressione come ammontare della somma occorrente in un determinato periodo al mantenimento d'un individuo o di una famiglia. Non mancano peraltro esempî d'inchieste più limitate, spesso a carattere più monografico che statistico, su famiglie appartenenti a classi meno abbienti, operaie o agricole, per le quali si può presumere localmente una certa maggiore uniformità di bisogni e di consumi. Ma se tale presunzione è da ammettersi in confronto alle altre classi sociali, le differenze fra le singole famiglie rimangono talmente grandi, e talmente grandi anche le difficoltà da superare per ottenere dati omogenei e sinceri, da rendere molto dubbio il valore delle numerose inchieste fatte a questo proposito, specialmente in Francia e in paesi tedeschi e anglosassoni.
Più frequenti delle indagini sul costo reale della vita sono quelle che mirano a determinare quale sia l'entità delle variazioni che il costo medesimo subisce nel tempo. Specialmente dalla guerra mondiale in poi, per l'intensità eccezionale di tali variazioni, queste ricerche, cui furono per la prima volta affidati compiti regolatori dell'altezza delle mercedi e degli stipendî, sono diventate dovunque, in ogni classe di popolazione, per il pratico e immediato interesse che vi si collega, argomento di discussioni, spesso tanto più appassionate quanto meno basate sulla conoscenza del significato reale e degli scopi delle ricerche medesime. Con questi indici del costo della vita, si confronta il costo della vita calcolato in un momento e per un periodo di tempo determinato, con quello di uno stesso periodo di tempo in altro momento scelto come base. Fatto uguale a 100 questo costo di base, con calcoli di proporzione si trova il valore corrispondente per il momento esaminato, e, continuando l'operazione a intervalli regolari, si ottiene una serie d'indici che seguono le vicende del costo della vita in un periodo di tempo.
Per la costruzione di buoni indici del costo della vita occorre: 1. una rilevazione periodica e accurata dei prezzi al minuto dei generi necessarî all'esistenza; 2. una scelta razionale di questi generi, data l'impossibilità pratica di comprenderli tutti nel calcolo; 3. una determinazione dell'importanza relativa dei generi stessi nella valutazione della spesa totale.
Esempî di rilevazioni periodiche o saltuarie di prezzi al minuto non mancano anche per periodi storici assai remoti; in progresso di tempo la registrazione dei prezzi per alcuni principali generi è diventata sempre più frequente e resa di pubblico dominio a mezzo di mercuriali, bollettini e simili. Ma soltanto negli ultimi tempi, in connessione appunto con la compilazione degl'indici del costo della vita, le rilevazioni dei prezzi dei generi di consumo furono circondate delle cautele necessarie per assicurarne l'omogeneità, estendendole ad altri generi oltre gli alimentari, e cioè al vestiario, alle spese per l'affitto, per il riscaldamento e alle spese diverse. Anche sulla scelta dei generi di consumo importanti e rappresentativi per seguire il variare del costo della vita, non mancano esempî anteriori al recente periodo di popolarità degli indici. Generalmente tale ufficio era affidato in passato al prezzo del pane o a quello del grano, ritenendosi che questo consumo, nel tenore di vita delle classi popolari d'allora, rappresentasse l'elemento di massima importanza nel bilancio domestico, e che, in ogni modo, all'andamento del prezzo del grano si conformassero, più o meno, i prezzi degli altri generi di maggior consumo. L'indice numerico fornito dal prezzo del grano era ritenuto sufficiente per esprimere il miglioramento o il peggioramento delle condizioni di vita delle classi lavoratrici, e si metteva quindi in confronto con l'andamento di altri fenomeni demografici e sociali: nuzialità, natalità, mortalità, emigrazione, delinquenza, ecc.
Fino dalle prime pratiche applicazioni degl'indici del costo della vita si ricorse peraltro a più generi di consumo, e cosi in Italia (Ufficio governativo del lavoro) dal 1914 prima a sette, poi a ventun generi alitnentari di grande consumo, dei quali si rilevava mensilmente il prezzo medio nei principali comuni. Per ognuno dei generi suddetti si stabiliva con media aritmetica il prezzo medio per unità di misura nel regno, e si calcolava l'indice relativo avendo fissato a 100 il prezzo del 1913: l'indice generale era dato dalla media aritmetica degl'indici dei 21 generi. Questa serie d'indici non ponderata, continuata anche oggi nelle pubblicazioni ufficiali italiane, fu subito seguita da altre serie basate su una scelta più vasta di consumi, anche fuori dei generi alimentari, e su una ponderazione dei consumi stessi in relazione all'importanza diversa di questi nell'economia domestica. Queste nuove serie d'indici ponderate hanno praticamente, in Italia e fuori, sostituito quelle più antiche e più semplici e ad esse ci si riferisce quando si parla d'indici del costo della vita.
