CREMONA (Cremoni)
Artisti, in prevalenza coroplasti (stuccatori), alcuni dei quali legati tra loro da vincoli vari di parentela, originari di Arosio, piccola borgata posta in Malcantone, Canton Ticino (Guidi, 1943, p. 179), ma attivi per lo più fuori dai confini della terra di origine. Molti di essi lasciarono tracce della propria attività in Toscana, particolarmente a Siena, e in Umbria; in Toscana sono per lo più ricordati come Cremoni. Gli artisti dei quali è stato possibile rintracciare notizie sono elencati qui di seguito in ordine alfabetico.
Antonio. È ricordato solo da un documento del 1740 per aver "aggiustato come stuccatore" una statua di S. Bernardino da Siena conservata nell'oratorio di S. Onofrio annesso alla chiesa senese di S. Anna. Il lavoro venne compiuto il 30 giugno di quell'anno e compensato - previa l'accettazione, sottoscritta dall'artefice - con 8 lire, 16 soldi e 8 denari (Arch. di Stato di Siena, Patrimonio Resti 1340, Entrata e Uscita della Compagnia e Spedale di S. Onofrio di Siena, 1740-1785, c. iv).
Bartolomeo. Fratello di Giovan Pietro, il più noto della famiglia, è ricordato dal Romagnoli (1835 c.) come abitante nella parrocchia di S. Mustiola detta della Rosa, insieme col congiunto. Dal Pecci (1752, p. 52; 1761, p. 62) e dal Faluschi (1784, p. 77) Bartolomeo è indicato, unitamente al fratello, quale autore dell'altar maggiore a stucco di quella chiesa, eseguito nel 1718 (il Romagnoli [1822, p. 64; 1832, p. 76] dice nel 1716) su commissione dell'abate camaldolese don Vincenzo Venturini da Pontremoli (Faluschi, 1815, p. 67).
Bernardino (I). L'attività di questo stuccatore, distinguibile da quella del suo omonimo per la discrepanza cronologica delle opere documentate, si svolse tra le città di Siena e Pistoia, e tra i poli temporali del 1º ottobre 1680 e il 1725. Un documento del 1º ott. 1680 registra, infatti, la decorazione a stucco della cappella di S. Ambrogio Sansedoni, che aveva il titolo di S. Anna, nella chiesa senese di S. Domenico, compiuta da Bernardino, chiamato in quest'occasione "Maestro Bernardino milanese" (Arch. di Stato di Siena, Patrimonio Resti 2173, c.82r). Il pagamento per quest'impresa venne effettuato dal padre generale dei domenicani fra' Ambrogio Maria Palmieri, e ammontò a 280 scudi. Nella stessa cappella, una memoria documentaria del 6 ottobre di quello stesso anno dà notizia dell'inizio della lavorazione a stucco dell'altare da parte dello stesso Bernardino e di suo figlio Giovanni Battista.
La struttura dell'altare è indicata come compiuta alla metà del mese di novembre, mentre nell'estate successiva i Cremoni dovettero terminare il lavoro, perché nello stesso documento si dice che i due artefici in quel periodo "rifinirono in tutto e per tutto il detto altare".
Tale impresa dovette soddisfare i committenti domenicani e i patroni degli altari della loro chiesa (evidentemente in via di rifacimento in tale lasso di tempo), dal momento che è ancora registrato, alla data di lunedì 6 maggio 1686, l'inizio della lavorazione dell'altare di patronato Accarigi, dedicato a s. Tommaso d'Aquino, e posto tra quelli delle due famiglie Colombini e Cinughi.
L'incarico venne commissionato ai due stuccatori da Francesco e Camillo Accarigi. Il lavoro dovette procedere speditamente, poiché il 16 settembre di quello stesso anno è dato come compiuto.Un'altra notizia riguarda l'opera di Bernardino e Giovanni Battista nella Compagnia dello Spirito Santo annessa a un'altra grande chiesa senese, S. Agostino, dove essi modellarono in stucco le statue dell'Arcangelo Gabriele e della Vergine Annunziata, daporsi in due nicchie a lato dell'altare della Compagnia. I due artisti lavorarono gratuitamente, facendosi acquistare dai confratelli, per la spesa di 7 lire, solo il materiale (1º settembre 1687: Archivio di Stato di Siena, Patrimonio Resti 645, Entrata e Uscita della Compagnia del Corpus Domini, c. 131v).
