CREOSOTO (dal gr. κρέας "carne" e σώζω "salvo")
Con questo nome s'indica un liquido, miscuglio di sostanze di natura fenolica, proveniente dal catrame di legno di faggio.
Si ricava per distillazione frazionata del catrame di faggio; i fenoli vengono asportati con una soluzione concentrata di idrato sodico, e dalla soluzione alcalina vengono messi in libertà per aggiunta di acido solforico diluito: dopo lavaggio con soluzione molto diluita di idrato sodico, il liquido si rettifica, raccogliendo la frazione che disiilla fra 200° e 220°, che costituisce il creosoto.
Il creosoto è un miscuglio di fenoli e principalmente guaiacolo
che costituiscono circa il 50-60% del prodotto: inoltre contiene in piccola quantità il metilcreosolo, il propilguaiacolo, cresoli e xilenoli.
È un liquido oleoso, debolmente giallognolo, fortemente un ifrangente, con odore particolare di fumo, sapore bruciante, reazione neutra. Peso specifico 1,08. Solubile in alcool, etere, solfuro di carbonio; pochissimo solubile nell'acqua fredda, solubile a caldo in 120 parti di acqua. La soluzione acquosa satura con cloruro ferrico diluito assume una colorazione verde o azzurra fugace ed intorbida; infine diventa bruna, separando fiocchi dello stesso colore. La soluzione alcoolica si colora in azzurro cupo con tracce di cloruro ferrico, e in verde scuro con maggiore quantità di reattivo.
Farmacologia. - Il creosoto manifesta le proprietà farmacodinamiche dei fenoli che lo costituiscono e specialmente del guaiacolo, il più abbondante e attivo dei suoi componenti. Coagulando, in soluzione concentrata, l'albumina, caustica i tessuti con cui viene a contatto e v'induce spiccata anestesia. Assorbito a piccole dosi, produce negli stati febbrili abbassamento della temperatura del corpo. A forti dosi provoca avvelenamento grave (vertigini, sudori, ipotermia, collasso). Svolge un'energica azione antisettica e disinfettante e deve il suo nome alla proprietà anticamente riconosciuta di preservare la carne dalla putrefazione. È stato molto adoperato nella cura della tubercolosi polmonare, ove rende manifesti benefici, specie nei casi iniziali. Diminuisce la tosse, l'espettorato, la febbre; accresce l'appetito e migliora le condizioni generali. Non pare tuttavia si tratti d'azione specifica sul bacillo tubercolare, bensì d'un effetto sulla nutrizione e sulla mucosa respiratoria. Nelle forme gravi di tubercolosi si palesa piuttosto dannoso. Si somministra per bocca, in pillole, capsule e mucillaggini (dose massima grammi 0,50; nelle 24 ore gr. 1.50): nei casi frequenti d'intolleranza gastrica, dovuti sovente a impiego di creosoto impuro o sofisticato (Marfori, 1890) s'impiega la via rettale (supposte, clisteri) o la via ipodermica (soluzioni oleose 10-15%). Spesso taluni infermi mostrano assoluta intolleranza al creosoto. Più tollerato, ma meno attivo del creosoto è il suo sale più conosciuto: carbonato di creosoto o creosotale. Ma si conoscono molti altri preparati di creosoto come l'eosoto (valerianato di creosoto), il tannosal (tannato di creosoto), il fosfotal (fosfito di creosoto), ecc.
L'avvelenamento prodotto da creosoto ricorda quello prodotto da fenolo. La dose letale per l'uomo s'aggira intorno ai 7 grammi. S'elimina con le urine in combinazione con l'acido solforico o glicuronico. È assai utilizzato come disinfettante e anestetico nei casi di carie dentaria.