CRETACICO o Creta
Periodo (e sistema) più recente dell'era secondaria o mesozoica. Il nome deriva da creta (v.); sedimento marino che in Francia, Inghilterra e Germania ha grande sviluppo in estensione, costituendo una facies particolarmente caratteristica nella serie superiore del sistema: donde la sua designazione a denominare l'intera serie. La creta bianca a luoghi è sostituita o presenta passaggi a creta marnosa, o glauconiosa, a concrezioni fosfatiche.
Ebbero inoltre grande sviluppo altri sedimenti più schiettamente neritici, e cioè: argille a plicatule, marne a ostree, calcari o marne ammonitifere, le costruzioni coralligene con marne e calcari a rudiste. Particolare importanza hanno nella serie i sedimenti ritenuti batiali, come le marne con ammoniti per lo più piritose, e calcari scagliosi o compatti con ammoniti stenotermi (Phylloceras, Lytoceras). Non mancano depositi a facies lagunare, e hanno grande sviluppo, specialmente nell'America del Nord, i depositi continentali. Sulle caratteristiche paleontologiche più notevoli del periodo, si può osservare, che della ricca flora furono elementi specialmente diffusi le cicadee e fra queste le Glossozamites: da segnalare la comparsa del genere Pinus, fra le conifere, le numerose palme e, in particolar modo, la diffusione delle dicotiledoni angiosperme; caratteristici i generi Credneria e Krannera, accompagnati da altri rappresentati tuttora nella flora: notevole indizio dello stabilirsi di climi differenziati e dell'alternarsi delle stagioni. Nel fenomeno della litogenesi è sempre apprezzabile il concorso delle alghe sifonee e coralline e del genere Sphaerocodium, in rapporto all'origine di certi calcari oolitici.
Fra i foraminiferi, acquistano significato di fossili caratteristici le orbitoline, orbitoidi, sideroliti, omfalocicli, e compaiono alla fine del periodo le prime, piccole forme di nummuliti. Grande sviluppo assumono le calcispongie e le silicospongie e diffusissime ne sono le spicole, spesso associate a radiolari nei calcari selciosi. Le faune a coralli sono povere nell'Infracretacico, ricche invece nel Sopracretacico, nel quale riprendono importanza i coralli costruttori, affini nel complesso a quelli giurassici; per certi orizzonti è caratteristica la fauna a briozoi, che vi assumono l'importanza di organismi litogenici. Gli echinidi presentano numerosi generi e specie considerati, come si vedrà, fra i fossili-guida per i riferimenti cronologici, più che non sia per i brachiopodi, in decadenza.
Il tipo delle rudiste, fra i molluschi litogenici, già comparso nel Giurassico, dà impronta speciale alla fauna cretacica: esse, associate spesso ai coralli costruttori, raggiungono l'apogeo della evoluzione poco avanti la loro totale scomparsa prima della fine del periodo. Ancora fra i lamellibranchi, vanno ricordati gli inocerami e le ostree numerosissime, specialmente le forme dei sottogeneri Exogyra e Alectryonia. Fra i cefalopodi, straordinario fu il numero dei nautili: così gli ammoniti, fondamentali per le suddivisioni cronologiche, gareggiano per numero e ricchezza di forme con quelli della fauna giurassica, ma nel contempo manifestarono un'evoluzione regressiva, e tendenza al gigantismo, preannunziandosi, come per le rudiste, la loro quasi improvvisa e inspiegata scomparsa avanti la fine del periodo, col significativo sviluppo regressivo della linea lobale (ritorno al tipo "ceratite"), con la conchiglia spesso a spira svolta o turriculata, o bacillare. Così decadono e poi scompaiono le belemniti, fra le quali peraltro assumono importanza di fossili-guida le belemnitelle. Fra i vertebrati, si osserva che al predominio dei pesci ganoidi subentra quello dei teleostei, con la comparsa di parecchie famiglie ancora rappresentate nei mari tropicali. Si presentano nuovi elementi alla fauna con anfibî urodeli, e, fra i rettili, tartarughe palustri e fluviali, lacertidi, serpenti. I dinosauri sono numerosi (Megalosaurus, Hydrosaurus), e sono da ricordare gli ultimi grandi pterosauri (Ornitocheirus). Gli uccelli provvisti di denti (Odontolcae), del Kansas, si fanno sempre più affini agli uccelli tipici. Procede l'evoluzione dei mammiferi; prevalgono sempre piccole forme (Allotheria, Pantotheria), delle quali rimangono solo denti isolati e frammenti di mascelle, recenti scoperte di avanzi in Mongolia rivelerebbero forme e caratteri importanti per la storia di questi più elevati animali.
Non è sempre agevole riconoscere il limite inferiore del Cretacico quando la sedimentazione marina continua ininterrotta, fra Giurassico e Cretacico, senza evidente cambiamento di facies litologica come si riscontra generalmente nella regione mediterranea o alpina, a regime di mare profondo. La delimitazione è invece netta là dove, come nella regione del Giura, i sedimenti marini della base del Cretacico seguono quelli più recenti del Giurassico di origine lagunare o continentale (Purbecchiano), o comunque al livello limite corrisponde una lacuna fra Giurassico e Cretacico in conseguenza dell'emersione verificatasi alla fine del Giurassico estesa su gran parte dell'Europa; su questa regione settentrionale-continentale il mare cretacico ritornò trasgressivo fra massicci erciniani insulari, dandovi origine a numerose facies diverse e tipiche, in contrapposto all'uniforme serie della regione alpina. L'estendersi del regime marino raggiunse il massimo nel Cenomaniano con la grande trasgressione, che caratterizza l'età di mezzo del periodo, quando i sedimenti marini si deposero trasgressivi su altri mesozoici e anche su terreni paleozoici. Queste trasgressioni non modificarono molto le grandi linee del disegno geografico della superficie terrestre, specie durante il Cretacico antico. Sussistono i due grandi aggruppamenti continentali al nord e al sud del Mediterraneo centrale (Mesogeo) comunicante con la grande geosinclinale pacifica; quello settentrionale nord-atlantico e siberiano e quello meridionale brasiliano-africano-australe-indo-malgascio, in via di smembrarsi con l'aprirsi dell'Atlantico meridionale; individualizzando l'America Meridionale, e con la separazione dell'Africa da un continente indomadagascarico-australiano, iniziatasi già durante il Giurassico.