È probabile che l'attività di Bernardino svolta nell'ambiente dei domenicani di Siena lo facesse conoscere entro l'Ordine, cosicché non pare arduo identificarlo con l'artefice dello stesso nome, indicato come "Bernardino Crimoni" (sic.) da A. Chiti (Pistoia, Pistoia 1931, p. 139), attivo nella chiesa di S. Domenico a Pistoia, dove decorò di stucchi nel 1721 l'altare della famiglia Melani, scolpito da Romolo Tortoli, sotto la cupola dipinta da Niccolò Nannetti (G. Tigri, Pistoia e il suo territ., Pistoia 1854, p. 287).
Dopo questa impresa non si hanno ulteriori notizie documentarie sull'attività di Bernardino, a meno che non si voglia riferire a questo artefice, per la vicinanza delle date, il rifacimento dell'altar maggiore "di stucco con due angeli ornati grandi", della Compagnia di S. Croce col titolo di S. Agostino e S. Niccolò da Tolentino, annessa al convento di S. Agostino, che il Liberati (1941, p. 297) cita come ricordato dal Macchi, che lo farebbe risalire al 1725, nelle sue Memorie manoscritte conservate nell'Archivio di Stato di Siena.
Bernardino (II). Noto anche con il nome di Bernardo, è probabile che il secondo artefice di questo nome sia identificabile con lo stuccatore che è ricordato attivo in Siena col fratello Stefano (Zani, 1821) e di cui abbiamo notizie dal 1755 al 1797. Nel 1755 lo troviamo infatti registrato in un documento dell'Archivio di Stato di Siena (Patrimonio Resti 592-594) riportato da A. Liberati (1954), secondo il quale venne pagato 13 soldi e 4 denari per aver eseguito gli stucchi dell'urna dell'altare nell'oratorio della SS. Concezione, detto "degli artisti", eretto da questa congregazione dopo il 1697 in via S. Vigilio a Siena. Nel 1757, a quanto afferma il Chierici (1921, pp. 136 ss.), fu attivo, sempre in collaborazione con il fratello, nella decorazione a stucco della cappella (della Madonna) dei sette dolori nella chiesa di S. Maria dei servi.
Più problematica invece l'assegnazione di altre decorazioni a stucco nella stessa chiesa come gli Angeli nella cappella Patrizi, che il Pecci prima (1752, p. 91) riferisce ai due fratelli Cremoni o a Giacomo Franchini, per poi (1761, p. 107) ammettere la paternità del Franchini e riportare invece come opera del C. la decorazione - sempre a stucco - della cappella del Crocifisso.
Un altro lavoro di Bernardino è testimoniato, alquanto curiosamente, da un foglietto datato 1794, trovato nel vano di un altare della chiesa del convento delle monache benedettine di S. Marta, là dove era collocato il dipinto di Francesco Vanni raffigurante l'Incoronazione della Vergine coi ss. Agostino e Marta, in cui si ricorda Bernardino come autore degli altari laterali della chiesa, su commissione della monaca Agnese Carlotta Bargagli (Santi, 1979). Dal 2 novembre al 16 dic. 1797 sono infine registrati, nell'Archivio della contrada della Tartuca (Amministrazione 1784-1800, n. 353) vari pagamenti a Bernardino per la costruzione dei due altari laterali della chiesa di S. Antonio da Padova della stessa contrada.
Il lavoro, eseguito a cura del camerlengo Giacomo Bottarelli, venne effettuato da Bernardino in collaborazione con il muratore e contradaiolo Gaspero Fineschi (Teubner, 1982).
