CRACOVIA (XI, p. 770)
La città fu occupata dalle truppe tedesche il 6 settembre 1939 e nell'ottobre successivo divenne capitale del "Governatorato generale dei territorî polacchi occupati", con a capo il ministro del Reich, Hans Frank. La vicenda della città e della popolazione sotto l'occupazione tedesca è quella comune a tutti i territorî soggetti al dominio del Reich: particolarmente tragica la deportazione degli ebrei, il cui ghetto venne completamente "liquidato" nei giorni 13 e 14 marzo 1943: dei 55.000 ebrei esistenti a Cracovia nel 1939, alla fine della guerra non ne rimaneva in vita nemmeno un migliaio. Un particolare accanimento fu dimostrato dai Tedeschi verso i rappresentanti della cultura polacca, riuniti intorno alla secolare Università jagellonica e all'Accademia polacca delle scienze, tanto che Cracovia divenne sede dell'Institut für deutsche Ostarbeit, col compito di far penetrare la cultura tedesca nei territorî orientali. Il 6 novembre 1939, su ordine di Frank, la Gestapo trasse in arresto con un tranello tutti i professori, docenti e assistenti dell'Università jagellonica e dell'Accademia mineraria, in tutto 186 perso1ie, che vennero tradotte al campo di concentramento di Sachsenhausen. Qui, a seguito del pessimo trattamento, perdettero la vita, in loco o in seguito, 28 docenti, fra cui si ricordano: il giurista St. Estreicher, l'anatomo e già presidente dell'Accademia polacca delle scienze, K. Kostanecki, lo storico della letteratura polacca I. Chrzanowski, il filologo classico L. Sternbach. Molte asportazioni di libri ebbe a soffrire la Biblioteca jagellonica, sempre secondo il criterio di distruggere il carattere polacco dalla vita culturale della città. Gravi pure le perdite artistiche. A parte la distruzione dei monumenti a Mickiewicz, a Kościuszko, di quello eretto a ricordo della battaglia di Grunwald, le autorità tedesche trasferirono in Germania numerosi pezzi famosi come il trittico di Wit Stwosz (Veit Stoss), asportato dalla chiesa di S. Maria; il ritratto di Cecilia Gallerani, attribuito a Leonardo, il S. Girolamo di Hans Dürer, un Raffaello e un Rembrandt; sono andate distrutte preziose vetrate. Vennero mutati nomi di strade, ricercati negli archivî (completamente riorganizzati da personale giunto dal Reich) i documenti per dimostrare che Cracovia era una città tedesca, non senza preoccuparsi di sottrarre particolari gruppi di documenti, interessanti la Germania e i rapporti del germanesimo con le terre dell'est.
Dopo la liberazione (18 gennaio 1945) la città ha ripreso il suo volto normale e buona parte delle opere sono state recuperate. Attualmente è tornata ad essere capoluogo di uno dei più ricchi e popolosi voivodati (15.918 kmq., 2.133.400 ab. nel 1946, 134 per kmq.) Contrariamente alla maggior parte delle altre principali città polacche, la sua popolazione risulta aumentata da prima della guerra ad oggi (255.000 ab. nel 1939, 299.400 nel 1946).
Bibl.: J. Dabrowski (e altri), Kraków pod rządami wroga 1939-1945 (Cracovia sotto il governo del nemico), Cracovia 1946.