CRIMEA (russo Krym)
Penisola della Russia meridionale, fra il Mar Nero e il Mar d'Azov, pianeggiante a N, montuosa a S tranne una fertilissima striscia litoranea; è saldata al continente mediante uno stretto istmo (di Perekop), si dilunga a E nella piatta penisola di Kerč (in antico: Bosforo Cimmerio) la quale avanza verso la regione caucasica restandone separata dallo stretto per mezzo del quale il Mar Nero comunica col Mar d'Azov. Per tale sua posizione geografica la C. è stata zona di transito e di rifugio fra l'Asia e l'Europa. In tempi remoti sulle rive della C. sorgevano numerose città e la penisola era abitata da popolose stirpi locali, da prima i Cimmeri, al principio del I millennio a. C., poi gli Sciti e i Tauri.
L'attività artistica dei Cimmeri è poco nota. Se ne può giudicare dalle primitive sculture in pietra, trovate in una piccola città del Bosforo (Dii-Tiritaki) inserite in un muro di epoca posteriore e grossolanamente scalpellate, a una delle quali è dato l'aspetto di una figura maschile, all'altra di una figura femminile. È possibile che sia anche opera dei Cimmeri il muro che circonda il Kurgan d'Oro, vicino a Kerč; e che rappresenta una monumentale costruzione ciclopica.
Nel VII sec. a. C. i Cimmeri furono scacciati dalla costa settentrionale del Mar Nero dagli Sciti. Questi battaglieri allevatori nomadi hanno creato un'arte originale, intimamente legata al loro instabile genere di vita e destinata ad ornare gli abiti, le armi da parata e i finimenti dei cavalli. È da ritenere che quest'arte fosse strettamente legata alle concezioni religiose degli Sciti e avesse sovente un significato magico (v. scitica, arte; animalistico, stile). I soggetti raffigurano, in forma molto stilizzata ma piena di dinamismo e di espressività, animali, il più delle volte rapaci; oppure esseri fantastici rappresentati mentre si assalgono tra di loro, avvolti in un groviglio o, mentre, in corsa, spiccano un salto. Tipico esempio può essere uno degli oggetti trovati nel kurgan del V sec. a. C., scavato presso Sinferopoli (il Kurgan d'Oro), e cioè una placca di bronzo lavorata a giorno e rappresentante un animale rapace avvolto su se stesso in forma di anello.
Panticapeo (Kerč). - Per l'arte della C. dell'epoca classica hanno grande importanza le città fondate dai Greci, e, in particolar modo, Panticapeo, sul luogo dell'odierna Kerč (v.); sorta intorno al secondo venticinquennio del VI sec. a. C. fu uno dei maggiori centri della C. fino a tutto il IV sec. a. C. Da principio fu una comune pòlis greca, cioè una città-stato; dal 480 a. C. fu a capo della federazione delle città greche disposte sulla rive del Bosforo Cimmerio (Stretto di Kerč, e non bisogna dimenticare che, nel secondo venticinquennio del IV sec. a. C., entrarono a far parte dello stato del Bosforo anche la città di Teodosia e una serie di tribù locali. Il V sec. a. C., fu l'epoca della fioritura dello stato del Bosforo e della sua arte. Fu proprio a partire da quest'epoca che nella cultura di Panticapeo si rafforzò gradatamente la funzione degli elementi locali.
Panticapeo si trovava su una montagna abbastanza alta, che oggi si chiama Monte di Mitridate. La planimetria della città era basata su un sistema di terrazze con muri di sostegno che giravano tutto intorno alla montagna. La cima era occupata dall'acropoli, che non si elevava molto al di sopra dei quartieri di abitazione della città. Le basi delle mura e delle torri dell'acropoli erano, in alcuni punti, formate da prominenze della roccia stessa tagliate a piombo per un'altezza di oltre 3 m, così da non poter essere distrutte dalle macchine belliche dell'epoca classica.