Il regime marino si fece dunque prevalente nel Cretacico, pur persistendo le due provincie geo-zoologiche, quella mediterranea e quella boreale, meno calda. Le divisioni in piani e sottopiani del sistema Cretacico trovano la ragione nella quasi generalità del regime marino e nelle caratteristiche dello sviluppo evolutivo delle ricche faune marine. Al solito le denominazioni delle singole divisioni sono desunte dal nome dei paesi dove le ripartizioni stratigrafiche e faunistiche sono tipiche. Le divisioni di primo grado - Infracretacico e Sopracretacico - dipendono dalla grande trasgressione cenomaniana già notata, dalla quale derivarono importanti cambiamenti d'ordine geografico e quindi biologici. Nel seguente prospetto sono riassunte le suddivisioni di secondo grado quali si applicano specialmente alla serie marina europea, contraddistinte essenzialmente per caratteri di fauna e in modo particolare per quelli dipendenti dall'evoluzione degli ammoniti.
Questo prospetto va integrato tenendo presente lo sviluppo di certe facies marine particolari, persistenti attraverso diversi sottopiani, e anche dello sviluppo di depositi continentali, sincronizzabili con altri di sedimentazione marina. Nel primo caso abbiamo l'Urgoniano (Orgon, all'est di Tarascon, sinistra della Durance), denominazione comprensiva dei calcari di scogliera o a rudiste, facies comune ai tre sottopiani Neocomiano, Barremiano, Aptiano. Per il secondo caso abbiamo il Wealdiano (Weald, Inghilterra) serie continentale-lagunare, equivalente cronologico del Neocomiano e Barremiano. Accennando ai caratteri del Cretacico nell'America Settentrionale vedremo come non sia agevole riuscire alle correlazioni e ai sincronismi fra i membri seriali dell'uno e dell'altro continente, per il predominio nell'Europa delle formazioni marine e, invece, per il grande, caratteristico sviluppo che ebbero nell'America Settentrionale quelle lacustro-continentali.
Se il Cretacico fu un periodo di calmo regime di dominio marino e di quiete tellurica, non lo fu però in modo assoluto, e lo comprova il ripetersi delle trasgressioni e dei movimenti in rapporto alle geosinclinali, con conseguente contraccolpo di attività vulcanica ed emissione di graniti, sieniti, ofioliti, ecc. nei Pirenei, nei Balcani, Antille, Ande, Texas, e valgano per tutti gli espandimenti dei trapps neocretacici, che nel Dekkan (India Peninsulare) coprono 300.000 kmq., con spessore che arriva fino a 2000 metri.
Per completare il quadro geostorico si esaminano succintamente le formazioni dell'Infracretacico prima e del Sopracretacico poi, nella loro distribuzione geografica, dalla regione europea nelle sue provincie mediterranea e boreale ai centri più tipici.
Infracretacico. - Come Provincia Mediterranea intendiamo quella parte del grande Mesogeo compresa, nel disegno geografico presente, tra la Penisola Iberica e il Caucaso da O. a E., e tra l'Atlante e le Alpi e i Carpazî da S. a N., estendentesi nel cosiddetto Bacino di Parigi. Specialmente in dipendenza della batimetria marina, due tipi di sedimentazione vi si distinguono: l'alpino a facies batiale, e il giurese a facies litorale. Il primo ha caratteristico sviluppo fra i massicci centrale e del Mercantour allora emersi, con serie calcareo-marnosa e faune ad ammoniti di mare profondo (filloceri, litoceri, ecc.). Più a S. si ha passaggio alla facies costiera (provenzale) con depositi glauconiferi e fosfatiferi, a bivalvi e a echinidi. A luoghi si sostituisce con ampio sviluppo la caratteristica facies urgoniana, specialmente calcari di scogliera, coralligeni, bianchi compatti con ricche faune contraddistinte in particolare da orbitoline e da certi gruppi di rudiste. È da notare l'importanza morfologica che queste masse calcari, ergentisi a pareti dirupate, decorrenti a frontoni e a cornici, dànno al paesaggio e che si avverte anche nelle catene subalpine. A proposito di calcari urgoniani ricordiamo che nella Bassa Provenza essi contengono i giacimenti di bauxite (idrossido di alluminio); tipici quelli di Baux.
In conseguenza della trasgressione infracretacica del SE. della Francia abbiamo nelle catene subalpine del Giura il tipo giurese, costituito in tutto il suo spessore da facies litorali con rari ammoniti (opliti); tipica la ricca fauna a molluschi della serie di Sainte-Croix. Da ricordare, come fenomeno, la Perte-du-Rhône (Bellegarde) nell'incisione che il fiume ha operato nella serie urgoniano-aptiana.
