BANTI, Cristiano
Pittore, nato a S. Croce sull'Arno il 4 gennaio 1824, morto a Montemurlo il 4 dicembre 1904. Ricco di censo, dopo avere studiato all'accademia di Siena con Francesco Nenci ed esordito felicemente con un Galileo davanti al Tribunale dell'Inquisizione, preferì cambiar strada, entrando nel gruppo dei macchiaiuoli, e col Borrani e il Signorini darsi alla ricerca e allo studio, cui portò qualche esperienza che potremmo dire scientifica, specialmente con l'uso dello specchio nero, per meglio determinare la "macchia". Per questo limitò il suo lavoro a tentativi, spesso abbandonati appena ottenuto l'effetto di luce desiderato. Ma del movimento macchiaiuolo non tutto approvò; anzi, discorde, si ritrasse prima (circa 1880) nella sua villa di Montorsoli presso Castelfiorentino, poi al Barone in quel di Montemurlo, ove continuò però ad ospitare signorilmente i compagni, cui spesso soccorse, acquistando loro opere che andarono a poco a poco formando una cospicua raccolta d'arte moderna, oggi dispersa. I viaggi a Parigi (1861 e '75) e a Londra (1879 e '87), i contatti un tempo quotidiani con i colleghi fiorentini, niente tolsero alla sua personalità. Nei soggetti campestri toccò qualche volta il limite del genere; nella composizione rimase classicamente ordinato; le sue figure atteggiò sempre in movenze nobilmente decorative; amò toni preziosi; preferì le luci dorate del tramonto; fu toscanissimo, fra i toscani, per equilibrio e schiettezza. Di lui disse giustamente il Cecioni: "Il suo nome è tanto lontano dalla celebrità quanto è lontano dalla mediocrità il suo ingegno". Opere del B. si conservano nelle Gallerie d'arte moderna di Roma e di Firenze nella galleria Ricci-Oddi di Piacenza, e in raccolte private.
Bibl.: T. Signorini, Caricaturisti e caricaturati, Firenze 1893, pp. 77, 82; A. Cecioni, in Scritti e ricordi, Firenze 1905, p. 312 segg.; A. Franchi, Arte e artisti toscani, Firenze 1902, pp. 95 segg.; U. Matini, C. B. e i pittori macchiaiuoli, Firenze 1905; E. Somarè, Storia dei pittori italiani dell'ottocento, Milano 1928, II, p. 106 segg.