costume (costuma)
Il termine compare 13 volte nel Convivio e 11 nella Commedia, di cui 8 in rima; 1 volta nel Fiore. Indica una consuetudine determinata dall'istinto negli animali, in particolare delle pole, che per lo natural costume / ... al cominciar del giorno, / si movono a scaldar le fredde piume (Pd XXI 34), o il comportamento consueto di una persona, in Cv I I 17 certi costumi sono idonei e laudabili ad una etade che sono sconci e biasimevoli ad altra, e IV XXIV 8; così anche in Pg XXVIII 66 Non credo che splendesse tanto lume / sotto le ciglia a Venere, trafitta / dal figlio fuor di tutto suo costume, dove sembra essere riferito a Cupido, che " qui... non s'adoperò, ma pur co' la sua saetta per sé la feritte " (Buti), inavvedutamente e a caso, " inscius " (Ovid. Met. X 526); il Tommaseo preferisce riferire il termine a Venere " più amata che amante ", pronta a far innamorare, ma eccezionalmente, come ora di Adone, innamorata. Frequentemente c., al plurale, è unito all'aggettivo belli (Cv II X 8, IV III 6 e 7 [due volte], X 1 e 5), a cortesi (IV XXVI 12), a dritti (Pg XXII 86), nel senso di " buona educazione " e " buona creanza ", contrapposto a vulgari costumi (Cv II XV 8) e a costumi disordinati (IV XVI 5).
Per un modo di comportarsi onesto e integro e per condotta morale, in Cv III XV 14 li costumi sono beltà de l'anima; If XXXIII 152 Ahi Genovesi, uomini diversi / d'ogne costume e pien d'ogne magagna, / perché non siete voi del mondo spersi?; Pd XXXII 73 sanza mercé di lor costume, / locati son per gradi differenti.
Per " usanza ", in Cv IV XXVI 13 prese la scure ad aiutare tagliare le legne, per lo fuoco che dovea ardere lo corpo morto, come era di loro costume.
In Pg VI 146 Quante volte... / legge, moneta, officio e costume / hai tu mutato, e rinovate membre!, il termine può essere riferito agli usi e ai modi di vita che mutano di giorno in giorno, " quia Fiorentini discurrentes per mundum reportant varios mores alienigenarum in patriam, ut potes videre in mulieribus eorum " (Benvenuto); con lo stesso valore, in If XV 69 gent'è avara, invidiosa e superba: / dai lor costumi fa che tu ti forbi.
Nel senso di " legge ", " norma ", " prescrizione ", in If III 73 Maestro, or mi concedi / ch'i' sappia quali sono, e qual costume / le fa di trapassar parer sì pronte (ma il Porena sente nel termine un " senso tutto psicologico ", e suggerisce di chiosare " Che cos'hanno, che appaiono così smaniose di passare? ": cfr. " Bull. " XVIII [1911] 301), e Pd XXIII 114 Lo real manto di tutti i volumi / del mondo, che più ferve e più s'avviva / ne l'alito di Dio e nei costumi.
Con significato di " disposizione naturale ", c. è sinonimo del termine tecnico del linguaggio filosofico ‛ abito ' (latino habitus) (v.), in Pd XXXIII 88 sustanze e accidenti e lor costume / quasi conflati insieme.
La forma ‛ costuma ' (v.), in If XXIX 127 Niccolò... la costuma ricca / del garofano prima discoverse / ne l'orto dove tal seme s'appicca, allude alla " consuetudine ", all' " usanza " di " mettere, in fagiani e pernici arrosto, garofani " (Lana e Ottimo). Lo stesso valore ha il termine in Fiore CXVI 1 Ancor una crudel costuma abbiamo: / contra cui no' prendiam la nimistate / ... in difamarlo noi ci assottigliamo.