Attraverso allo stretto morvano-vosgiano, la trasgressione si estese al bacino di Parigi. Nei livelli equivalenti dell'Hauteriviano e del Barremiano prevalgono i depositi continentali; da ricordare le sabbie bianche e le argille refrattarie, utilizzate le prime in vetreria e le altre in ceramica. Nella sovrastante serie marina abbiamo, d'interessante, le sabbie verdi dell'orizzonte artesiano di Grenoble (a 500 m. sotto il livello di Parigi) sottostanti alle argille albiane. Più a N., nel Boulonnais e nel S. d'Inghilterra, ricompare il Cretacico inferiore nella anticlinale della Manica, dove una formazione continentale-lagunare, di argille e sabbie specialmente sviluppata nel Weald, d'onde il nome di Wealdiano, con spessore di 300 m., equivale stratigraficamente e cronologicamente al Valanginiano, Hauteriviano e Barremiano. Vi prevalgono depositi a fauna lacustre, a luoghi alternanti con strati marini. Nel Boulonnais il Wealdiano si presenta anche insinuato nelle fratture del sottostante calcare carbonifero, come risulta per il giacimento dell'Iguanodon di Bernissart (tra Mons e Tournai). Sopra il Wealdiano, il Cretacico inferiore, trasgressivo sul Giurassico, riassume la facies marina con le sabbie verdi glauconiose aptiane, e col tipico gault (Albiano), ad argille bluastre.
Il Bacino Boreale corrisponde a un'area parzialmente ora coperta dal Mare del Nord e dall'Oceano Artico, a nord delle terre emerse infracretaciche. Si estendeva: in Inghilterra (York e Lincoln) con un golfo, che durante l'Aptiano doveva comunicare col Bacino Mediterraneo mediante il Bacino anglo-parigino; sulla Germania settentrionale con serie tipica nel Hannover, nella quale, per rapida evoluzione delle forme degli ammoniti, sono separabili ben 30 zone; e sulla Russia, fra gli Urali e le Provincie Baltiche in un grande golfo, allacciato a quello germanico e, nella fase di massima estensione, comunicante col Bacino Mediterraneo. Che queste diverse parti del Bacino Boreale formassero un tutto è dimostrato dall'uniformità della fauna, che è profondamente diversa da quella mediterranea, specialmente per la presenza di cefalopodi di generi esclusivi, per l'abbondanza delle caratteristiche Aucella fra i bivalvi e per l'assenza di recinti corallini.
L'Infracretacico si ripresenta nelle Alpi della Savoia e della Svizzera: nelle Prealpi Svizzere, i terreni infracretacei, specialmente calcari e marne del Neocomiano, fanno parte di masse a tectonica assai complicata, come risultò dalle ricerche sulle falde di ricoprimento e su certi enigmi stratigrafici (ad es. quello dei Diablerets), che le sintesi tectoniche hanno risolto. Come sull'asse primario dei Pirenei, nella Penisola Iberica, il massiccio della Meseta, quello della Catalogna, e probabilmente il massiccio cristallino della catena betica emergevano dal mare cretacico, che vi deponeva all'ingiro una serie di depositi litorali, con lacune e trasgressioni, mentre una serie di altri depositi marini, in generale profondi, continua almeno fino al Cenomaniano, si costituiva in corrispondenza della catena subbetica, fra la Meseta e il massiccio betico. Notevole poi in particolare la formazione a tipo wealdiano di Tôrres Vedras in Portogallo, col giacimento di Cercal, dove si presentano le prime dicotiledoni: la quale facies ritroviamo nella potente serie del Cretacico inferiore al margine nord della Meseta, regione Soria-Burgos, e in quella pirenaica-cantabrica verso il golfo di Guascogna. Cosi al margine del massiccio primario catalano, fra Barcellona e Tarragona, il Neocomiano consta di dolomie salmastre alla base, di sedimenti marini a bivalvi con intercalazioni salmastre, dell'Aptiano e Albiano con ammoniti e orbitoline.
Il Cretacico del Nord-Africa appartiene pure alla geosiclinale mediterranea: la serie inferiore è rappresentata nell'Atlante Telliano e nella grande e piccola Cabilia da una serie di calcari e marne con ammoniti piritizzati, e negli Hauts Plateaux da marne e arenarie, da calcari, a caratteri urgoniani con rudiste e intercalazioni di marne, similmente all'Urgo-Aptiano pirenaico. Ma altrove più al S. i depositi dell'Infracretacico comprovano l'invasione del mare sul massiccio africano nel S. dell'Abissinia, in Somalia, nella Colonia del Capo, a Madagascar, e, più a oriente, nell'Australia occidentale, quando si preparava lo smembramento del grande continente di Gondwana, pur persistendo, probabilmente fino al termine del Cretacico, il collegamento africo-brasiliano attraverso l'Atlantico, lungo l'Equatore. L'Infracretacico è conosciuto nel Himālaya e nel Tibet, in concordanza sul Giurassico e con particolare sviluppo dell'Aptiano, con le caratteristiche costanti a partire dai Pirenei.