Gli scavi del XIX e XX sec. hanno messo in luce resti di varî edifici, dai quali risulta che anche a Panticapeo gli edifici di rappresentanza erano costruiti secondo i moduli architettonici classici. Si può dedurre che sulla cima della montagna, già nel sec. VI a. C. fosse stato costruito un grande tempio di ordine ionico, probabilmente dedicato ad Apollo, protettore della pòlis. In uno degli edifici pubblici del II sec. a. C. sono state trovate colonne di ordine corinzio con capitelli policromi. Caratteristica dell'architettura dei templi di Panticapeo era l'uso di tetti a due spioventi piuttosto ripidi, come si può vedere nelle raffigurazioni di edifici che si trovano nelle sculture e sulle monete.
Assai varie sono le costruzioni funebri di Panticapeo. Del II sec. a. C. sono i grandi kurgan racchiudenti monumentali sepolcri di pietra. Un passaggio speciale (dròmos) conduceva alla stanza sepolcrale a pianta quadrata o rettangolare, coperta da una vòlta costruita mediante la sovrapposizione di lastre di pietra aggettanti. Queste costruzioni, tanto semplici nella forma, hanno una monumentalità e grandiosità che fanno pensare a sepolcri di defunti onorati come eroi.
La più notevole di tali costruzioni è la tomba del Kurgan dei Re presso Kerč. Un lungo dròmos conduce fino alla cella a pianta quadrata, coperta da una vòlta a gradini costruita sovrapponendo le pietre, a cominciare dagli angoli della cella, e disponendole in modo da ottenere una alta copertura a pianta circolare.
Oltre alle tombe a gradini, sul Bosforo si costruivano anche tombe coperte da vòlte semicircolari costruite con pietre cuneiformi. Nei primi secoli dell'èra volgare ebbero grande diffusione camere sepolcrali scavate nell'argilla o intagliate nella roccia, col soffitto quasi piatto e con giacigli per i defunti lungo le pareti. Gli scavi di Panticapeo hanno messo in luce numerosi esempî di pittura murale, come pure lastre di marmo bianco, screziato e colorato da rivestimento, risalenti ai primi secoli dell'èra volgare. La più antica tomba dipinta di Panticapeo a noi nota, risale all'incirca alla fine del IV sec. a. C. La sua decorazione si ispira a quella delle pareti di una casa di abitazione. La fascia inferiore delle pareti è dipinta in bianco e corrisponde allo zoccolo di pietra; le parti superiori, coperte di larghe strisce rosse e gialle, corrispondono al rivestimento di stucco di pareti costruite con mattoni grezzi. Le pareti sono coronate da un basso fregio, che raffigura il trave su cui venivano appesi con chiodi i vari oggetti di uso ginnico: i vasi per l'olio con cui si ungevano gli atleti, lo strigile, le corone e le bende con cui s'incoronavano i vincitori. Nelle case di abitazione le pareti grezze terminavano con travi simili di legno, che servivano di base al tetto.
Più ricche erano le pitture delle case del II sec. a. C., di cui ci sono giunti numerosi frammenti che ricordano le pitture delle case di Delo della stessa epoca. La parete veniva decorata come se fosse composta da file di quadrati gialli, rossi e nerastri, oppure dipinti ad imitazione del marmo screziato, coi bordi eseguiti plasticamente. Le file di quadrati si alternavano con fasce orizzontali di ornamenti: kymàtia, graticci, motivi vegetali. La parete terminava con un fregio a meandri e una cornice eseguiti plasticamente oppure solo disegnati.
Un notevole numero di tombe dipinte risale agli ultimi secoli a. C. e ai primi secoli d. C. Alla fine del I sec. a. C. o al principio del I sec. d. C. circa, si data la tomba di Anfesterio, figlio di Egesippo. Il disegno della parte inferiore della parete di questa tomba rappresenta una costruzione a quadrati; più in alto, su una parete, è raffigurata una scena della vita del defunto che è rappresentato nella steppa con la propria famiglia: armato, accompagnato dagli stallieri, egli si avvicina alla iurta, la sua abitazione. È probabile che questa scena fosse ispirata agli usi di Panticapeo di quell'epoca, quando tra gli abitanti molti erano oriundi di tribù sarmatiche.
