crisi economica
Stato patologico dell’economia che, oltre alla stagnazione (assenza di crescita) o alla recessione (diminuzione) del Prodotto Interno Lordo (➔ PIL), può presentare una varietà di altri fenomeni negativi, con una durata variabile, ma generalmente non inferiore a un anno (➔ anche congiuntura).
Tra gli eventi più rilevanti legati a una c. e., vanno menzionati: la caduta di consumi e investimenti, l’aumento persistente della disoccupazione, la perdita di capacità produttiva (chiusura d’impianti e d’imprese), la decurtazione dei salari, la riduzione dei prezzi (soprattutto dei prodotti industriali, delle materie prime e dei beni all’ingrosso). Frequentemente, la c. e. coinvolge anche il sistema finanziario, con forti diminuzioni dei corsi azionari, e gravi difficoltà degli intermediari bancari, sia dal lato del recupero dei crediti sia da quello della raccolta di fondi. Inoltre, le c. e. più significative sono generalmente di portata internazionale, ossia si manifestano simultaneamente e in maniera correlata in più Paesi, per via del commercio di beni e servizi e del sistema dei tassi di cambio tra le valute. La gravità di una c. e. viene misurata dall’intensità di questi fenomeni e dalla loro durata.
Sono fenomeni osservati e studiati sin dal 19° sec. in tutte le principali economie industrializzate. Occorre tenere presente che, tecnicamente, le fluttuazioni del PIL non sono di per sé un sintomo di c., mentre si ritiene generalmente che una c. comprenda una recessione di almeno un anno. Se si accetta questa convenzione, si può dire che le c. non sono fenomeni molto frequenti. Per es., negli ultimi 50 anni l’Italia ha avuto solo 5 riduzioni del PIL su base annua: nel 1975, −2,2%; nel 1993, −0,9%; nel 2008, −1,0%; nel 2009, −4,9%; nel 2012, −2,2% (secondo le previsioni più aggiornate del FMI). Su scala mondiale, la c. e. di maggior importanza e gravità è stata la cosiddetta grande depressione (➔), che si sviluppò a partire dagli Stati Uniti nel 1929 e coinvolse gran parte delle economie industrializzate per circa un decennio. La grande depressione mise in evidenza che una c. può prolungarsi nel tempo, anche se il PIL ricomincia a crescere, in quanto è possibile che ciò non sia sufficiente e non riassorba gli altri fenomeni critici, come la perdita di capacità produttiva, la disoccupazione o l’impoverimento della popolazione. Un evento di portata simile si è ripresentato nel 2008-09, sempre con epicentro negli Stati Uniti e, al 2012, si teme che la c. e. non sia stata superata e si potrebbe prolungare, come avvenne negli anni 1930.
Molto controverso è il campo delle spiegazioni e dei rimedi delle c. economiche. Il primo tentativo di studio organico può essere ricondotto all’opera di K. Marx, nella quale si prefigura una c. sistemica totale del capitalismo avente come causa la sua endemica sovrapproduzione dovuta allo sfruttamento della forza lavoro, tale per cui il reddito dei salariati non sarebbe sufficiente ad assorbire l’intero ammontare della produzione.
Nel campo del pensiero liberale, si registra poi un interesse crescente per la questione delle fluttuazioni della produzione, dei salari e dei prezzi, ma per una vera e propria teoria delle c. occorre attendere The general theory of employment, interest and money (1936) di J.M. Keynes, pubblicato con il chiaro intento di comprendere e risolvere i problemi della grande depressione. Anche nella teoria di Keynes, una delle cause scatenanti delle c. è la sovrapproduzione, che si determina quando la domanda aggregata (➔) per beni di consumo e d’investimento si contrae autonomamente. Keynes evidenzia anche i fattori che possono impedire al sistema economico di riprendersi e quindi rendono la c. persistente nel tempo. Tuttavia, il punto qualificante di questa teoria è l’indicazione di una serie di politiche e., sia fiscali sia monetarie, atte a risolvere le cause delle c., che la rendono ancora un punto di riferimento per studiosi e responsabili di politica economica. Sulle diverse teorie del ciclo economico postkeynesiane ➔ ciclo economico, teoria del; aspettativa.