In confronto dell'Infracretacico eurasiatico e africano e, possiamo aggiungere, dell'America Centrale (Venezuela), quello dell'America Settentrionale offre nel suo complesso notevoli differenze. Vi si distinguono tre tipi: il tipo atlantico o di Potomac (dal fiume che passa a Washington), in rapporto alla trasgressione infracretacica, che lasciò emerso nel grande continente Nord-Atlantico il rilievo canadese, con gli Appalachiani e gli altopiani del centro degli stati Uniti; vi si presenta in serie continua la facies wealdiana con affinità floristiche con quella portoghese. Forma una fascia lungo tutto il fianco SE. degli Appalachiani e si estende nello Stato del Mississippi e anche nel Montana, dal litorale atlantico a mezzo il Golfo del Messico. Il tipo dell'America Centrale o del Comanchic con sviluppo nel Messico, nel Texas (paese dei Comanchi), Arkansas, Nuovo Messico, ecc., con sedimentazioni marine (trasgressiva su terreni primarî) di natura costiera o zoogene e faune a orbitoline e rudiste (Toucasia) ad affinità nettamente mediterranee, a conferma di quelle già rilevate per il Wealdiano di Potomac. Il tipo pacifico o dei Knoxville beds (= serie di Shasta), lungo le coste dalla California all'Alasca: siamo nel dominio della geosinclinale giurassica appoggiata a E. alla terra emersa, corrispondente alle Rocciose e al Messico occidentale. La serie marina è batiale e caratterizzata da faune ad ammoniti, che, pur presentando filloceri, litoceri, desmoceri (di specie diverse dalle europee), comprende i generi Simbirskites, Polyptychites e Aucella, i quali dimostrano evidenti affinità con le faune del Bacino Boreale.
Sopracretacico. - Ritornando in Europa per lo studio del piano superiore, conviene iniziare la trattazione della serie tipica del Bacino di Parigi, dove il Cenomaniano segna il massimo della trasgressione e porta, in rappresentanza della fauna mediterranea, orbitoline e rudiste. Lo costituiscono: strati sabbiosi, trasgressivi anche direttamente sul Giurassico e creta glauconiosa, col tipo classico a Rouen, le marne batiali dell'Aube e dell'Yonne, i depositi litorali al margine NE. Nel S. delle Ardenne copre l'Aptiano, e nel Bacino carbonifero franco-belga forma la base dei morts terrains ricoprendo, con puddinghe glauconiose, l'antico massiccio erciniano. Segue il Turoniano senza variazioni d'estensione, col tipo della Touraine, con facies nettamente detritica e con ricche faune di provenienza mediterranea, sabbie, marne a Inoceramus labiatus, e il caratteristico tuffeau de Touraine, molassa calcare tenera da costruzione (villages des troglodites), a detriti di organismi: rudiste, provenienti dall'Aquitania, compaiono al sommo della serie. Altrove nel Bacino Parigino si sviluppa la creta marnosa tipica, quella di Rouen.
Completa la serie la tipica creta bianca a selce del Senoniano, che copre grandi estensioni, ma con accenni a movimenti di regressione marina. A NE. nel Limbourg il Campaniano copre direttamente i terreni paleozoici, ed è a Maestricht, nella creta bianca a briozoi, assai fossilifera col giacimento del Mosasauro di Cuvier, che si ha il tipo del Maestrichtiano. Una serie tutt'affatto analoga a questa del Bacino di Parigi si ha in Inghilterra.
A oriente seguiva il mare germanico, limitato al S. dai massicci renano e boemico. Vi si distinguono due facies: l'arenacea o meridionale (Quadersandstein) derivata da sabbie di spiaggia e di dune, a clivaggio parallelepipedo, con sviluppo e paesaggio caratteristico in Boemia e Sassonia (Svizzera Sassone); quella batiale o settentrionale, nella quale Cenomaniano e Turoniano costituiscono il Pläner (da Planen, Dresda), a calcari marnosi grigiastri, che cefalopodi e echinidi permettono di ripartire in numerose zone in Hannover, Vestfalia, e nel N. del massiccio boemo. La creta bianca selcifera senoniana si ripresenta in Pomerania, Danimarca, nelle Isole Baltiche e, con modificazioni di facies, in Hannover e Vestfalia. Si ricorda in particolare la creta santoniana a Marsupites, e la serie campaniana a Belemnitella quadrata (Quadratenkreide) e silicosponge: è caratteristico di questo livello il gigantismo degli ammoniti (Parapachydiscus con m. 2,50 di diam.). Segue il Maestrichtiano a Belemnitella mucronata. In Danimarca e Scania il Maestrichtiano passa a calcari zoogeni, pure con ricca fauna a briozoi, ma priva di ammoniti, belemniti e inocerami e che per questi caratteri negativi prelude al Cenozoico: è il sottopiano Daniano e ne è caratteristico il Nautilus danicus. Il mare germanico mandava un braccio nella Russia centrale, deponendovi; una serie calcolata a 600 m. di potenza, e questo bacino, chiuso a nord, comunicava a sud col Mediterraneo attraverso il Caucaso.
Il mare del N. d'Europa comunicava dunque a O. e ad E. col Mediterraneo durante il Cretacico superiore; comunicazione attestata da rapporti faunistici, ma la limitata diffusione verso il N. delle rudiste e la limitazione al bacino Mediterraneo delle costruzioni coralligene dimostrano differenze di clima. Infatti nel Mediterraneo occidentale, in zona marginale al N. e in dipendenza della trasgressione cenomaniana, abbiamo un primo saggio dello sviluppo delle rudiste e anche della loro importanza come fossili caratteristici nella loro successione evolutiva. Nel Cenomaniano, sono intercalati ai depositi sabbiosi litorali due livelli a rudiste; nel Turoniano i calcari marnosi di mare profondo della base passano a calcari con la prima comparsa di radioliti e ippuriti; il Senoniano accenna a nuova trasgressione e risulta di calcari arenacei con frequenti intercalazioni di calcari di scogliera con livelli ippuritici.