Cassiano (Canziano). A nome di questo stuccatore, variamente ricordato come Cassiano o Canziano (ma è indubbio che si tratti della stessa persona), sono registrati pagamenti dal 27 maggio al 20 luglio 1781 in alcuni documenti dell'Archivio di Stato di Siena (Patrimonio Resti 139, Conto di lavori, e spese fatte per la nuova chiesa in Camullia della Ven.le Congregazione di S. Anna dal di 19 marzo 1781 al di 20 luglio dell'anno detto, n. 35) per la costruzione dell'altar maggiore, degli altari laterali e delle cornici in stucco nella chiesa di S. Anna in S. Onofrio a Siena. Secondo una notizia riportata da A. Bandini (Arch. di St. di Siena, ms. D. III. 11: Diario senese, XI, 22 apr. 1795, c. 49r) Cassiano il 22 apr. 1795 ripulì e colorò "tutti gli stucchi della volta, e pareti [della chiesa dell'oratorio della Compagnia di S. Antonio abate], con darli in fondo il colore celestino, con ornare di altri stucchi della volta medesima". Tali lavori si inseriscono nel rinnovamento della chiesa senese, che poi diverrà l'oratorio della Confraternita della Misericordia, promossi dal tesoriere della Compagnia, appartenente alla nobile famiglia dei Sansedoni.
Francesco. Nacque ad Arosio verso il 1675; tra il 1695 e il 1698 eseguì alcuni lavori in stucco nelle cappelle della chiesa di S. Savino a Piacenza. Sempre nella stessa città, ornò di statue la facciata della chiesa del Carmine (1707). Ancora a Piacenza, nel corso del 1712, eseguì le statue del coro della chiesa dei Ss. Nazaro e Celso (poi soppressa). Morì probabilmente a Piacenza il 2 dic. 1712 (Crivelli, 1971, p. 94).
Giovanni. Figlio di Michele, risulta documentato nel 1626e nel 1645 quando era console del comune di Arosio; sarebbe autore del rifacimento della chiesa di S. Michele di Arosio tra il 1640e il 1647 (Brentani, 1939). Guidi (1943, pp. 180 s.) e Simona (1938, pp. 20 s.) gli attribuiscono anche gli stucchi della stessa chiesa e motivi ornamentali in alcune case sempre di Arosio.
Giovanni. Nato nel 1807 e morto nel 1836, è ricordato come scultore attivo a Torino agl'inizi dell'Ottocento (Guidi, 1943, p. 180), ma non sono rammentate sue opere.
Giovanni Battista. Figlio di Bernardino (I).
Giovan Pietro (Pietro). È il più noto rappresentante della famiglia, per quantità di notizie che lo riguardano e per le realizzazioni legate al suo nome. Nipote di Stefano, anch'egli attivo a Siena, nacque quasi sicuramente ad Arosio (Thieme-Becker; Guidi, 1932), forse nel 1684, se èesatta la data di morte riportata dal Romagnoli (1835 c.).Le prime notizie che lo riguardano lo indicano attivo a Città della Pieve, in Umbria, dove coi suoi fratelli (sull'identificazione dei quali, tranne che per Bartolomeo, mancano peraltro notizie precise) eseguì - dal 1713 al 19 maggio del 1714 - gli stucchi decorativi della cappella del Ss. Sacramento nella cattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio. Nella stessa chiesa, i C. lavorarono anche alla decorazione degli altari di S. Giuseppe di S. Giovanni e di S. Antonio, compiendo anche l'esecuzione dei medaglioni. Tale impegno fu terminato nel 1723, quando Giovan Pietro si era forse già stabilito a Siena (Canuti, 1926).In questa città, secondo il Romagnoli (1835 c.), risiedeva col fratello Bartolomeo nella parrocchia di S. Mustiola della Rosa, dove, a detta delle fonti (Pecci, 1752, p. 52; 1761, p. 62; Faluschi, 1784, p. 138; 1815, p. 67), eseguì gli stucchi dell'altar maggiore, avvalendosi della collaborazione di quello. L'altare era già stato ornato delle statue di S. Benedetto e di S. Romualdo (la chiesa era officiata dai monaci camaldolesi) da Bartolomeo Mazzuoli (Romagnoli, 1822, p. 64). Il lavoro fu eseguito, secondo il Faluschi (1815, p. 67) nel 1718 o, a parere del Romagnoli (1822, p. 64; 1832, p. 76; cfr. Bartolomeo), nel 1716.
