BENEDETTI, Cristoforo (Cristoforo III; Cristoforo il Giovane)
Figlio di Giacomo, nacque verso il 1660 a Castione presso Mori (Trento). Fu a scuola del padre, che certamente superò per livello d'arte e per fama. È assai probabile che oltre i rapporti d'arte e di mestiere avuti dal B. e dalla famiglia con la dinastia dei Carneri, il B. conoscesse per visione diretta la scultura contemporanea di Verona e del Veneto e in particolare di Venezia.
L'opera del B., secondo la tradizione familiare, è architettonica e plastica, poiché la produzione sua e della bottega è prevalentemente costituita da altari, da cappelle e da portali. Statue, capitelli, putti volanti, finti drappi discendenti in decorative e arti,ficiose volute dall'alto dei timpani o aggrovigliati ai piedistalli o velanti urne, cippi, iscrizioni formano nell'opera del B. unità inscindibile con le sue costruzioni monumentali: si vedano, a esempio, le figure marmoree di S. Carlo Borromeo e di Ferdinando di Castiglia, parti integranti e necessario complemento dell'altare dei SS. Innocenti nel duomo di Trento.
Prima opera documentata è la statua di S. Antonio situata nel cortile di casa Taddei ad Ala: commissionata nel 1682, venne consegnata nell'anno 1684. Tra il 1696 e il 1700 il B., aiutato dal fratello Sebastiano (II), costruisce su commissione dell'arciprete conte C. F. Lodron l'altar maggiore della chiesa decanale di Villa Lagarina. Negli anni che vanno dal 1697 al 1710 il B., insieme con il padre Giacomo, esegue su disegno di A. Pozzo l'altar maggiore della chiesa delle Grazie presso Arco (cfr. C. T. Postinger, 1909).
Sullo scorcio del '600 il B. costruì l'altare del Crocifisso nel duomo di Trento: una delle più eccellenti e vigorose opere dell'artista. Un altare simile, derivante certamente da questo, fu eretto nel 1699 nella cappella della Vergine nella chiesa di Pressano (Trento) e si può ritenere della bottega del Benedetti. Nello stesso 1699 il B. è chiamato in Alto Adige: costruisce l'altare di S. Antonio a Settequerce per commissione del conte di Thun.
L'altare è ornato da due statue, S. Filippo e S. Giacomo, di simili modi ma di differente eccellenza. Il S. Filippo si può ritenere senz'altro del B., di scuola è invece l'altra statua.
Non molto lontano nel tempo è l'altare eretto dal B. e aiuti nella cappella di S. Antonio nella villa già WenzI di Teodone. Il von Lutterotti data attorno il 1700 l'altare del Crocefisso nella chiesa di S. Marco a Rovereto, e lo attribuisce non ingiustamente al Benedetti. Dello stesso anno nella parrocchiale di Avio era l'altare di S. Antonio che nel 1727 fu sostituito e disperso. Con contratto del 1° marzo 1701 veniva incaricato dell'erezione dell'altare di S. Maria Maddalena nella collegiata di Arco, per la cappella appartenente alla famiglia comitale. È una delle opere più fastose del B., e benché nel contratto compaia dover lavorare come suo aiuto anche il fratello Sebastiano la costruzione architettonica, la scultura e lo spirito animatore sono certamente suoi.
Gli altari del B. abbandonano ora le pesantezze secentesche, già care alla precedente dinastia degli scultori Carneri, e si avviano alla levità e alla grazia del nuovo secolo. Possono dimostrarlo, a esempio, l'altare costruito dal B. a Trens presso Vipiteno, i due altari dei SS. Filippo e Anna nella parrocchiale di Innsbruck, in cui egli ebbe a collaboratore il proprio figlio Teodoro, e l'altare maggiore della chiesa dell'ospedale di S. Spirito nella stessa città. Sempre a Innsbruck, con la collaborazione di un aiuto, un tale Molla della val di Fassa, il B. eresse (1706) il più grandioso e più giustamente celebre dei suoi monumenti. la colonna di S. Anna.
La colonna s'innalza su un ampio e movimentato basamento e s'adorna, oltre che della statua terminale della tanta, delle agili monumentali figure scultoree della base; fu eretta per commemorare la liberazione (1703) del Tirolo dalle truppe bavaresi.
Il 2 apr. 1708 il vescovo principe di Bressanone commissionò al B. il portale e l'altare della cappella di corte a Bressanone (nel contratto il B. è definito "architetto di S. Maestà Imperiale"). È un complesso architettonico e plastico tra i più importanti nella produzione del B. e uno degli esempi più caratteristici della sua fantasia.