Alla prima metà del I sec. d. C. risale una piccola tomba di Panticapeo, coperta da una vòlta semicircolare. La parte superiore delle pareti è coronata da una cornice dipinta. In mezzo al soffitto si trova un medaglione circolare col busto di Demetra. In una lunetta, di fronte all'ingresso, è rappresentato Plutone che rapisce Kore, e ai lati dell'ingresso Hermes che accompagna le anime dei morti agl'Inferi e Calipso che li ricopre con la coperta della morte; così tutti i motivi delle pitture della tomba sono collegati con le raffigurazioni classiche dell'Aldilà.
Carattere diverso ha la maggior parte delle scene, raffigurate nella tomba, della prima nietà del II sec. d. C., scoperta nel 1872. La pittura della parte inferiore delle pareti imita un ricco rivestimento di incrostazioni di pietre di vari colori e qualità. Separati da pilastri verticali sono i campi di varî colori, suddivisi in rombi, cerchi e figure a forma di stelle. Nella parte superiore delle pareti si trovano varie raffigurazioni, tra cui sono particolarmente interessanti alcune scene di guerra: il defunto è raffigurato in un combattimento a cavallo con una pesante armatura sarmatica.
Nel 1900 è stato scoperto a Kerč un sarcofago della fine del I sec. o principio del II d. C., con le pareti ornate internamente di dipinti, il che gli dà l'aspetto di una tomba dipinta in miniatura.
Tra le altre raffigurazioni vi si trova una scena che rappresenta un pittore nel suo laboratorio. Vicino al pittore si trova una cassetta con le sezioni per i colori, un braciere su cui egli scalda gli strumenti e un cavalletto. Sulla parete sono appesi i quadri già eseguiti, evidentemente ritratti: uno di essi è racchiuso in una sottile cornice quadrata, altri due in cornici rotonde (imagines clipeatae, v.).
La provenienza delle sculture di Panticapeo era soprattutto di importazione. Così è opera attica del IV sec. a. C. la statua di Dioniso con una pantera, che si trovava probabilmente nel tempio di questo dio, come pure il torso possente di una figura maschile coperta da un panneggio, probabilmente un rappresentante della dinastia governante sul Bosforo. Tra i rilievi merita particolare attenzione la raffigurazione di un attore, in veste di sileno, che probabilmente può essere collegata alle rappresentazioni teatrali di Panticapeo.
Durante gli scavi fatti in questa città nel 1949 è stata ritrovata la testa marmorea di una dea, probabilmente Afrodite, copiata nel I sec. d. C. da un originale della seconda metà del V sec. a. C. Numerosi fori nei capelli, riempiti di piombo, indicano che la testa era ornata da una acconciatura metallica.
Ai primi secoli dell'èra volgare risale una serie di statue e teste, ritratti di magistrati e governanti del Bosforo: tra queste è di particolare interesse la testa di un re del Bosforo, che probabilmente apparteneva a un acrolito.
Il quadro della scultura ritrattistica del Bosforo in quest'epoca è completato dalle raffigurazioni di statue equestri di governanti riprodotte sulle monete. Si conoscono anche statue decorative della stessa epoca quale, ad esempio, il grande leone in marmo trovato nel 1894.
I monumenti sepolcrali (se ne conoscono fin dal V secolo a. C.) da principio erano rappresentati da lastre con iscrizioni, spesso coronate da acroteri; molto più tardi vennero in uso, ed ebbero grande diffusione nel I e II secolo d. C., le tombe con rilievi scolpiti, nei quali i defunti erano spesso rappresentati a cavallo, armati, nell'abito dei nomadi del luogo, accompagnati da servi a cavallo, in qualche caso a piedi in armatura pesante. A volte il defunto era anche raffigurato nella scena del banchetto funebre, sdraiato su un letto, con la moglie seduta accanto in una poltrona e alcuni inservienti.