Nei Corbières, i calcari a rudiste sono suddivisibili in cinque zone ippuritiche; così nel golfo aturiano (Adour) gli strati con fauna salmastra hanno intercalazioni di livelli a rudiste. Un golfo corrispondeva alla Bassa Provenza, con interessante, potente serie, superiore al Santoniano, di strati salmastri e lacustri non chiaramente sincronizzabili con livelli marini del Senoniano superiore. L'istmo doranciano, già ricordato per i giacimenti di bauxiti, lo separava dal bacino rodaniano (mare subalpino) dove sono specialmente importanti paleontologicamente le arenarie cenomaniane a orbitoline e Ichthyosarcolithes di Forealquier-Apt e quella d'Uchaux a N. d'Orange con fauna silicizzata. Invece sul lato orientale si hanno depositi piuttosto batiali di calcari marnosi cenomaniani, turoniani e senoniani, questi ultimi idraulici, ricchi di spugne simili a quelle di Germania e del Bacino di Parigi. Nella catena subalpina Grenoble-Gap, il Senoniano trasgressivo sull'Infracretacico o sul Giurassico, con la sua potente serie di strati calcari a briozoi o arenacei, forma un paese desolato franoso con sorgenti a tipo valchiusano. Più a N. il Maestrichtiano copre direttamente l'Albiano e, contenendo belemnitelle di tipo boreale, lascia supporre un collegamento col Bacino di Parigi. In Svizzera, nelle Prealpi inferiori, qualche rudista segnala i rapporti con le facies meridionali, ancora meglio manifesti nella parte retica, dove il Cretacico superiore, nelle arenarie a cicloliti e orbitoline, ha facies affine a quella, decisamente meridionale di Gosau (Salzkammergut), che, con alternanze salmastre e lignitifere, presenta due livelli a rudiste e tre a cefalopodi in serie turoniana-maestrichtiana.
In Portogallo il Cenomaniano manca e il Senoniano, per la regressione che accompagna la fine del Mesozoico, vi è generalmente salmastro. Nel Bacino dell'Ebro o Aragonese la serie è similare a quella del Bacino anglo-parigino. Del Cenomaniano è caratteristico lo sviluppo di marne ad ostriche della facies africana, trasgressiva su terreni della Meseta al suo margine orientale: la serie è coronata dal Daniano con strati a Lychnus. Simile serie si ha al margine settentrionale (regione Soria-Burgos), mentre nella regione pirenaico-cantabrica e nel golfo di Guascogna si trovano tutte le zone a rudiste, con gli ultimi livelli ippuritici, intercalati nella serie daniana con strati a Lychnus.
Nel Nord-Africa e nella regione del Tell il Cenomaniano conserva facies simile a quella albiana, con giacimenti ad ammoniti piritose, con numerosi filloceri e litoceri; fauna che si ritrova nelle Baleari: il Turoniano assume caratteri di scogliera a rudiste, e del Senoniano sono interessanti i sedimenti più profondi per le affinità litologiche e faunistiche con la scaglia italiana; più al S. compare il Daniano. Negli Hauts Plateaux sull'Infracretacico seguono le marne e i calcari, detti appunto di tipo africano, ricchissimi di Ostree (flabellata, africana, syphax, ecc.), che si ritrovano in Calabria e Sicilia, non facili a separare dal Turoniano a rudiste che si estende in Tunisia, dove pure si sviluppa il Senoniano a calcari e marne con fauna ad ammoniti, fra i quali i cosiddetti ceratili del Cretacico. In Tripolitania è ben rappresentato il Turoniano con rudiste sull'Altipiano, dove ha pure notevole sviluppo il Maestrichtiano con faune in giacimenti ricchi di omfalocicli, associati alle più antiche piccole forme di nummuliti; questa facies maestrichtiana è quella stessa che in Egitto presenta assise ricche di fosfati, invano ricercati in Tripolitania.
La serie albiano-senoniana, trasgressiva sul Paleozoico, ha largo sviluppo nella regione del Sahara (Hammada) con facies prevalentemente arenacea, in strati che, conservando l'orizzontalità caratteristica, continuano dal Marocco al Mar Rosso: l'arenaria (detta di Nubia) senza fossili, a ciottoli di quarzo, e attribuita all'Albiano; le arenarie con gessi e fauna a ostree al Cenomaniano; i calcari a rudiste al Turoniano, e il Senoniano, che acquista in estensione da Occidente a Oriente, segnano la fine del dominio del mare sul vasto Sahara. Da notare la corrispondenza delle faune, segnatamente del Nord-Africa, con quelle himalaiane e del Tibet, confermate dai caratteri dei giacimenti intermedî. Quanto si disse per l'Aptiano si ripete per il Cenomaniano e sottopiani più recenti, a prova della continuità e uniformità di condizioni biologiche.
Se veniamo ora all'America Meridionale, più che i depositi della costa NE. del Brasile nell'ambito del Mesogeo, troviamo interessanti nel riguardo paleogeografico le formazioni neocretaciche, particolarmente quelle senoniane del Perù, che sono di tipo atlantico e quelle del Chile, che hanno affinità faunistiche con l'India, in dipendenza dunque, sia pure indiretta, col Mesogeo stesso, piuttosto che con la geosinclinale circumpacifica, dalla quale dipendeva invece il mare neocretacico, che lasciò i suoi sedimenti nella Patagonia meridionale. Nell'America Settentrionale andavano intanto evolvendosi le condizioni preparatesi durante l'Infracretacico, nel senso che un movimento trasgressivo intorno al continente nordamericano creò comunicazioni marine più facili con maggior uniformità di fauna, mentre si delimitavano due regioni. Al piede del versante atlantico degli Appalachiani la serie campaniano-maestrichtiana forma una stretta zona ricoprente la formazione continentale del Potomac. Nel centro degli Stati Uniti le formazioni marine dette del Comanchic si estendono sul Potomac continentale, sul Giurassico e sul Paleozoico nel grande braccio di mare costituitosi dal Golfo del Messico alle foci del Mackensie, nel quale si deposero i terreni della serie Cenomaniano-Maestrichtiana (Dakota, Colorado, Montana). Nel Texas, Kansas, Iowa il mare era poco profondo, con laghi e lagune costiere, sede dei Dinosauri giganti e degli uccelli provvisti di denti (Hesperornis, Ichthyornis). La serie si completa con la formazione lacustre di Laramie, depositatasi nel grande braccio di mare ridottosi a lago vastissimo: la conca dovette subire un progressivo sprofondamento col costituirsi di 4000 m. di sedimenti lacustri. Cretaciea è la base della serie lacustre con numerosi dinosauri e una flora a tipo Potomac: gli strati più recenti (del Wyoming) a Triceratops, con piccoli mammiferi multitubercolati, e con gli ultimi dinosauri, ma senza indizio di mammiferi placentali, sono sincronizzabili col Daniano.
