CRIPTA (Κρύπτη, der. di κρύπτω "nascondere, coprire", crypta)
Con questo nome Vitruvio indica un luogo coperto a vòlta, senza che ciò implichi se sia sotterraneo o semisotterraneo, e con lo stesso significato la Notitia individua la Crypta Balbi, che, nonostante le incertezze relative alla forma e alla destinazione del monumento, sembra essere stata soltanto un portico coperto. Più tardi il termine viene usato per individuare tratti di una catacomba, con maggiore aderenza quindi alla etimologia della parola. Ancora più tardi il termine viene applicato a quel vano, interamente o parzialmente interrato, corrispondente all'altare o al presbiterio della basilica, nel quale sono conservate le reliquie o la stessa tomba di un martire. In tal senso esiste una certa continuità generica con l'àdyton di alcuni templi greci.
In un primo tempo la c. è estranea alla basilica destinata alle riunioni liturgiche cioè alle antiche parrocchie, ma è una disposizione propria e caratteristica di santuarî commemorativi che custodiscono particolari memorie dei Luoghi Santi, come la Grotta della Natività nell'ottagono situato posteriormente alla basilica di Betlemme e di altri santuarî gerosolimitani, come il Santo Sepolcro o l'ottagono dell'Ascensione, nei quali le modificazioni successive hanno trasformato le sistemazioni originarie, e di taluni edifici destinati al culto dei martiri. L'Oriente ne offre tuttavia esempî molto scarsi e limitati. In Africa una vera c. è quella della basilica di Beinan, l'antica Ala Miliaria, dove erano venerati i resti della martire donatista Robba; invece gli altri due esempî di Gemila e quello della basilica a S del Foro a Sabratha mostrano sì ambienti a livello più basso della chiesa, ma situati posteriormente all'abside. Un notevole impulso alla formazione della c. fu offerto dalle basiliche ad corpus di Roma, dove, per essere i sepolcri dei martiri situati ad un livello molto basso nelle catacombe, si operarono tagli nella rete cimiteriale per ampliare il cubicolo originario dove era la tomba e si crearono sistemi di accesso. Tali antiche disposizioni sono ora in genere alterate al punto che non se ne può ricostruire l'aspetto, ma si ha notizia delle scale che collegavano la chiesa di S. Lorenzo, a Roma, con il sepolcro. Nella stessa basilica scavi recenti hanno messo in luce l'esistenza di un centro cultuale dietro l'abside della basilica che seguì quella costantiniana. Altri adattamenti si trovano a S. Valentino e nella basilica di S. Stefano dalla via Latina. La forma più semplice di c. come organismo architettonico indipendente dalle situazioni particolari dei singoli luoghi è quella di tipo semianulare che segue il perimetro dell'abside e reca al centro un diverticolo terminante in un piccolo ambiente sotto l'altare; il primo esempio di essa si ebbe nella basilica vaticana in seguito ai lavori di Gregorio Magno con il conseguente rialzamento del livello del presbiterio.
Bibl.: D. Cabrol, Dictionnaire d'arch. chrétienne et de liturgie, III, 2, s. v. Crypte; Atti del IV Congresso internazionale d'Arch. cristiana, I, Roma 1940; A. Grabar, Martyrium, I, Parigi 1946.