Lo stile dei più antichi rilievi tombali è simile a quello delle sculture dell'epoca ellenistica. In seguito, verso il II sec. d. C. subentrano forme schematiche e stilizzate: le figure assumono un aspetto piatto e i particolari, ad esempio le pieghe, sembrano intagliati.
Grande sviluppo hanno avuto nel Bosforo varie forme di artigianato artistico. Uno dei maggiori apporti dati da Panticapeo alla creazione artistica dell'antichità è rappresentato dalla toreutica. Le opere di oreficeria e la varia suppellettile artistica quivi eseguite erano destinate non tanto all'aristocrazia delle città del Bosforo, quanto ai capi delle popolazioni locali, Meoti, Sciti e poi Sarmati. Queste opere sono in parte simili, per forma e soggetto, ai modelli greci e in parte eseguite nello spirito dell'arte classica, pur rappresentando scene della vita degli Sciti: in parte, infine, imitavano semplicemente le opere degli Sciti.
Esempî di notevole interesse della toreutica di Panticapeo sono stati scoperti in una ricca tomba scitica, messa in luce nel 1830 nel kurgan di Kul' Oba, presso Kerč. Tra gli oggetti ivi rinvenuti hanno acquistato grande rinomanza alcuni pendagli d'oro con effigiata la testa dell'Atena Parthènos di Fidia.
Dallo stesso complesso proviene un vaso di elettro (lega di oro e argento) a rilievo con scene della vita degli Sciti L'artista ha reso, con eccezionale precisione e fine spirito di osservazione, le caratteristiche etniche degli Sciti; i loro volti, le pettinature, gli abiti e le armi. È da notare che questo realismo etnografico si trovava già nelle creazioni artistiche di Panticapeo della metà del IV sec. a. C., e cioè molto prima dell'epoca ellenistica, quando esso divenne una caratteristica essenziale dell'arte delle coste del Mediterraneo orientale.
Dal kurgan di Kul' Oba proviene anche un rilievo in oro raffigurante un cervo dalle forme fortemente stilizzate nello spirito dell'arte scitica: sulla figura del cervo, come spesso accade nell'arte scitica, sono rappresentati in rilievo più basso, una lepre, un leone e un grifo. Lo stile di queste piccole figure si distingue nettamente dalle forme stilizzate del cervo e rivela, nel suo realismo, un lavoro non scitico, come può anche testimoniare l'iscrizione greca incisa sulla figura del cervo.
Nel kurgan di Kul' Oba sono state trovate anche numerose placche di metallo e figure intagliate, eseguite nello spirito classico, ma raffiguranti scene collegate con la vita e le concezioni degli Sciti. Così, ad esempio, la raffigurazione di una dea con uno specchio e, vicino a lei, in piedi, uno Scita; o le figure sbalzate di grifi, sfingi, arcieri scitici, come pure di una Scilla nella quale gli Sciti probabilmente identificavano una loro dea dalla coda di serpente.
Alla fioritura della toreutica del IV sec. a. C. è strettamente collegata la coniazione delle monete di Panticapeo. Notevoli per l'arte e l'espressività sono le teste del cosiddetto Pan sul diritto delle monete d'oro.
Nei primi secoli dell'èra volgare nella toreutica di Panticapeo si trovano motivi nuovi ispirati da nuove condizioni storiche. Tali sono le raffigurazioni di un dio a cavallo e di un imperatore a cavallo, in atto di adorazione, su corone sepolcrali in oro, le placche con marchi figurati sarmatici e, infine, tipiche dell'epoca, le opere di oreficeria policrome: creazioni in oro e argento ornate di incrostazioni di pietre e vetro variopinto.
