ROSSI, Cristina
– Nacque a Milano il 23 agosto 1823, figlia di Francesco, ingegnere, e di Maria Calvi.
Esigue le notizie sulla sua giovinezza: fu educata all’istituto Ghezzi e si unì in matrimonio, nel 1850, con il patriota mazziniano Osvaldo Lazzati, con il quale ebbe l’unica figlia, Maria, nel 1851.
Con i fratelli Pietro, Antonio e Giuseppe, Osvaldo fu parte attiva delle Cinque giornate di Milano; tra i volontari nella battaglia dello Stelvio nel 1849, venne brevemente incarcerato nel 1852 per cospirazione e l’anno successivo prese parte al moto milanese del 6 febbraio.
All’inizio degli anni Sessanta, Cristina si avvicinò a Laura Solera Mantegazza e alla Società patriottica femminile di Milano, gruppo di donne da lei coordinato per iniziative di raccolta fondi fra cui il Soccorso a Venezia e il Dono per le camicie rosse. Inizialmente Rossi fu presente soltanto in veste di donatrice, poi affiancando i membri del comitato direttivo nell’organizzazione di lotterie e sottoscrizioni. Dal 1862 la Società patriottica si fece promotrice di numerosi appelli alle donne italiane, pubblicati su testate come l’Unità nazionale; rimarchevole fu l’attenzione rivolta alla figura di Giuseppe Garibaldi, che fu subito posto al centro delle campagne patriottiche: una fra le più importanti fu il ‘Bazar’ a lui dedicato per acquistare fucili per i volontari.
La collaborazione con Solera Mantegazza condusse Rossi a divenire membro del comitato esecutivo dell’Associazione generale di mutuo soccorso per le operaie milanesi, fondato dalla stessa Solera Mantegazza e da Ismenia Sormani Castelli nel 1862, con fini di assistenza e alfabetizzazione delle operaie.
Nel corso del decennio il ruolo di Cristina si fece sempre più centrale nelle attività della Società patriottica, in particolar modo nel periodo della terza guerra d’indipendenza. Stretti rapporti furono instaurati con il medico garibaldino Agostino Bertani, che organizzò a Condino, in provincia di Brescia, un campo sanitario: gli sforzi della Società si concentrarono nella raccolta di materiali da inviare ai feriti, e la stessa Rossi visitò il campo per attestarne le necessità. L’epilogo della guerra sancì per molte delle partecipanti alla Società, fra le quali Cristina, un’ampliarsi dell’impegno: l’afflato patriottico si fuse, infatti, con un crescente interesse per la causa pacifista.
Nel 1867 l’intera famiglia Lazzati si iscrisse alla Ligue internationale de la paix et de la liberté, istituita quello stesso anno a Ginevra e presieduta da Charles Lemonnier. Durante un congresso della Ligue a Lugano, nel 1872, conobbe Marie Goegg Pouchoulin, attivista svizzera che aveva fondato nel 1868 un’Associazione internazionale delle donne, il cui fine era combattere per l’emancipazione femminile in un’ottica di collaborazione sovranazionale. In seguito a conflitti interni, Goegg istituì, proprio nell’anno dell’incontro con Rossi, la nuova Associazione per la difesa dei diritti della donna. L’amicizia tra le due sancì la formazione, anche a Milano, di un comitato della Solidarité, organo dell’associazione svizzera presieduta da Goegg. Presidente del nucleo milanese fu Carolina Varesi, veterana della Società patriottica femminile, mentre Rossi mantenne per sé il ruolo di segretaria e tesoriera, includendo nei lavori anche la figlia Maria, incaricata di comporre articoli in francese da inviare al bollettino associativo. Tra gli obiettivi della Solidarité fu posto, come fondamentale, quello dell’istruzione femminile; Rossi ottenne la concessione, da parte della commissione centrale svizzera, di una borsa di studio per le alunne della scuola professionale femminile di Milano.
La scuola, ultima istituzione creata da Solera Mantegazza prima della morte, nel 1873, era diretta da Alessandrina Ravizza; lo scopo principale era quello di educare alunne delle classi meno abbienti in materie pratiche, tra cui computisteria e disegno industriale. Grazie all’ottima direzione di Ravizza, nel 1875 la scuola contava circa duecento allieve; Rossi riuscì a fornire, grazie alle donazioni ricevute per associarsi alla Solidarité, una somma fissa all’istituto la cui utilità venne rimarcata sui bollettini e nei congressi annuali dell’organizzazione svizzera.
La partecipazione di Cristina al vasto universo associazionistico milanese non si limitò soltanto alle istituzioni per il progresso femminile: su specifico invito del medico Gaetano Pini, infatti, divenne membro del comitato femminile del Pio Istituto dei rachitici dall’anno della sua fondazione, nel 1873, e prese parte agli sforzi per la costituzione degli asili notturni Lorenzo e Teresa Sonzogno, nel 1884.
