Cremete
Personaggio di alcune commedie di Terenzio. Nell'epistola a Cangrande D., per spiegare il titolo Comedia, si sofferma a caratterizzare la commedia e la tragedia nelle rispettive peculiarità differenziali (XIII 28 ss.): fa così notare, tra l'altro, che mentre la tragedia parla elate et sublime, la commedia remisse et humiliter, e si appoggia all'auctoritas della Poetria oraziana dalla quale trascrive quattro versi che valgano a portare la conferma, che per altro deve esser dedotta e converso: Interdum tamen et vocem comoedia tollit, / iratusque Chremes tumido delitigat ore (vv. 93-94). Il nome di C. ricorre solo dentro la citazione: dobbiamo quindi rifiutare ogni suggestione che ci spingesse a evocare, per C., il ricordo di Terenzio, di cui oltretutto D. non conosceva l'opera (M. Barchiesi, Un tema classico e medievale: Gnatone e Taide, Padova 1963; G. Padoan, Il " Liber Aesopi " e due episodi dell'" Inferno ", in " Studi d. " XLI [1964] 75-91), anche se fa sfoggio, poche righe prima, di citarlo e di considerarlo come il più significativo rappresentante della commedia; come del resto cita, con la stessa formula, e mostra di giudicare il più significativo rappresentante della tragedia, Seneca, di cui parimenti ignorava l'opera tragica (G. Brugnoli, Ut patet per Senecam in suis tragœdiis, in " Rivista di cultura classica e medioevale " V [1963] 146-163). In Ep XIII 30 siamo dunque in presenza, per C., di una pura e semplice citazione della Poetria oraziana, che viene nominata e parafrasata anche poche righe dopo: così, se le menzioni degli ‛ sconosciuti ' Terenzio e Seneca tragico sembrano recare danno alla tesi dell'autenticità dell'epistola, le due citazioni della Poetria oraziana sembrano invece rispecchiare anche qui quella predilezione che D. mostrò per il trattatello di cui si notano altrove ben dieci ricordi (cfr. E. Moore, Studies in D., I, Oxford 1896, 197-206, 348-349).