La frequentazione del Mazzuoli fa presumere un suo alunnato presso il più noto di questa famiglia di scultori senesi, Giuseppe, la cui arte risentiva profondamente di influssi berniniani. L'attività di Giovan Pietro in Siena è caratterizzata non solo dalle decorazioni in stucco eseguite in varie chiese, sempre in collaborazione col fratello Bartolomeo (Romagnoli, 1835 c.), ma soprattutto dalla ricostruzione della chiesa di S. Giorgio, ricordata pressoché da tutte le fonti e le guide locali.
La chiesa, che apparteneva al seminario arcivescovile, era di origine medievale, e doveva trovarsi in cattivo stato di conservazione quando il cardinale di S. Prassede Anton Felice Zondadari, membro della nobile famiglia senese e nipote di papa Alessandro VII Chigi, residente per parte dell'anno nella sua dimora di Ancaiano, non lontana dalla città, dette incarico a Giovan Pietro di riedificarla. Il 17 genn. 1729 si cominciò a demolire l'altar maggiore della vecchia chiesa (Grassi, 1928, p. 62), quale prodromo ai lavori di rinnovamento. Essi proseguirono di buona lena, poiché il 9 sett. 1731 l'arcivescovo Alessandro Zondadari, fratello del cardinale Anton Felice, consacrava il nuovo edificio. La facciata in travertino fu terminata solo nel 1738 (Chierici, 1923, p. 138) dal capomastro muratore Antonio Fondi, su disegno di Giovan Pietro (Liberati, 1953), probabilmente dopo la sua morte. La chiesa di S. Giorgio, coi suoi ornamenti in stucco che "profusi nelle volte, negli archi, intorno agli altari, rivelano una grande ricchezza di fantasia e una consumata abilità di esecuzione" (Chierici, 1923), viene ritenuta uno degli esempi più interessanti dell'architettura settecentesca in Siena, unendo in verità in maniera affatto originale il classicismo dell'ordine unico con l'esuberante decorazione tipica del barocco maturo. Curiosamente, vennero attribuiti a Giovan Pietro anche i due monumenti funebri (1748), ubicati nel transetto della chiesa, del cardinale Anton Felice e dell'arcivescovo Alessandro, suo, fratello (Oldelli, 1811), mentre sono firmati dallo scultore di Anversa F. Janssens.
Morì a Siena il 25 dic. 1737, a 53 anni di età (Romagnoli, 1835 C.), o nel 1745 (Oldelli, 1511; Guidi, 1932).
Michele. Attivo a Siena, il suo nome è registrato in alcune notizie di archivio dal 15 dic. 1653 al 14 ag. 1660, quale esecutore di lavori nell'oratorio senese del Corpus Domini, annesso alla chiesa di S. Agostino. La prima notizia, che risale appunto al 15 dic. 1651, indica che ricevette, e sottoscrisse, un pagamento di 28 lire per l'esecuzione degli stucchi del cornicione dell'oratorio di questa Compagnia. Il. 15 luglio 1660, nello stesso Libro di Entrata e Uscita della Compagnia del Smo. Corpo di Cristo, è invece registrato un pagamento di 15 lire nei suoi confronti fatto nelle mani di Pietro, suo figlio, per i lavori in stucco eseguiti nel medesimo oratorio. L'ultima notizia che riguarda i due artefici è un saldo di 10 lire effettuato dal priore della Compagnia a Michele il 14 ag. 1660. Tale retribuzione riguardava sempre il cornicione in stucco (eseguito quindi in collaborazione tra padre e figlio) dell'oratorio del Corpus Domini (Arch. di Stato di Siena, Patrimonio Resti 644, Libro di Entrata e Uscita, segnato A, della Compagnia del S.mo Corpo di Cristo di Siena, 1643-1671, cc. 28v, 56rv).
