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CRIMEA

di Giuseppe CARACI - Pietro MARAVIGNA - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)
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CRIMEA (XI, p. 894)

Giuseppe CARACI
Pietro MARAVIGNA

Dopo l'occupazione tedesco-romena della regione (ottobre 1941-maggio 1944), si riaccesero le aspirazioni autonomiste del paese che si erano già concretate, dopo il crollo del regime zarista, in un'effimera organizzazione statale con tendenze nazionaliste tatare. Il ritorno dei Soviet fu contrassegnato da una rapida eliminazione di queste tendenze e dei loro rappresentanti. Tutti i toponimi tatari furono abrogati e sostituiti con i corrispondenti russi; si mantennero solo quelli di Balaklava e Bachčisaraj. Nell'estate del 1945 la Repubblica autonoma cessava di esistere e la Crimea veniva ridotta a semplice oblast′ (regione), cioè ad unità meramente amministrativa, sotto l'immediata giurisdizione della RSFSR (Repubblica sovietica socialista federata russa). La popolazione della Crimea fra il 1926 ed il 1939 è salita da 713.823 a 1.126.824 ab. (aumento del 78%), ed è ora rurale solo per meno della metà (48%). Tre città oltrepassano i 100.000 ab.: Simferopoli, la capitale (da 87.213 a 142.678, fra il 1926 ed il 1939), Sebastopoli (da 74.000 a 117.054) e Kerč (da 15.690 a 104.415).

Operazioni militari durante la seconda Guerra mondiale. - Il 19 ottobre 1941 i Tedeschi e la III armata romena attaccavano le difese russe dell'istmo di Perekop, che avevano lasciato sul loro fianco destro durante la precedente avanzata verso il bacino del Donec, difese che sbarravano l'accesso alla penisola di Crimea.

Sottopostolo a violentissima azione aerea e terrestre, le truppe tedesche, il 29 riuscirono a sfondare quel sistema difensivo ed a catturare 16.000 prigionieri. Superato questo ostacolo, le truppe tedesco-romene dilagarono in tutta la penisola; occuparono Simferopoli, la capitale ed investirono la grande piazzaforte marittima di Sebastopoli. Una colonna fu inviata ad attaccare la linea fortificata nella penisola di Kerč. L'occupazione della Crimea era essenziale ai fini della guerra sul mare; poiché, dopo la caduta di Odessa, restavano ai Russi soltanto i porti di Batum e Novorossijsk e la base di Sebastopoli. L'assedio posto a quest'ultima costrinse i resti della flotta russa a rifugiarsi nelle estreme basi orientali del Mar Nero, che vennero quindi sottoposte ad una efficace, vicina offesa aerea dalla Crimea. La conquista, d'altra parte, della penisola avrebbe avuto la stessa importanza, per l'avanzata verso il Caucaso ed oltre, che tutto il dominio del Mar Nero; il possesso della Crimea, infine, dava ai Tedeschi il dominio sul Mar di Azov, di capitale importanza per eventuali controffensive.

Alla fine di dicembre i Russi sbarcarono a Feodosia truppe provenienti da Novorossijsk, che riuscirono a rioccupare la penisola di Kerc; altro sbarco effettuarono ad Eupatoria e rinforzarono con 14.000 uomini la piazza assediata di Sebastopoli. Le forze russe si erano raccolte in tre direzioni; a Sebastopoli, sui monti di Jaila e nella penisoletta di Kerč. La massa rifugiatasi tra i monti fu la prima ad essere eliminata; per le altre, la resistenza fu possibile e specie quella di Sebastopoli, durò a lungo. La riconquista della penisola di Kerč da parte sovietica non mutò, però, le sorti finali di quel settore; infatti il 15 maggio 1942 Kerč cadde, e con essa tutta la Crimea orientale, a seguito di una brillante azione tedesca di sorpresa, iniziata l'8 maggio. A Sebastopoli occorsero più complessi preparativi, data la robustezza e l'armamento delle fortificazioni. L'attacco risolutivo fu iniziato ai primi di giugno; nella notte sull'11 e sul 13 vennero affondate due motonavi nel porto e ciò impedì ogni ulteriore rifornimento dal mare della piazza; il 30 giugno, esaurite le munizioni, essa alzò bandiera bianca. Con la caduta di Kerč e di Sebastopoli, la base navale di Novorossijsk, dato il predominio aereo germanico, venne a trovarsi in condizioni precarie e tali da imporre lo sgombero delle unità navali, che si rifugiarono a Poti e a Batum.

Il possesso della Crimea non fu disturbato sino alla offensiva invernale sovietica 1943-44. Particolarmente grave diventò la situazione dei Tedeschi in Crimea nei primi giorni del novembre, dopo che gli eserciti sovietici ripassarono il Dnepr e avanzarono verso il Dnestr. I Sovietici eseguirono sbarchi a Kerč, a Feodosia ed a Eupatoria; il 3 novembre l'armata di Tolbukin forzò l'istmo di Perekop. La resistenza tedesco-rumena si concentrò allora nel sud della penisola: a Feodosia, a Simferopoli e soprattutto a Sebastopoli. Con l'avanzata dei Sovietici tra Dnestr e Prut e l'abbandono di Odessa, la situazione divenne insostenibile ed i Tedesco-Rumeni abbandonarono la penisola, tranne Sebastopoli, imbarcandosi a Feodosia ed a Jalta. Sebastopoli fu attaccata a fondo il 7 maggio 1944 dal gen. Sacharov e l'attaccante riuscì a penetrare nel settore meridionale della piazza. Non essendo possibile prolungare la resistenza, i Tedesco-Rumeni l'evacuarono il 9 maggio, imbarcandosi.

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