Durante gli scavi di Panticapeo e nei dintorni è stata trovata una serie di oggetti in legno. In buone condizioni di conservazione è giunto a noi un sarcofago a forma di baule o cassa, trovato nel kurgan di Juz Oba (presso Kerč. Un altro sarcofago di tipo simile, trovato nel Kurgan del Serpente (nei dintorni di Kerč era ornato da raffigurazioni a rilievo, finemente intagliate, di Apollo e Hera. Ai primi secoli d. C. risalgono alcuni sarcofagi che imitano costruzioni architettoniche e sembrano edifici dal tetto a due spioventi piuttosto ripidi, eretti su alti podî con le pareti ornate da arcate e pilastri applicati, cioè da motivi che combinano l'ordine decorativo con la costruzione ad arco e che sono così caratteristici dell'architettura romana. I sarcofagi di quest'epoca erano anche spesso ornati con rilievi in terracotta o in gesso, raffiguranti figure di Niobidi e Eroti, maschere tragiche, protomi di sileni e altri motivi. Agli angoli del tetto di questi sarcofagi spesso vi erano acroteri in gesso traforati.
Di legno erano, invece, i vasi e i tavoli per banchetti, i cui frammenti si trovano a volte nelle tombe. Uno di essi era ornato dalla testa di pantera in legno, con occhi incrostati, che è stata trovata in una tomba del I sec. d. C., durante gli scavi eseguiti nel 1948 in un kurgan presso Kerč.
Frammenti di rivestimento osseo di un mobile, probabilmente una klìne, sono stati trovati nel kurgan di Kul' Oba. Il loro stile ricorda quello dei più fini disegni di vasi del V sec. a. C. I soggetti sono tipici dell'arte greca: una conversazione fra dee, un cocchio, ecc. (v. vol. i, fig. p. 943).
Numerose sono le statuette di terracotta, sia di fabbricazione locale, sia importate, trovate a Panticapeo. Per i secoli IV-I a. C. è caratteristico il predominio dei tipi classici. Nei primi secoli d. C. si trovano raffigurazioni grottesche dei dèmoni della fertilità con le estremità attaccate. Molto numerosi sono i vasi e i frammenti di vasi giunti fino a noi. Per l'epoca arcaica sono caratteristici i vasi di Corinto, di Rodi e della Ionia; quelli attici a figure nere e, più tardi, a figure rosse. L'importazione di vasi dall'Attica aumenta soprattutto nel IV sec. a. C. e questa classe di vasi attici è stata denominata, per tale provenienza, ceramica di Kerč (v. attici, vasi).
In quest'epoca sono assai popolari le pelìkai del Bosforo, che portano raffigurate, sulla parte frontale, scene di miti collegati ai paesi delle rive del Mar Nero, e cioè la lotta degli Arimaspi coi grifi, l'amazzonomachia, la raffigurazione di Apollo su un grifo o della testa di una amazzone, del suo cavallo e di un grifo.
Nei vasi più riccamente ornati, le figure principali erano a volte eseguite in rilievo. Tale è la hydrìa con la raffigurazione della gara di Atena con Posidone per il dominio dell'Attica, che riproduce la scena del frontone occidentale del Partenone. È probabile che a Panticapeo si fosse trasferito e lavorasse l'artista attico Xenophon e che egli abbia ornato di rilievi e pitture due lèkythoi ariballiche, raffigurandovi scene di caccia di Persiani a piedi e a cavallo.
Le pelìkai del IV sec. a. C. dello stile a figure rosse hanno avuto, nei secoli III e II a. C., imitazioni locali nei vasi ornati dal cosiddetto disegno ad acquarello. Inoltre a Panticapeo, come negli altri centri, venivano allora fabbricate coppe a rilievo del tipo delle cosiddette coppe megariche o delie.
Infine bisogna ricordare che è stata trovata a Panticapeo un'intera serie di pietre incise, risalenti a varie epoche, tra cui emergono quelle del famoso incisore Dexamenos, (v.) dell'isola di Chio (seconda metà del V sec. a. C.).