Il cretacico in Italia. - In rapido riassunto accenniamo ora ai caratteri e allo sviluppo del sistema nelle Alpi nostre e nella penisola. Nelle Alpi occidentali l'Infracretacico si presenta nelle Marittime, presso il confine, con notevole sviluppo dei calcari neocomiani a belemniti e ammoniti, con lacuna netta fra questo piano e l'Albiano. Più a nord non è dimostrata ma non è da escludere la presenza dell'Infracretacico nella serie dei terreni metamorfici. Per ritrovarlo fossilifero e con caratteri normali occorre passare in Lombardia, dove la facies ammonitica si ripresenta nella parte superiore della maiolica, calcare compatto bianco a frattura concoide e venature suturiformi, con intercalazioni di scisti marnosi verdastri o nerastri. Nella Venezia occidentale (Trentino, Sette Comuni, Trevigiano, Bellunese), il biancone, equivalente della maiolica, è assai potente e contiene molti fossili all'Alpe di Puez (Gardenazza presso Corvara nel Trentino), e altri giacimenti sono fossiliferi con indizî del Valanginiano e Hauteriviano; nel Bassanese passa a straterelli di calcare selcioso bianchiccio ritenuti aptiani e albiani. Nella Venezia orientale (Cansiglio, Monte Cavallo, nei bacini del Natisone e dell'Isonzo) alla facies ammonitica si sostituisce quella dei calcari grigi di scogliera con nerinee e diceratidi. Faune infracretaciche non furono finora sicuramente riconosciute nei calcari così potenti ed estesi in Istria; da notare peraltro la presenza nella regione parentina di calcari con fossili titoniani, passanti a calcari con Heterodiceras Luci (Infravalanginiano). Se passiamo nella penisola, ritroviamo l'Infracretacico nelle Alpi Apuane e in Toscana, ma la scarsità dei fossili non permette sicure suddivisioni cronologiche. Così nell'Appennino Centrale dove il calcare rupestre nel suo complesso è un equivalente litologico e cronologico del biancone-maiolica infracretacico, pochi fossili caratteristici lasciano supporre l'esistenza dell'Aptiano (Val d'Urbia) e dell'Albiano in scisti argillosi policromi a fucoidi. A sud dell'Umbria a questa facies, che ha dunque chiara corrispondenza a quella prealpina della Lombardia e della Venezia occidentale, subentra, come nel Veneto orientale, la facies di tipo urgoniano dei calcari di scogliera. Questa facies però manca o, finora, e mal conosciuta in Abruzzo, ma è rappresentata nel Gargano, da scisti marnosi a Peregrinella peregrina e calcari a Diceras infravalanginiani; urgoniani sono nelle Puglie le dolomie coralligene, e i calcari stratificati, compatti, bianchi con la caratteristica Toucasia carinata, che si ritrovano nel Matese, nel Salernitano, in Basilicata; così in Calabria in depositi con requienie e monopleure.
Paleontologicamente la serie urgoniana è tipica a Capri, ne calcari con le rudiste più caratteristiche dei diversi livelli. In Sicilia è d'età neocomiana la successione dei calcari grigi, selciosi straterellati a belemniti e aptici del Messinese, detta di Taormina, che altrove affiora nell'isola con gli stessi fossili, in calcare bianchissimo, tenero, selcioso. Ma con facies più nettamente urgoniana sono i giacimenti dei calcari a Toucasia e Itieria, talora vere lumachelle bituminifere, di Capacci, M. Pellegrino, Cefalù: particolarmente espressiva la serie del castello di Termini Imerese, con passaggio graduato dai calcari titoniani a quelli del Cretacico inferiore e medio.
Riprendendo dalle Alpi Marittime, il Sopracretacico vi ripete in complesso i caratteri già esposti per la serie del versante francese; potente vi risulta il Senoniano, con passaggio diretto all'Eocene senza interposizione del Daniano: l'Ippuritico affiora presso il colle dell'Argentera con calcari a Hippurites Rousseli. Nel giro delle nostre Alpi il Neocretacico si ritrova nelle Prealpi Lombarde, in rapporti stratigrafici con la maiolica sotto e col Paleogene al disopra, dal Lago Maggiore all'Oglio con prosecuzione nella sinclinale del Garda. La serie risulta di calcari marnosi, puddinghe, brecce, arenarie, queste alternanti spesso con calcari a fucoidi, probabili equivalenti del Cenomaniano-Turoniano: segue il cosiddetto piano di Sirone di arenaria, con interposte lenti di puddinghe ippuritiche, attribuite al Santoniano, con passaggi laterali ad arenarie fini (pietra di Sarnico). Chiude il Neocretacico lombardo il piano di Brenno, roccia calcareo-marnosa scagliosa, detta appunto scaglia, nella quale fu riconosciuta la presenza del Campaniano, e che a luoghi invade la base dell'Eocene.