Paolo. L'attività di questo stuccatore in Siena è comprovata da due notizie di archivio. La prima, che risale al 6 ott. 1686 (Arch. di Stato di Siena, Notarile Postcosimiano, Originale 1135, ins. 580), si riferisce alla stima che egli effettuò, dalla parte dello scultore Giovanni Antonio Mazzuoli, del complesso dell'altar maggiore della chiesa di S. Antonio da Padova della contrada della Tartuca realizzato dallo stesso Mazzuoli. Da parte della contrada venne interpellato lo scultore Carlo Rusconi. La seconda notizia riguarda invece un pagamento effettuato a suo favore il 1º sett. 1693 (Arch. di Stato di Siena, Patrimonio Resti 66, Libro di Entrata e Uscita della Compagnia di S. Antonio abate in Siena, 1682-1717, c. 38v).
Egli ricevette per ordine di Augusto Gori Pannilini, priore della Compagnia di S. Antonio abate di Siena (poi Confraternita della Misericordia), 45 lire e 10 soldi per aver eseguito nella cappella della Madonna della Stella nell'Oratorio della Compagnia, una nicchia dove si doveva collocare la statua lignea raffigurante S. Antonio abate, opera di Turino di Sano o del figlio di questo Giovanni di Turino (entrambi scultori di scuola senese del primo Quattrocento: cfr. E. Carli, Gli scultori senesi, Milano 1980, p. 39), già ubicata nella "piazza" o atrio scoperto davanti all'oratorio stesso.
Pietro. Figlio di Michele.
Stefano. Secondo il Canuti (1926), uno stuccatore di questo nome si riscontra attivo tra il 1741 e il 1743 nella chiesa di S. Maria dei bianchi (o della Mercede) di Città della Pieve, che venne appunto ampliata nel sec. XVIII.
Nel 1741 venne infatti stipulata una convenzione con Stefano per l'esecuzione in stucco dei tre altari di cui doveva esser arredata la chiesa. Anche l'esecuzione del cornicione doveva entrare nel contratto. La Confraternita dei bianchi si dichiarò disponibile a fornire all'artefice "gesso, marmo pesto, calce, bianco, ed arena lavata". Il lavoro dovette durare tutto l'anno, perché, allo scadere del 1741, Stefano era ancora all'opera sulle cornici dei medaglioni. Nel 1743 l'artefice è attivo nella stessa chiesa alla decorazione in stucco sopra i confessionali e nel coro. In questo impegno collabora con lui il cugino Paolo.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, Patrimonio Resti 2159, Mem. e ricordi di nuove fabbriche... di nostra chiesa di S. Domenico di Siena descritte dal padre fra' Angiolo Carapelli e proseguite dal padre fra' Giglio Lodovico Andreacci... et hora ricopiate dal padre fra' Deifebo Venturini nell'anno soprascritto.... (7 ott. 1680; 6 maggio 1686 [1733]), cc. 972rv, 976r (per Bernardino [II]); G. A. Pecci, Relazione delle cose più notabili della città di Siena, Siena 1752, pp. 52, 102 (per Bartolomeo e Giovan Pietro), 91 (per Bernardino II); Id., Ristretto delle cose più notabili della città di Siena, Siena 1761, pp. 62, 121 (per Bartolomeo e Giovan Pietro), 107 (per Bernardino II); G. Faluschi, Breve relazione sulle cose notabili della città di Siena, Siena 1784, pp. 77, 138 (per Bartolomeo e Giovan Pietro); G. A. Oldelli, Continuazione e compimento del Diz. storico-ragionato degli uomini illustri del Canton Ticino, Lugano 1811, pp. 15 s. (per Giovan Pietro); G. Faluschi, Breve relazione delle cose notabili della città di Siena..., Siena 1784, pp. 67 (per Bartolomeo e Giovan Pietro), 125 (per