I monumenti più importanti dell'arte del regno del Bosforo erano concentrati nella capitale: Panticapeo. Tuttavia anche in altre città del Bosforo si trovavano opere d'arte degne di attenzione. Una delle più importanti città del regno del Bosforo era Teodosia.
Teodosia. - Gli scavi della necropoli a kurgan (tumuli) di Teodosia hanno messo in luce notevolissime opere di oreficeria; tali sono i pendagli d'oro, abbelliti da ricchi e varî ornamenti e raffigurazioni di Nike, di un guerriero e di una quadriga, di dimensioni così piccole che è difficile esaminarle ad occhio nudo.
Da Mirmikija, una piccola città a N-E di Panticapeo, proviene un monumentale sarcofago con il mito di Achille a Sciro e con le figure dei defunti distese sul coperchio, di fabbrica ateniese del II-III sec. d. C.
Ninfea. - Città a S di Panticapeo. Vi è stata scoperta una tomba, probabilmente del II sec. d. C., con raffigurazioni a rilievo di Pan, sileno e Atena, raffigurazioni che si distinguono per l'espressione alquanto rozza che testimonia una forte trasformazione subita dalle immagini mitologiche classiche.
Durante i recenti scavi eseguiti nelle colonie fortificate dei primi secoli d. C. vicino ai villaggi di Ivanovka e Tasunovo (nella penisola di Kerč) sono state trovate figurine di terracotta di lavorazione locale, che si distinguono per il loro schematismo e la loro primitività.
Assai varie sono dunque le caratteristiche dell'arte di Panticapeo e delle altre città del Bosforo. Essa è nata sulla base classica e presenta molte opere in parte importate dalla metropoli, in parte riproduzioni dei prototipi mediterranei o creazioni simili ad essi, come pure creazioni artistiche ispirate alla cultura delle stirpi locali, o composte di elementi classici e locali. Con la massima chiarezza quest'arte si è manifestata nell'architettura e nella toreutica.
Altro centro notevole della C. dell'epoca classica era Chersoneso, fondata, probabilmente, nel 421 a. C.
Chersoneso. - Gli scavi ivi eseguiti ci hanno fatto conoscere tutta una serie di costruzioni dell'epoca ellenistica e romana; mura di fortezze con porte e torri, costruite con blocchi di pietra squadrati; case di abitazione con la planimetria tipica delle case greche, con un cortile interno intorno al quale si dispongono le stanze. In una di queste case è stata scoperta una stanza da bagno con un mosaico raffigurante due donne che si lavano presso un bacile.
A Chersoneso sono state trovate numerose sculture, soprattutto monumenti funerarî dei primi secoli d. C. In queste sculture, a differenza dal Bosforo, i defunti sono raffigurati in abito classico, il che testimonia una più lunga conservazione degli usi classici in confronto al Bosforo, che subiva, in quest'epoca, notevolmente l'influsso dei Sarmati. A Chersoneso vi erano botteghe di artigiani e di coroplasti in cui si fabbricavano ceramiche artistiche, tra l'altro grandi statuette di terracotta.
Nei dintorni di Chersoneso, sulla penisola di Eraclea, si conosce una serie di tenute a economia rurale con case fortificate.
Charax. - Sulla costa meridionale della C. si trova la piccola fortezza di Charax, costruita dapprima dai Tauri e poi occupata dalla guarnigione romana che vi è rimasta all'incirca dalla metà del I sec. d. C. fino alla metà del III sec. d. C. Gli scavi eseguiti in questa fortezza hanno messo in luce costruzioni difensive, il gran bacino del ninfeo e le terme. Vicino alla fortezza si trovava il santuario degli Dei Traci, costruito dai beneficiari. In esso sono stati scoperti piccoli rilievi dedicatori con le raffigurazioni di un cavaliere tracio (v.), di Mitra, Dioniso, Hermes, Ecate e Artemide. Il carattere di tali rilievi ricorda analoghi monumenti delle colonie romane del Danubio.
