cotanto
1. Con funzione avverbiale, c. appare nelle tre attestazioni della Vita Nuova, sia in poesia (XXIII 19 19, in rima) sia in prosa, ove però se ne distinguerà il significato intensivo (XXVIII 3 questo numero [nove] fue a lei cotanto amico) da quello restrittivo-delimitativo, di " soltanto ", " esattamente così " (XVIII 6 E poi che alquanto ebbero parlato tra loro, anche mi disse questa donna... queste parole... Ed io, rispondendo lei, dissi cotanto). Funzione avverbiale, ancora con valore limitativo, ha c. in quattro passi delle Rime, sebbene sembri preferibile interpretarlo come pronome neutro, con valore di " quel tanto ", in considerazione della rezione verbale, in LIX 8 cotanto intende quanto l'om sospira (per un uso analogo di ‛ cotale ', cfr. sub v., 4.1.). Il rapporto con quanto appare anche in LXXXIII 128 cotanto laude quanto biasmo prezza; CIII 18-19 cotanto del mio mal par che si prezzi / quanto legno di mar che non lieva onda. Un collegamento indiretto con quanto ha c. - qui usato con valore intensivo - anche nel verso fortemente allitterante di LXXXIII 60 leggiadria / disvia cotanto, e più che quant'io conto.
2. Come aggettivo, con valore di " così grande ", c. appare nelle Rime al maschile singolare, in rapporto con ‛ quanto ', con una struttura analoga a quella ultimamente osservata, in XLI 36 nullo amore è di cotanto peso / quanto è quel che la morte / face piacer, e al femminile plurale nella triplice rima di LXXXIII 102 disdegnosa di cotante / persone, quante / sembiante portan d'uomo. Al valore intensivo di CVI 79 Maladetta tua culla, / che lusingò cotanti sonni invano, si oppone, al maschile plurale, l'uso limitativo-indefinito (" quei pochi ") dopo aggettivo dimostrativo, in LXXXIII 25 quei cotanti c'hanno canoscenza, ove tutte le parole, tra cui ovviamente il nesso c'hanno, cominciano per consonante occlusiva velare sorda.
3. Nel Convivio, c. è attestato tre volte: come aggettivo in III IX 4 e II XIV 16 tanto tempo quanto misurano cotanti dì (cioè, " tanti giorni quanti " i 182 immediatamente prima indicati), e come pronome, con significato restrittivo, in II III 2 avvegna che quelle cose... assai poco sapere si possano, quel cotanto che l'umana ragione ne vede ha... dilettazione.
4. Nella Commedia, c. ricorre come avverbio (" così tanto ") 14 volte, di cui 7 come penultima parola del verso (If I 135 e color cui tu fai cotanto mesti, da confrontare, per le allitterazioni e per il gruppo -st- nell'ultima sillaba del verso, con II 42 che fu nel cominciar cotanto tosta; XXIX 21 la colpa che là giù cotanto costa; Pd X 57 con tutto il suo gradir cotanto presto; cfr. inoltre If II 85, Pd XIX 33 e 69) e tre in rima (If XIX 67, ove introduce una proposizione consecutiva: Se di saper ch'io sia ti cal cotanto / che tu abbi però la ripa corsa; Pd XXII 12, XXVI 65 Le fronde... am'io cotanto / quanto... a lor di bene è posto).
Con valore di pronome neutro, che oscilla tra " una cosa così grande " e " una tale quantità ", c. si trova in penultima sede in Pd I 121 (la provedenza, che cotanto assetta), in rima in III 55 questa sorte che par giù cotanto; XXIX 45 la ragione... / non concederebbe che ' motori / sanza sua perfezion fosser cotanto (c. è qui predicato), e in principio di verso, in If X 102 cotanto ancor ne splende il sommo duce, Pd XIX 88 Cotanto è giusto quanto a lei consuona (ove c. è soggetto). Apre il verso, ma come avverbio, in Pd XI 12 cotanto gloriosamente accolto. Il raccordo immediato con ‛ quanto ' ritorna, all'interno di verso, in If XXXIV 109, Pg XXXIII 89, Pd XXVIII 22. Senza alcuna corrispondenza ne è l'uso in If XXXII 54 Perché cotanto in noi ti specchi?.
4.1. Come aggettivo maschile singolare (" così grande "), c. appare 7 volte in penultima sede (If IV 102 si ch'io fui sesto tra cotanto senno, che consuona con Pg XXII 23; e cfr. If V 18, 125 e 134, ove però Co e Lo recano cotale (per cui cfr. cotal valente, Cv IV Le dolci rime 36); Pd I 84, XII 142, XXXII 30. In rima è soltanto in Pg XXX 34, notevole per l'enjambement (che già cotanto / tempo era stato). Apre il verso soltanto in Pd IX 107 cotanto affetto (per cui cfr. Cv III VIII 22 cotale effetto).
Quattro sono le attestazioni di ‛ cotanta ': tre come attributo (di cui due in penultima sede, If IV 74, Pg XXI 120) e una, in rima, come predicato (Pd XXXI 6 e la bontà che la fece cotanta).
Nell'unica attestazione al maschile plurale, c. ha valore di " tanto numerosi ", e si trova in rima, posposto al sostantivo di cui è attributo, in If XXI 96 veggendo sé tra nemici cotanti.
5. Nel Fiore, le tre attestazioni di c. hanno tre funzioni diverse: in XVIII 2 c. è avverbio (cotanto t'ama); è aggettivo con valore di " così grande ", in XCVIII 13 (cotanto tradimento: si osservi l'assonanza tra le due parole e la para-allitterazione di t in questo e nell'esempio precedente, che si riecheggia in If II 104 ché non soccorri quei che t'amò tanto); è aggettivo moltiplicativo, con valore di " tante volte quante questi ", " tanti quanti questo numero ", in CXLIX 5 (cfr. vv. 1-6 Molti buon'uomini i'ho già 'ngannati / ... ma prima fu' 'ngannata tanti mesi / che' più de' mie' sollazzi eran passati. / Cento milia cotanti e' barattati / n'avrei); per quest'uso, cfr. B. Giamboni Il libro de' vizi XXIII 7 " i Vizi... son più di lor [delle Virtù] ben cento cotanti [" cento volte tanti "] ", XLI 9 " son più che non sogliono ben mille cotanti ": l'espressione dell'iperbole è ivi attenuata, nonostante il ben ammirativo, dalla modestia del numero, che ritroviamo, nella sua consapevole e vaga approssimazione, nei cento milia / perigli, di If XXVI 112.