Per la scelta poi degli articoli da introdurre nel calcolo degl'indici e per la determinazione della loro importanza relativa (peso) si possono seguire tre metodi: a) il metodo dei consumi complessivi, che consiste nel rilevare per un determinato periodo, ad esempio per un anno, le quantità di merci prodotte in paese e quelle importate deducendo dal totale le quantità esportate. Si può così calcolare l'importanza d'ogni singolo genere sul totale dei consumi, e scegliendo alcuni di questi generi come rappresentativi e applicando ad essi i prezzi unitarî successivi, ottenere l'indice complessivo alle differenti date delle serie. Tale metodo, d'uso evidentemente difficile, è stato applicato da pochi stati e quasi sempre soltanto a riprova o conferma dei risultati di altri metodi; b) il metodo del bilancio tipo, basato sui bilanci familiari reali. Anche di questo metodo, alla difficoltà del quale abbiamo già accennato, non sono state frequenti le applicazioni; i risultati parziali ottenuti hanno peraltro fornito preziosi elementi di guida e di studio; c) il metodo del bilancio teorico, che è quello più di frequente seguito nello stabilire i diversi generi da considerare nell'indice e il peso da assegnare a ciascuno, e consiste nel fissare per un tipo di famiglia (di solito per una famiglia di cinque persone: padre, madre e tre figli) sulla base dell'osservazione comune confortata dai dati sul consumo totale, nazionale o locale e da quelli ricavati dai bilanci familiari, una lista di consumi con il relativo peso. Come criterio per la fissazione del peso può anche essere preso, limitatamente, s'intende, ai generi alimentari, il bilancio fisiologico, tenendo cioè conto del numero minimo di calorie necessarie all'esistenza. Il successo del metodo del bilancio teorico, su basi più o meno complesse, dipende non solo dal fatto che restano con esso eliminate lunghe indagini, ma anche dalla convinzione, acquistata dall'esperienza, della scarsa importanza delle differenti ponderazioni sulle variazioni dell'indice. Dovendosi per necessità pratiche tener conto nel bilancio per il calcolo dell'indice d'un numero relativamente scarso di generi, questi generi comprendono nelle quantità loro assegnate altri prodotti similari non specificati, cosicché quando con lunghe indagini si fossero rilevati dai bilanci reali nella loro multiforme varietà consumi e bisogni, occorrerebbe riadattarli e trasformarli arbitrariamente in un numero più ristretto di voci.
Qualunque sia il metodo con il quale si formano i numeri indici, questi possono essere calcolati a consumi immutati o a consumi modificati secondo le condizioni del mercato e il mutare delle abitudini. Questo ultimo criterio ebbe qualche applicazione durante il periodo bellico, essendosi ritenuto che si potesse così tener conto della mancanza o delle limitazioni improvvise di prodotti in quei momenti eccezionali. L'arbitrarietà inevitabile nel calcolo delle sostituzioni ha fatto totalmente abbandonare questa specie d'indici, dai quali logicamente, se condotti alle estreme conseguenze, si sarebbero dovuti ottenere, non più le variazioni al costo della vita, ma gli effetti del cambiamento di tenore di vita. Restò così stabilita la regola della fissità assoluta di generi, qualità e quantità durante tutta la serie degl'indici. Oltre la serie d'indici non ponderati, iniziata dall'Ufficio governativo del lavoro cui fu già accennato, varie città italiane, e fra queste principalmente Milano, Firenze, Roma, Venezia, pubblicarono serie di numeri indici ponderati, limitate di solito ai generi alimentari, finché a cura dell'Unione statistica delle città italiane non fu iniziata dal luglio 1920 una nuova serie omogenea su bilancio completo (alimenti, vestiario, illuminazione e riscaldamento, affitto, spese varie). Tale serie, con alcune modificazioni parziali, è sostanzialmente stata continuata nel nuovo ordinamento dei numeri indici del costo della vita, fissato con il r. decr. - legge 20 febbraio 1927, n. 222, che affida all'Istituto centrale di statistica la formazione degl'indici stessi. Per questa nuova serie (ora estesa a 68 città) fu stabilita come base la spesa complessiva del bilancio completo del giugno 1927 conservando con alcuni raccordi il collegamento con le serie precedentemente pubblicate dall'Unione statistica e da alcune città italiane. Tutti gli stati civili provvedono ora alla costruzione di numeri indici del costo della vita seguendo i metodi accennati, con differenze, spesso assai sensibili, specie nella scelta dei consumi e nella loro ponderazione, cosicché il confronto degli indici stessi è da farsi solo con le maggiori riserve.
Bibl.: J. Feig, Stat. des Arbeitslohns und der Lebenshaltung, in Die Stat. in Deutschland, II, Monaco e Berlino 1911; Cheysson e Toqué, Les budget comparés de cent monographies des familles publiées... dans: Les ouvriers européens; Les ouvriers des deux mondes, in Bull. de l'Inst. intern. de statistique, V, 1890.
Per la teoria della costruzione degl'indici del costo della vita, e per le più recenti formule usate, v. opere citate in Bulletin de l'Institut International de statistique, XXII, p. 296. Cfr. inoltre Ufficio internazionale del lavoro, Méthodes d'établissement des nombres-indices du coût de la vie, Ginevra 1925, e Istituto centrale di statistica, Norme per la formazione dei numeri indici del costo della vita, Roma 1928. Le differenti serie di numeri indici vengono riportate mensilmente in numerose pubblicazioni fra le quali il Bollettino dei prezzi (mensile) dell'Istituto centrale di statistica del Regno d'Italia, Roma; il Bulletin mensuel dell'Institut international de statistique, L'Aia; e il Bulletin mensuel de statistique de la Société des Nations, Ginevra.