Neapolis. - Infine bisogna ricordare le creazioni artistiche di Neapolis (presso Sinferopoli), la capitale degli Sciti di Crimea, fondata nel II sec. a. C. ed esistente ancora nei primi secoli d. C. Interessanti monumenti della città sono le tombe scavate nella roccia, le cui pareti sono ornate da dipinti. In una di esse la pittura delle pareti riproduce l'aspetto interno di una costruzione sepolcrale scitica e forse di una abitazione. I quattro elementi su cui poggia il soffitto, leggermente sporgenti in forma di pilastri, sono ornati da semplici disegni geometrici. Lungo la parte superiore delle pareti si stendono le raffigurazioni di tende e cortine. Sulla parete di fronte all'ingresso sono raffigurate scene di caccia al cinghiale e un tappeto appeso. In queste raffigurazioni di trovano fusi in modo curioso elementi dell'arte scitica con alcuni motivi apportati dall'arte del Bosforo.
Bibl.: Drevnosti Bosfora Kimmerjskogo ("Le antichità del Bosforo Cimmerio"), Pietroburgo 1854, I-III; I. Tolstoj-N. Kondakov, Russkie Drevnostiv pamjatnikach iskusstva ("L'antichità russa nei monumenti artistici"), Pietroburgo 1889-1890, I-III; M. I. Rostovzev, Antičnaja dekorativnaja žipovis' na juge Rossii ("La pittura decorativa classica nella Russia meridionale"), Pietroburgo 1913-1914; E. Minns, Scythians and Greeks, Cambridge 1913; Materialy po Archeologii Rossii ("Materiali di Archeologia russa") Pietroburgo n. 24, 1901; n. 34, 1914; n. 35, 1915; M. Rostovzev, Iranians and Greeks in South Russia, Oxford 1922 (si vedano nell'indice i rimandi s. v. Crimea, Kerch, Panticapaeum, Scythians); M. Rostovzev, Skythien u. d. Bosporus, I, Berlino 1931; id., Social a. Economic History of the Hellenistic World, Oxford 1941 (specialm. vol. III, Index s. v. Crimea, Kerch Pottery, Panticapaeum) e Social a. Economic History of the Roman Empire, 2nd edit., Oxford 1957 (s. v. Crimea, Kerch, Panticapaeans, Panticapaeum, Scythians); V. D. Blavatskij, Iskusstvo Severnogo Pričernormor'ja anticnoj epochi ("L'arte della costa settentrionale del Mar Nero all'epoca classica"), Mosca 1947; Vseobèčaja istorija architektury ("Storia generale dell'architettura"), vol. II, fasc. 2, Mosca 1948; Materialy i issledovanija po archeologii SSSR ("Materiali e ricerche di archeologia dell'URSS"), Mosca 1951, nn. 16 e 19; Sborn. Antičnye goroda Severnogo Pričernomorija (Miscellanea: Le città antiche della costa settentrionale del Mar Nero"), Mosca-Leningrado 1955; K. Michalovski, Mirmeki, vol. I, Varsavia 1958; Fasti Archeologici, X, p. 141.
Per la ceramica (v. attici, vasi): K. Schefold, Kertscher Vasen, Berlino 1930 (Bilder Griech. Vasen, 3) e Untersuchungen z. d. Kertscher Vasen, Berlino-Lipsia 1934 (Arch. Mitteil. aus Russ. Samml., IV). Per l'oreficeria: G. Becatti, Oreficerie antiche, Roma 1955, pp. 85, 93, 98-99, 119-121, catalogo numeri 367, 370, 378, 425, 426, 439, 449-455, 460, 464, 472. Su una serie di vasi lignei da Kerč e sulla loro tipologia: A. Rieth, Antike Holzgefässe, in Archäolog. Anzeiger, 1955, c. i ss.