Nella Venezia assume sviluppo ed estensione di gran lunga maggiori. Notevoli i calcari marnosi selciosi, con interposizioni di scisti bituminosi, sovrastanti al biancone, in giacimenti che si succedono dalla Valle di Non al Goriziano, con avanzi di pesci e di sauriani (Commen) d'età cenomaniana. Stratigraficamente concordanti seguono calcari rossi o rosei, nodulosi lastriformi, passati alla scaglia, buon materiale da costruzione, dove si mantiene lastriforme: i rari fossili che contiene dimostrano ch'essi rappresentanto la serie cenomaniano-turoniana e il Senoniano inferiore, mentre al superiore spettano le assise della scaglia stessa, caratterizzata da echinidi (Echinocorys, Stenonia), pesci e da un grande chelonio (Protosphargis veronensis). Nel Vicentino la scaglia assume spesso forma arenacea, con grandi fucoidi, e in quella calcareo-marnosa i fossili confermano, sotto il Senoniano a Stenonia, la presenza del Coniaciano a Gauthiericeras e del Turoniano con inocerami e talora abbondanti avanzi di rudiste. In zona subalpina la scaglia continua al di là del Piave, e nelle sue assise superiori compaiono anche marne a Conocrinus e calcari a orbitoidi. La facies di scaglia invade la base dell'Eocene; infatti contiene piccole nummuliti, e poiché è dimostrata ormai la comparsa di questi foraminiferi nel più alto Senoniano, ne viene che la delimitazione fra Creta e Paleogene è in questi casi incerta. La scaglia è un sedimento di alto fondo; contiene una ricca fauna di piccole globigerine, e di radiolari dov'è selcifera: essa assume anche forma di calcari mandorlati, marmorei (p. es. marmo di Castellavazzo).
A sud di questa fascia prealpina a facies di scaglia, a partire dal Cansiglio e dal Monte Cavallo, decorre fino all'Isonzo la facies dei calcari a scogliera con rudiste, che succede stratigraficamente al livello cenomaniano bituminoso. La serie si compone inferiormente di calcari turoniani a orbitoline e rudiste (Caprina, Schiosia, Caprinula, Joufia, ecc.), sostituiti a luoghi anche al di là dell'Isonzo, dai calcari del Colle di Medea con caratteristica fauna a piccoli radiolitidi (Radiolites, Radiolitella, ecc.). Sopra seguono i calcari ippuritici (Hippuntes giganteus, H. Oppeli, Pironea polystyla, ecc.) in rappresentanza dei diversi livelli del Senoniano. Questa facies a rudiste si estende al di là dell'Isonzo nella Carsia Giulia, assumendovi grande sviluppo in estensione, nell'ossatura dell'Istria e della Dalmazia. Il Turoniano è una potente massa di calcari bianchi o varicolori, chiari, fossiliferi e la sua zona inferiore, non sempre facilmente separabile dal Cenomaniano superiore, è sede dei numerosi giacimenti di bauxite e di saldame (sabbioso d'aspetto, ma costituito da quarzo in minutissimi cristalli) di origine discussa, ma da ritenersi più probabilmente prodotti di elaborazione endogena, anziché residui di depositi eluviali. Il Senoniano, o Ippuritico, coi calcari compatti varicolori, generalmente a miliolidi (marmo, o pietra bianca del Carso, pietra d'Istria, usata dai tempi romani) e con calcari dolomitici, comprende gli equivalenti dei livelli dal Coniaciano al Maestrichtiano. È nota e caratteristica del Carso l'abbondanza della terra rossa, prodotto di erosione meteorica donde l'epiteto di Istria rossa alla successione di piani e altipiani cretacici. Il Senoniano ippuritico e a radioliti affiora nelle isole istriane e dalmate, e si estende a oriente nella Balcania, con noti giacimenti fossiliferi in Grecia. In Istria chiude la serie neocretacica la formazione liburnica, di transizione all'Eocene; risulta di calcari lagunari o d'estuario, caratterizzati da molluschi (Lucina, Stomatopsis), da idrozoi (Bradya), da oogonî di Characeae, con alternanza di strati marini a foraminiferi.
Passando all'Appennino Settentrionale, è sicura l'età neocretacica dell'arenaria compatta (pietraforte) che, nel bacino di Firenze alterna con scisti calcareo-selciosi, nei quali specialmente ammoniti e inocerami attestano nella serie la presenza del Cenomaniano e del Senoniano. Nelle Alpi Apuane invece e nella Catena Metallifera certi scisti policromi, con calcari selciferi, corrisponderebbero meglio per facies alla scaglia Veneta. Fossili del Sopracretacico furono segnalati in posto in diverse altre località dell'Appennino settentrionale, ma è controversa l'età cretacica di molte, se non di tutte, le argille scagliose e delle connesse rocce ofiolitifere, elementi di tanta importanza nella geologia e nella plastica dell'Appennino stesso, e che molti geologi ritengono invece eoceniche.
