CANAL, Cristoforo
Nacque a Venezia, il 2 nov. 1562, da Fabio (1521-89) di Agostino e da Fiordelisa di Alessandro Basadonna.
Il padre fu "patron de fusta" in Golfo, incaricato di predisporre le fastose accoglienze ad Enrico III nel 1574, capo del Consiglio dei dieci nonché provveditore a Marano, alle Rason nove, della cavalleria in Dalmazia, a Corfù, alle legne in Istria e Dalmazia e sopra il bosco del Montello.
Breve l'esistenza del C. e meno varia, perciò, la sua carriera; né va confuso, come ha fatto il Cicogna sulla traccia del Capellari, con quel Cristoforo Canal (1560-1621) di Troilo (1533-1588) provveditore a Orzinuovi nel 1602-1604, provveditor e capitano "de' galeoni" nel 1607-1608, eletto provveditor alla Suda nel 1615.
Membro del Collegio dei dodici, il C. fu quindi, nel 1592-1594, conte a Zara, per "doi continui anni", fungendovi negli ultimi sei mesi anche da capitano per la partenza di Daniele Gradenigo.
Assillante v'era il bisogno di "biave", il cui rifornimento dipendeva dal "paese nemico"; "il che parmi" - osservava il C. - "di poca reputation publica et di manco estimatione di così importante fortezza, oltra che sta a lor piacere il valutarli i pretii et farsene pagar molto di più di quello che ordinariamente vogliono". Suggeriva, per ovviare all'inconveniente, di immagazzinarne almeno 1.000 "stara", sì da offrire un margine di sicurezza e da sottrarre i prezzi all'arbitrio turco. Per parte sua aveva acquistato, all'epoca del raccolto, cospicui quantitativi di grano che poi rivendeva a modici prezzi; si oppose così efficacemente alle incette dei mercanti, i quali speculavano a danno soprattutto dei poveri, "che per il più vivono di pane d'orzo". E il C. caldeggiava pertanto l'abbinamento al "deposito de' formenti" da lui costituito di una considerevole scorta "di miglio et orzi".
Conte e capitano a Sebenico nel 1599-1601, introdusse una rigida disciplina nella sorveglianza notturna impedendo ai due "capitani" (un nobile e un cittadino), mensilmente prepostivi, la concessione di esenzioni a pagamento; restaurò il palazzo dei rettori "che minacciava manifesta rovina"; mantenne buoni rapporti coi sanzacchi di Clissa e Liva, e "niuna incursione, niun danno è stato inferito da quei turchi confinanti". Né gli Uscocchi apportarono "danno alcuno", sì che Sebenico ha "goduto un'estrema tranquillità".
Sia pure in forma modesta, anche il C. partecipa alla diffusa corsa alla terra che caratterizzava, allora, il patriziato veneziano: il 16 giugno 1590 acquista, per 1.000 ducati, 16 "campi arativi piantadi e videgadi nella villa di Vigonovo, podestaria di Oderzo" da Elena, vedova di Andrea Gritti, alla quale, a sua volta, li allivella pel canone annuo di 55 ducati; nel 1596 entra in possesso di 37 "campi", 1 "quarto" e 109 "tavole", "in villa di Musestre, territorio di Treviso", e altri "campi" doveva avere nello stesso luogo se la vedova, nel 1619, potrà venderne 25 alle suore di S. Spirito di Venezia.
Morì, "da febre", il 23 nov. 1602.
S'era sposato a Candia nel 1583 con Gradeniga di Benedetto Barbarigo, che gli diede sette figli: Fabio (nato nel 1586), provveditor ai boschi in Friuli e all'armata; Benetto (1590-1645), senatore, provveditor ad Asola e provveditor straordinario a Peschiera, governator di nave; Agostino (1594-1651), rettore e provveditore a Cattaro, della "zonta" del Pregadi; Gabriele (1595-1634) della Camera "de' imprestidi", avvocato ai "consegi" e "a Rialto"; Vincenzo (1597-1629), avvocato "per le corte", auditor nuovissimo; Michele (1600-1662), senatore, avvocato dei "prigioni" e "per le corte"; Piero (1601-1659), ufficiale alle Cazude, governatore di "nave armata" e di galea, podestà e capitano di Crema.
Fonti e Bibl.: La relazione di Sebenico del 7 marzo 1602 e quella di Zara del 1594 in Archivio di Stato di Venezia, Collegio Secreta. Relazioni, buste 71, 72; Ibid., Avogaria di Comun. Nascite, reg. 4, c. 92r; Ibid., busta 159, Necrologi di nobili, ad diem;Ibid., Matrimoni, reg. 2, c. 90v; atti notarili riguardanti i "campi"del C. in Venezia, CivicoMuseo Correr, mss. P.D.C. 826/58, 828/48, 829/82; Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, mss. It., cl. VII, 15 (= 8304): G. A. Capellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, I, cc.221v, 224r; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni veneziane, II, Venezia 1827, p. 17; A. de Benvenuti, Storia di Zara dal 1409 al 1797, Milano 1944, p. 374.