CRIOTERAPIA (dal gr. κρύος "gelo" e ϑερατεπα "cura")
È la cura del freddo: il metodo più semplice consiste nell'applicazione della vescica di ghiaccio che ha azione sedativa, antifebbrile, antiflogistica, antiemorragica. Sul capo mitiga le cefalee intense, frena le emorragie endocraniche, rallenta o inibisce l'evoluzione di processi infiammatorî (meningiti, encefaliti); sul torace può arrestare emorragie polmonari, calmare dolori pericarditici, agire in senso tonico-sedativo su particolari stati di eretismo cardiaco; sull'addome giova in tutti i casi di emorragia interna (gastrica, intestinale, vescicale, renale), nei processi infiammatorî dell'intestino e del peritoneo accompagnati da vivo dolore. Fra la vescica e la cute bisogna porre una flanella per evitare la formazione di escare. In qualche caso la vescica di ghiaccio può essere sostituita da cataplasmi formati da strati sovrapposti di ghiaccio e farina di lino.
Con una tecnica speciale la frigoterapia fu consigliata per la cura di molte forme dispeptiche, utilizzando le temperature bassissime (100-130° sotto zero) dell'apparecchio di Raoul Pictet; metodo non scevro di pericoli esponendo gli organi profondi a una troppo rapida e intensa iperemia.
La dermatologia utilizza la cosiddetta neve carbonica che si ottiene mediante la fuoruscita di acido carbonico liquido contenuto in cilindri metallici alla pressione di 50 atmosfere, provocando un abbassamento della temperatura locale fino a 80°.
Nel dispositivo di Mac Lead un imbuto di pelle di camoscio riceve un getto d'acido carbonico proveniente da una bombola metallica; la neve che si forma è compressa in un imbuto di legno provvisto d'una piccola apertura dalla quale esce sotto forma di lapis che s'applica sulla cute malata. L'apparecchio di Lortat Jacob, raccomandabile per la sua semplicità e praticità, consta di un tubo metallico centrale terminante con una punta rimovibile di rame, di forma variabile, rivestito da un manico metallico ricoperto a sua volta da un avvolgimento isolante di fibra; una speciale forma d'innesto permette di caricare l'apparecchio collegandolo con la bombola di acido carbonico; per aumentare l'azione refrigerante s'aggiungono alla neve raccoltasi nell'interno del tubo metallico 2-3 cmc. di acetone (v. fig.).
La neve carbonica si applica in dermatologia con successo nel lupus eritematodes e nei naevi; con risultati più scarsi nelle verruche senili, negli epiteliomi basocellulari, nei cheloidi, nelle teleangectasie, nell'acne ipertrofica, negli angiomi, nel lupus vulgaris, nel lichen, nei tatuaggi, ecc. Applicando speciali sonde uterine proposte da Bizard e Rabut, l'apparecchio di Lortat Jacob può essere usato anche per la cura d'affezioni ginecologiche (ulcerazioni del collo uterino, endometriti croniche).
Il freddo è utilizzato anche come anestetico (v. anestesia).
Bibl.: L. Lortat Jacob, La cryothérapie dans les dermatoses, in Progrès médical, 31 marzo e 7 giugno 1919; Technique et indication de la cryothérapie, in Progrès médical, 16 e 24 novembre 1923; P. Legrain, Indications de la cryothérapie, in Bulletin médical, 30 maggio 1925; G. S. Vinaj, Idroterapia e crioterapia, in Trattato di terapia fisica, Milano 1925.