Nell'Appennino Umbro-Marchigiano, un banco di scisti neri bituminosi con ittioliti e il calcare rosato stratificato e selcifero stanno stratigraficamente ai livelli cenomaniano e turoniano: nel M. Conero sul Turoniano a Durania cornupastoris segue il Senoniano con strati a orbitoidi. Il calcare rosato nel suo sviluppo imprime caratteri morfologici speciali all'Appennino centrale, dove passa gradatamente alla scaglia rosata selcifera con Stenonia ed altri fossili d'età campaniana, che alla sua volta è poi sostituita dalla scaglia cinerea a fucoidi e ostree picnodonte, inocerami, ecc. La scaglia turchina con Cystocistites, che le si sovrappone (bisciaro inferiore), è da ritenere orizzonte di transizione all'Eocene. A questa facies umbro-marchigiana, deposito batiale, subentra l'abruzzese o di scogliera, dei calcari a rudiste, come notammo anche nel Veneto orientale; la sostituzione influisce sulla plastica dei monti, che si fanno più rupestri. Questa facies a rudiste si estende al Gargano, Campania, Puglie, Basilicata e nella Calabria settentrionale, in masse potenti oltre 1000 metri di calcari marmorei, più spesso chiari, brecciati, fossiliferi con abbondanza di nerinee, acteonelle, rudiste (lumachelle). Il Cenomaniano vi è rappresentato da calcari con ittioliti passanti a marne verdastre a orbitoline e rudiste (Apricardia) del giacimento di Capo d'Orlando presso Castellammare (Napoli) e da altri calcari, pure con rudiste (Apricardia Requienia) e con molti pesci e un rettile, di Pietraroia (Benevento): ma la facies assolutamente dominante è quella dei calcari di scogliera, con ricchissima fauna di rudiste (Toucasia, Himeraelites, Caprina, Polyconites, ecc.), gasteropodi, corallarî, idrozoi; tipici i giacimenti di Monte d'Ocre (Aquilano) e del Gargano. Cenomaniani sono pure i calcari dolomitici con Apricardia carentonensis del Leccese. Al passaggio nel Turoniano vi sono calcari cerei a piccole Requienia (R. parvula) e Monopleura, che, come in Istria e Dalmazia, sono sede dei giacimenti di bauxite. Spesso il Turoniano è formato da lumachelle a gasteropodi di tipo uchauxiano, ma prevalgono sempre i calcari con Hippuritella, Eoradiolites, Joufia, Sauvagesia, Durania, Distephanella ecc., con intercalazioni di banchi a ostree (Chondrodonta). I fossili contraddistinguono nel Senoniano i sottopiani diversi fino al Maestrichtiano, con relativa abbondanza di ippuriti, radioliti, Sabinia, con intercalazioni di calcari ad acteonelle (Actaeonella crassa): né mancano calcari a corallarî, a grandi idrozoi (Stromatopora), in generale ricchi di miliolidi, e più di rado (Gargano e Benevento) con sideroliti e orbitoidi. In Calabria, nella provincia di Reggio, ricompare la fauna cenomaniana di facies africana (fra Costantina e Batna) con ostree, e ammoniti, in giacimento secondario nelle marne e argille scagliose, così come in altre simili giaciture fu raccolta nella Sicilia orientale la stessa fauna ricchissima di forme.
Nell'isola la facies neocretacica a rudiste ha il giacimento tipico, già ricordato, nei calcari grigi, spesso brecciformi, di Termini Imerese, dove il Cenomaniano risulta di due zone, l'inferiore con ricordo di generi dell'Infracretacico (Polyconites Verneuli) e Himeraelites, Sellaea, Orbitolina ecc., la superiore, più ricca di fossili con Caprotina e Monopleura. Presso Palermo (Monte Pellegrino) si conosce il Turoniano, pure con due zone, l'inferiore con Caprina, Sphaerocaprina, Caprinula, Radiolites, la superiore con Durania, Distephanella. Seguono presso Termini Imerese e Bagheria i calcari senoniani con orboidi, sideroliti, omfalocicli, ippuriti, acteonelle: un complesso di sottopiani neocretacici, che trova esatto riscontro in Abruzzo e nel Gargano. L'ippuritico affiora con grandi orbitoidi anche a Porto Polo (Capo Passero). In Sardegna il Sopracretacico si presenta presso il litorale orientale, sopra e sotto Nuoro e presso Alghero; è poco noto, ma i fossili attestano la presenza dei tre sottopiani. L'ampio sviluppo delle formazioni cretaciche, specie dei calcari a scogliera, in margine al bacino adriatico, ben si accorda nell'andamento tectonico al concetto delle Dinaridi.
Questo rapido sguardo al Cretacico in Italia dimostra che esso vi è ben rappresentato con varie facies della serie marina, e che per talune regioni contribuisce largamente a formare il suolo, come avviene per i bacini dell'Adige, del Brenta, del Piave e nelle Alpi Giulie, con predominio in Istria e Dalmazia. Altrettanto può dirsi del Gargano e delle Puglie e per gran parte dell'Appennino Centrale, dei Lepini e Ausoni; dovunque influendo, coi prevalenti calcari compatti, o con la scaglia, o con le arenarie, a dare, in modo più o meno caratteristico, aspetti diversi al paesaggio, dal punto di vista estetico ed economico. Ma esso presenta tipicamente il cosiddetto fenomeno carsico, sugli altipiani calcari; dovunque cioè il suolo calcare ripete l'aspetto e le condizioni del bianco carso istriano, denudato, aspro e rosso dove si accumulò la terra rossa, crivellato di doline e fenditure, inghiottitoi delle acque piovane, per cui all'idrografia superficiale si sostituisce quella sotterranea, in connessione al complicatissimo sviluppo di pozzi, gallerie, caverne naturali; esempio mirabile quello delle grotte di Postumia.
Bibl.: É. Haug, Traité de géol., Parigi 1907-11; W. Kilian, Kreide, Lethaea geognostica, Stoccarda 1907-10; W. Salomon, Grundzüge der Geol., Stoccarda 1922-25; M. Gignoux, Géol. stratigr., Parigi 1926. C.F. Parona, Tratt. di geol., con spec. riguardo alla geol. d'Italia, 2ª ed., Milano 1924.