CRIOANESTESIA (o anestesia da refrigerazione)
Per quanto fossero note da tempo, le proprietà analgesiche del freddo sono state utilizzate solo molto recentemente nella pratica chirurgica, dopo cioè che Temple Fay ebbe dimostrato l'azione antiflogistica dell'abbassamento della temperatura locale (1938) e Allen, Crossman e Ruggiero ne ebbero osservato l'importanza nella prevenzione dello shock.
L'effetto analgesico del freddo, associato al suo potere antiflogistico ed antishock, ha fatto di esso l'anestetico più indicato in soggetti vecchi e debilitati, in traumatizzati e settici. Naturalmente la necessità di portare e mantenere per un periodo di tempo sufficientemente lungo la parte da operare ad una temperatura locale di circa 5° - per una buona anestesia occorrono 3÷6 h -, ne limitano l'impiego alla chirurgia degli arti. Questi sono posti in apposite cassettine ripiene di ghiaccio e la temperatura locale viene controllata con un comune termometro; non è conveniente scendere a temperature inferiori, per evitare di ledere seriamente i tessuti. Nelle parti raffreddate si stabilisce un abbassamento del metabolismo basale in tutto simile al letargo: ciò consente, ove necessario, il mantenimento prolungato anche per giorni di uno stato locale di ischemia (applicazione di laccio emostatico). Unico inconveniente è il ritardo dei processi di cicatrizzazione.