Cpi
s. m. inv. Sigla di Centro per l’impiego.
• I Cpi [...], per come sono oggi concepiti, non sono in grado di raggiungere la platea di popolazione in cerca di lavoro e ancor meno i cd. inattivi, che rappresentano un numero ancora molto alto pari a circa 27.000 unità. Prendendo in considerazione i dati disponibili riferibili a dicembre 2014, la popolazione inattiva è infatti calata di sole 1000 unità rispetto allo scorso anno. Davvero poco. (Gabriele Fava, Sole 24 Ore, 22 settembre 2015, p. 10) • Resta un’incognita soprattutto il destino dei 550 Centri per l’impiego (Cpi), che contano circa 7mila operatori e che dalle Province erano stati presi in carico dalle Regioni. L’Anpal avrebbe dovuto gestire il personale dei Cpi e costituire una rete sul territorio. Da considerare che a queste strutture andavano solo le briciole delle risorse destinate alle politiche attive: appena 450 milioni di euro su oltre cinque miliardi. (Maurizio Carucci, Avvenire, 8 dicembre 2016, p. 5, Primo piano) • Il 60,7 per cento degli occupati sono alle dipendenze di aziende impegnate nel turismo, nell’edilizia e nel comparto dei trasporti. Il 39,3 per cento nei centri commerciali e nei supermercati della regione. Si scostano di poco i risultati ottenuti attraverso le 350 azioni proposte a 166 lavoratori, compresi nel gruppo dei 208, ma che lavoravano esclusivamente nei negozi della Carnia, presi in carico dai Cpi dell’Hub medio e alto Friuli, nell’ambito del protocollo siglato con Umana. Di questi lavora il 57,2 per cento (95 persone), mentre 68 sono ancora alla ricerca di un’occupazione. E se l’1,8 per cento non è più in carico ai Cpi, il 64,2 per cento (61 dei 95 lavoratori) ha un contratto a tempo determinato. (Giacomina Pellizzari, Messaggero Veneto, 9 maggio 2017, p. 2).
- Già attestato nel Corriere della sera dell’11 gennaio 2002, Corriere Lavoro, p. 13.
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