L’impegno a favore del pacifismo non si affievolì mai, anzi andò rinsaldandosi grazie all’amicizia intrecciata con Ernesto Teodoro Moneta; ennesimo incontro occorso durante i congressi della Ligue internationale de la paix et de la liberté in Svizzera, il legame con il direttore del Secolo portò la famiglia Lazzati ad avvicinarsi agli ambienti della democrazia radicale lombarda. Moneta presentò ai Lazzati il giornalista Carlo Romussi; la comunione ideologica tra Rossi, Moneta e Romussi condusse alla creazione, nel 1878, della Lega di libertà, fratellanza e pace. Uno dei primi organi del movimento pacifista italiano, la Lega ebbe vita breve e annoverò tra i suoi successi solo qualche comizio organizzato a Milano fra il 1878 e il 1879.
Romussi divenne parte della famiglia proprio nel 1879, quando sposò Maria Lazzati; l’unione rafforzò ulteriormente il legame di Cristina e del marito con il gruppo dei democratici milanesi, tra i quali spiccava Felice Cavallotti. Forse fu proprio tramite Cavallotti che Rossi conobbe Paolina Schiff, assistente del leader radicale all’Università di Pavia; la studiosa fondò nel 1880, con l’emancipazionista Anna Maria Mozzoni, la Lega promotrice degli interessi femminili, prima espressione del movimento politico femminile in Italia. Nello statuto della Lega, del 1881, Cristina figurava nel comitato esecutivo. Ancora con Schiff e Mozzoni fu coinvolta in un gruppo dedicato alla raccolta fondi per erigere un busto alla memoria del deputato Salvatore Morelli, celebrato per la sua opera in favore del suffragio femminile.
Nel 1887 morì il marito Osvaldo; entrambi i coniugi erano membri della Società di cremazione di Milano fin dalla fondazione e Osvaldo ne fu anche consigliere accanto a Gaetano Pini e Malachia De Cristoforis: dopo i funerali il suo corpo fu quindi bruciato, particolare connotato di laicità che non sfuggì nei resoconti apparsi sulla stampa del tempo.
Nel corso degli anni Novanta, Rossi proseguì nell’impegno nei vari comitati e commissioni di cui faceva parte; nel 1898 la famiglia Romussi fu colpita dall’arresto di Carlo per reato d’opinione in seguito ai moti milanesi del mese di maggio. Oltre al sostegno alla figlia Maria e alle nipoti Ada e Pierina, Cristina prese parte alla lotta del gruppo Pro amnistia, che riuscì nel suo intento l’anno successivo con la liberazione di Romussi. Il primo decennio del Novecento vide un rallentamento delle attività di Cristina a causa dell’età avanzata.
Morì a Milano l’11 aprile 1913.
Come il marito fu cremata e tumulata nel cimitero Monumentale della città.
Fonti e Bibl.: L’intera documentazione relativa alla vita e all’impegno di Cristina Rossi è conservata nell’Archivio privato Carlo Romussi di Milano, nella sezione Archivio di famiglia - Carte della famiglia Lazzati (II, 1), dove si possono reperire unità di diversa natura: dalle lettere ricevute da personaggi come Giuseppe Mazzini (13/06/05-7-8) e Giuseppe Garibaldi (8/45/01) agli statuti delle istituzioni assistenziali e a vari bollettini associativi. Anche tra le Carte di Maria Lazzati Romussi (II, 3) sono disponibili materiali relativi alla Società patriottica femminile di Milano, alla Ligue internationale de la paix et de la liberté e alla Solidarité riguardanti sia Cristina sia Maria Lazzati. L’inventario dell’archivio è stato pubblicato: Carlo Romussi 1847-1913. Inventario dell’archivio, a cura di S. Massari, Milano 2008. Presso le Civiche Raccolte storiche di Milano (Fondo Bertani, plico 46, n. 6, 6a, 6b) si trovano due lettere di Cristina ad Agostino Bertani del 1866, mentre una lettera a Timoteo Riboli del 1873 è reperibile a Roma presso il Museo centrale del Risorgimento (MCRR, Archivio Riboli, Ms. 181/93).Tre lettere di Rossi senza data a Quirico Filopanti sono conservate tra i Carteggi Filopanti nella Biblioteca universitaria di Bologna.
Per quanto concerne il lavoro con la Società patriottica femminile di Milano: G.E. Curatolo, Garibaldi e le donne. Con documenti inediti, Roma 1913, p. 88.
Sulla costituzione di un comitato milanese della Solidarité: F. Pieroni Bortolotti, Alle origini del movimento femminile in Italia 1848-1892, Torino 1962, pp. 130, 183; Ead., La donna, la pace, l’Europa. L’Associazione internazionale delle donne dalle origini alla prima guerra mondiale, Milano 1985, p. 126.
Per quanto riguarda il ruolo di Rossi nel pacifismo italiano: A. Marrone - P. Sansonetti, Né un uomo né un soldo: una cronaca del pacifismo italiano del Novecento, Milano 2003, p. 38.
Sulla sua partecipazione alla Lega promotrice degli interessi femminili: La democrazia radicale nell’Ottocento europeo. Forme della politica, modelli culturali e riforme sociali, a cura di M. Ridolfi, Milano 2005, pp. 328 s.
Per un breve profilo della sua vita e del suo attivismo politico: A. Villa, Mazzinianesimo e radicalismo nelle lettere delle Romussi-Lazzati, in Nuove frontiere per la storia di genere, a cura di L. Guidi - M.R. Pelizzari, I, Salerno 2013, pp. 195-200.