Nel triennio 1709-11 il B. costruisce l'altare della cappella della Vergine nell'abbazia di Novacella, il pavimento a intarsio marmoreo della stessa cappella e la balaustra con i graziosi cherubini che ne costituisce la festevole cornice. Tra il 1710 e il 1720, secondo il Rasmo, egli scopisce le due statue di S. Carlo Borromeo e di Ferdinando di Castiglia sull'altare dei SS. Innocenti nel duomo tridentino; la cappella è affidata alla sua direzione artistica e vi collabora anche il figlio Teodoro, che disegna ed esegue il pavimento a mosaico e ha gran parte nell'esecuzione dell'antependio disegnato dal padre con la figura di S. Vigilio patrono di Trento. Per G. Fogolari l'opera sarebbe stata compiuta nel 1722.
Nel 1726 il B. costruisce l'altar maggiore di Borgo Valsugana e, per incarico della famiglia Serego, quello di S. Anastasia a Verona (ora è diviso tra la chiesa di S. Giuliano a Quinzano e la parrocchiale di Dossobuono nel Veronese). In questo tempo o poco più tardi fu incaricato di lavori decorativi nel duomo di Bressanone, lavori in cui si servì dell'aiuto del figlio Teodoro.
Nel quinquennio 1727-32 si pongono tre opere del B. per la chiesa del Carmine di Rovereto: nel 1727 l'altare popolarmente chiamato "della Santa", nel 1728 l'altare dello Spasimo, e nel 1732-33 la bella balaustra della cappella maggiore. Tra gli ultimi lavori del B. è il tabernacolo per la collegiata di Arco, commessogli nel 1732 e terminato nel 1734.
Tra le opere non documentate, e probabilmente del secondo decennio del sec. XVIII, ricordiamo la parte centrale dell'altare, e non l'intero altare (cfr. Rasmo), per la chiesa della Madonna delle Laste a Trento, altare ora trasferito nella chiesa della Madonna delle Sarche nel territorio di Toblino. Per il Rasmo è contemporanea la Trinità scolpita nel fastigio, probabilmente della scuola dei Benedetti.
Del B. e della sua bottega è la prestigiosa balaustra della cappella principale di S. Maria Maggiore a Trento. Tra le opere profane dobbiamo ricordare il magnifico portale, sempre a Trento, di palazzo Sardagna.
Il portale, una volta erroneamente attribuito a Francesco Barbacovi è un capolavoro di composizione e di decorazione plastica. Sulle due pilastrate barocche degli stipiti s'impostano due grandiosi telamoni reggenti la superiore balconata; e la balconata si anima delle figure di tre putti ruzzanti sul piano del parapetto: i tre più amabili putti, forse, di tutto il Settecento trentino.
Di grandiose dimensioni sono i tre altari che il B., con l'aiuto del figlio Teodoro, eresse nel 1732 nella chiesa dell'Annunciata a Trento. Noteremo, tra l'altro, l'antependio marmoreo dell'altare della cappella maggiore. È di mano del B., sempre a Trento, il pulpito di S. Maria Maggiore, e si attribuiscono a lui l'altare maggiore della chiesa di Caldonazzo e l'altare maggiore della parrocchiale di Mori.
La tradizione popolare attribuisce poi al B. una quantità di altri complessi architettonici e scultorei nel Trentino e fuori; ma di tutte queste indiscriminate aggiunte conviene diffidare in attesa di ulteriori studi.
Il B. morì a Castione intorno il 1741.
Fonti e Bibl.: Trento, Bibl. Comunale, ms. 1207, F. Bartoli, Le pitture, sculture, architetture della città di Trento [sec. XVIII], pp. 7, 17; F. Ambrosi, Scrittori e artisti trentini, s.l. né d. [ma 1894], p. 158; N. Toneatti, Saggio d'illustrazione..., I, Trento s.d., p. 98; G. Primisser, Denkwürdigkeiten von Innsbruck, Innsbruck 1815, p. 8; F. A. Sinnacher, Beitrage zur Geschichte der bischdflichen Kirche Säben und Brixen in Tirol, Brixen 1834, IX, p. 594; G. M. Rossi, Nuova guida di Verona, Verona 1854, p. 8; G. B. Zanella, S. Maria di Trento, Trento 1879, p. 18; C. T. Postinger, Un'opera di A. Pozzo..., in Atti d. Accad. degli Agiati, Rovereto 1909, pp. 200 s.; G. Fogolari, Trento, Bergamo s.d., p. 188; I. Dossi, La Madonna delle Laste presso Trento, Trento 1924, pp. 22 s.; K. Zimmeter, Die St. Anna-Saule, in Pfarrblatt für Innsbruck, IX (1927-28), 5. p. 7; G. Gerola, Artisti trentini all'estero, Trento 1930, pp. 4 s.; O. R. von Lutterotti, Eine Bildhauerwerkstatt des Barocks..., Bolzano 1941, pp. 7-42 e passim; N. Rasmo, I B. nell'Alto Adige, in Alto Adige: documenti, III, Bergamo 1942, pp. 118 ss.; Id., Gli scultori B. e D. Molin, in Arch. per l'Alto Adige, XXXVIII (1943), pp. 21-105; J. Weingartner, Die Kunstdenkmäler Südtirols, I, .... Innsbruck 1965, v. Indice; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, pp. 306 s.