crisi finanziaria
Situazione di grave difficoltà che si verifica in presenza di una forte instabilità nei mercati f., con una cospicua caduta del valore delle attività e un’interruzione del flusso di risorse dai risparmiatori alle imprese. Il concetto di c. f. è molto ampio e si estende a diverse tipologie, che vanno dalle c. bancarie e di borsa a quelle valutarie e di debito sovrano.
Numerose sono state le c. f., delle quali è stata redatta una rassegna da K.S. Rogoff e C.M. Reinhart (This time is different, 2009). Questi autori hanno raccolto un importante dataset per descrivere i segnali che precedono le c. f. e le loro dinamiche, rilevando come tutte le c. f. presentino molti elementi in comune che, se osservati in tempo, possono aiutare a identificarle e prevenirle. Tra quelle più importanti vi è la c. bancaria del 1907, la c. bancaria e del mercato azionario del 1929, la c. del mercato azionario del 1987, quelle f. asiatiche degli anni 1990, la c. del long-term capital market del 1998, quella del mercato azionario del 2000, nota come dot-com bubble (➔ dot-com), la c. dei titoli subprime del 2007 (➔ subprime, crisi dei mutui), quella dei debiti sovrani del 2011 (➔ debito pubblico). ● Nella maggior parte dei casi le c. f. sono seguite da recessioni di durata variabile. Tutte sono inoltre precedute da fasi (magari brevi) di espansione del ciclo economico e della ricchezza. Le fasi di espansione producono una crescita eccessiva del debito a breve periodo e degli investimenti rischiosi. L’eccesso d’investimento genera crescite eccessive dei prezzi delle attività f., note come bolle speculative (➔ bolla), che in molti casi non trovano giustificazione nell’andamento dei fondamentali. La diffusione di informazioni, che inducono gli investitori a rivedere le loro aspettative sugli andamenti futuri dell’economia, provoca la fine della bolla speculativa, con il conseguente crollo dei valori delle attività finanziarie. Nel 1907 e nel 1929 le corse agli sportelli delle banche indussero gli investitori a rivedere le loro aspettative sulla solidità del sistema bancario. La vendita massiccia di attività f. da parte degli investitori indusse un crollo del valore della ricchezza delle banche, trasformando una situazione d’illiquidità in una d’insolvenza. La c. f. del 2007 è stata generata da una caduta del valore dei titoli subprime, titoli derivati emessi dalle banche tramite veicoli d’investimento speciali. A fronte della concessione di contratti di debito (in particolare di mutui su immobili), le banche emettevano titoli che consentivano, a chi li acquistava, di ricevere una quota dei servizi del debito. La caduta dei prezzi degli immobili verificatasi nel 2007, inizialmente negli Stati Uniti e poi in vari Paesi europei, e la conseguente insolvenza di coloro che avevano contratto i mutui, hanno indotto i detentori di titoli subprime a rivedere le aspettative sul valore dei titoli stessi. Nell’agosto del 2007 le vendite massicce dei titoli subprime hanno generato una forte caduta del valore della ricchezza delle banche e, in molti casi, la loro insolvenza.
Una questione fondamentale, connessa alle c. f., è la possibilità di prevenirle o mitigarle, qualora occorrano. In seguito alle diverse c. f. verificatesi nella storia, varie misure sono state prese per contenere e prevenire i rischi. La misura più importante a seguito della c. del 1929 fu l’assicurazione sui depositi, che è in vigore in molti Paesi e che ha lo scopo di prevenire la corsa agli sportelli. Tra le misure di controllo prese a seguito della c. del 2007, vi sono il rafforzamento dei vincoli di capitale delle banche, meglio noti come accordi di Basilea III (➔ Basilea, accordi di) e l’istituzione di vari organi di controllo dei rischi di mercato, tra i quali il Financial Stability Board.