Giovan Pietro); P. Zani, Enciclopedia metodica delle belle arti, I, 7, Parma 1821, p. 112 (per Bernardino [II] e Giovan Pietro); [E. Romagnoli], Guida della città di Siena..., Siena 1822, pp. 64 (per Bartolomeo e Giovan Pietro), 112; [Id.], Guida della città di Siena..., Siena 1832, pp. 76 (per Giovan Pietro e Bartolomeo), 133; Id., Biografiacronologica de' bellartisti senesi [1835 c.], ed. stereotipa del ms. L. II, 1-13 della Bibl. com. di Siena, Firenze 1976, XI, p. 512 (per Bartolomeo e Giovan Pietro); Id., Cenni storico-artistici di Siena e suoi suburbii, Siena 1840, p. 40 (per Giovan Pietro); Id., Guida della città di Siena e suoi suburbii, Siena 1861, p. 67 (per Giovan Pietro); [E. Micheli], Guida artist. della città e contorni di Siena, Siena 1863, p. 88 (per Giovan Pietro); E. A. Brigidi, La nuova guida di Siena, Siena 1879, p. 102 (per Giovan Pietro); [E. Micheli], Guida artist. della città e contorni di Siena, Siena 1883, p. 118 (per Giovan Pietro); E. A. Brigidi, La nuova guida di Siena, Siena 1885, p. 84 (per Giovan Pietro); L. Dami, Siena e le sue opere d'arte, Firenze 1915, pp. 33, 95 (per Giovan Pietro); G. Chierici, Architetti ed architettura del '700 a Siena, in Architett. e arti decorative, II (1923), 5, pp. 136 ss., 140 (per Bernardino [II] e Giovan Pietro); W. Heywood-L. Olcott, Guide to Siena. History and art, Siena 1924, p. 342; F. Canuti, Nella patria del "Perugino". Note d'arte e di storia su Città della Pieve, Città di Castello 1926, pp. 19 (Giovan Pietro), 88 (Stefano); V. Grassi, La chiesa di S. Giorgio. Notizie storico-artistiche, in La Balzana, II (1928), pp. 60-63 (Giovan Pietro); M. Guidi, Dizionario degli artisti ticinesi, Roma 1932, p. 99 (per Bartolomeo, Bernardino [II] e Giovan Pietro); V. Donati, Breve storia di artisti ticinesi, Bellinzona 1936, p. 136 (per Giovan Pietro); L. Simona, L'arte dello stucco nel Canton Ticino, II, Bellinzona 1938, pp. 26 s.; L. Brentani, Antichi maestri d'arte e di scuola delle terre ticinesi, VI, Como 1939, p. 78; A. Liberati, Chiese, monasteri, oratori e spedali senesi. Ricordi e notizie, in Bull. senese di storia patria, XLVIII (1941) pp. 72 (per Giovan Pietro e Bartolomeo), 297 (per Bernardino I); M. Guidi, I C. e i Ferroni stuccatori di Arosio, in Zeitschrift für schweizer. Archeologie und Kunstgeschichte, V (1943), pp. 179 ss. (per Giovan Pietro, Bartolomeo e Giovanni); A. Liberati, Chiese, monasteri, oratori e spedali senesi. Chiesa di S. Giorgio, in Bull. senese di storia patria, LX (1953), pp. 248 s. (per Giovan Pietro); Id., ... Oratorio della SS. Concezione detto degli artisti. ibid., LXI (1954), pp. 140 s. (per Bernardino [II]); V. Golzio, Seicento e Settecento, I, Torino 1955, p. 187 (per Giovan Pietro); V. Melani, Itinerari pistoiesi, Pistoia 1970, p. 160 (per Bernardino [I]); A. Crivelli, Artisti ticinesi in Italia, Locarno 1971, pp 94 (per Francesco), 104 (per Giovan Pietro), 118 (per Bartolomeo); B. Santi, in Mostra di opere d'arte restaurate nelle province di Siena e Grosseto (catal.),. Genova 1979, p. 224 (per Bernardino [II]); H. Teubner, in L'oratorio di S. Antonio da Padova alle Murella (1682-1982), Siena 1982, p. 21 (per Bernardino [II]); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, pp. 80 s. (per Giovan Pietro); Diz. encicl. di arch. e urban., II, p. 107 (per Giovan Pietro).