CANE (de Canibus), Cristoforo
Nato, in data ignota, forse a Pavia o nel Monferrato, dove pure esistevano famiglie omonime, da un certo Guiniforte, si trasferì in seguito a Padova - dove la sua presenza è testimoniata a cominciare dal 1476 - entrando in contatto con l'ambiente universitario di quella città e iniziandosi probabilmente ai mestieri di libraio e di tipografo. Il 2 maggio 1476, infatti, in un atto notarile padovano il C. è detto miniatore, figlio del fu Guiniforte e creditore di maestro Giovanni di Dortmund, "bidellus legistarum" presso quell'università. Successivamente, il 15 marzo 1482, sempre in Padova, accettò di mettersi al servizio, per ducati 4 al mese, dell'editore Antonio Strata, obbligandosi per un anno a miniare e a vendere esclusivamente libri prodotti dall'officina veneziana del padrone.
Allo scadere del contratto con lo Strata, o poco tempo dopo, il C. rientrò a Pavia e in società con tale Stefano de Giorgi, pure pavese, aprì bottega per stampare testi a uso dei numerosi allievi dello Studio cittadino.
Sembra che l'origine della nuova tipografia debba collegarsi con la chiusura di quella di Giuliano de Zerbo, dalla quale i due soci avrebbero ereditato anche i caratteri. Prima edizione uscita dai torchi sociali fu il Super authenticis di Angelo degli Ubaldi, terminato di stampare il 16 luglio 1484; nove giorni dopo era già pronta anche la prima parte della voluminosa Summa di Azone, apparsa con l'insegna di Stefano de Nebiis da Borgofranco e originariamente forse commissionata al de Zerbo e poi passata, per successione, al C. e al de Giorgi. La società durò fin verso il 1487, stampando altre quattro opere, tutte pubblicate per conto terzi: il Commentum super leges "Admonendi", "Frater a fratre" ... di Giasone del Maino, per Battista Scarabelli, "legum scholaris" dell'ateneo pavese; il Consilium in favorem populi Florentini di Gerolamo Torti, per Paride de Ganio, allievo dell'autore, che gli aveva fatto dono del manoscritto; le Decisiones della Sacra Rota per il nobile concittadino Gasparino de' Fiamberti; il Commentarium super primum librum Canonis Avicennae di Iacopo da Forlì, per Gerolamo Duranti, editore e finanziatore di pubblicazioni scientifiche anche a Padova e Venezia.
Sono sconosciute le cause che portarono allo scioglimento della società, ma poiché da allora manca qualsiasi notizia sull'attività tipografica o editoriale del de Giorgi, è da supporre che la mancata prosecuzione abbia avuto origine da lui o da avvenimenti a lui collegati. Quando l'officina riprese il lavoro sotto la direzione del solo C., questi riuscì a garantirle continuità fino al 1500, nonostante la contemporanea presenza in città di alcune grosse botteghe, meglio introdotte nell'ambiente universitario ed ecmmiicamente più forti, e la concorrenza di una miriade di altri torchi facenti capo a personaggi minori, tutti in cerca di un'occupazione. Interruzioni si verificarono solo dopo il settembre 1492 per poco più di un anno e dopo il luglio 1497 per circa 18 mesi; ma è difficile spiegame le ragioni, anche perché press'a poco negli stessi periodi sospendevano o cessavano la produzione altre tipografie: la società Beretta-Girardengo (novembre 1492), Antonio Carcano (1497), Francesco Girardengo (1498). Tuttavia non pare che il C. avesse qualche interesse in comune con i titolari di queste officine: negli atti finora noti il suo nome non compare inai, neppure tra i testimoni, di solito scelti tra i colleghi di lavoro, pur essendo egli uno dei più operosi stampatori attivi in Pavia.
Delle quasi 50 opere pubblicate dal 31 maggio 1487 al 10 apr. 1500, tutte tranne una, il commento volgare e latino del salmo 90 Qui habitat in adiutorium Altissimi di Paolo Fiorentino, sono Lecturae, Expositiones, Commentaria, Summae, Tractatus, Repetitiones di maestri del diritto o della medicina, alcuni dei quali o erano allora in cattedra nell'ateneo cittadino (Gerolamo Torti, Francesco da Bobbio, Ambrogio Opizzoni, Lancellotto Decio, Giasone del Maino) o lo erano stati (Francesco Aretino, Baldo degli Ubaldi, Nicola Spinelli), o erano considerati "autorità" dai contemporanei, come Paride del Pozzo e Bartolo da Sassoferrato. Parte dei titoli pubblicati erano già noti attraverso precedenti edizioni anche pavesi, che il C. provvide uguabnente a ristampare senza che l'iniziativa sollevasse rimostranze presso gli interessati; ma non mancano opere totalmente nuove come le Expositiones super libros De Anima Aristotelis di Egidio Colonna (1491), la Repetino Clementina "Saepe de verbo"diGiorgio Natta (1492) e i Commentaria del Decio al Codice, all'Inforziato eal Digesto, apparsi tra il 1495-96 e il 1499-1500. È probabile che per smerciare la sua produzione il C. abbia dovuto accordarsi, dato il genere delle pubblicazioni, con i bidelli dello Studio, che di fatto tenevano il monopolio del commercio librario in città; tuttavia è certo che per un gruppo di opere egli agì solo come stampatore. Si tratta, oltre che di quattro testi scientifici voluti dal Duranti (i Commentarii di Iacopo da Forlì su Galeno e Avicenna e le Expositiones del Burleo sulla Fisica di Aristotele e del Colonna sul De anima), delle Repetitiones di Benedetto da Piombino, pubblicate per Iacopo Pocatela, dei Commentaria supertitulo de acquirenda vel omittenda possessione di Francesco Aretino, ordinate da Leonida Gerla, e della Lectura super secunda parte Codicis di Ludovico Pontano, stampata per Iacopo Torti.
Sono ignote le cause prossime della chiusura dell'officina; ma prescindendo dalle avversità che possono aver colpito il C., la fine della sua impresa era prevedibile già fin dal luglio del 1497: il sorgere della bottega del Pocatela e la progressiva affermazione dei tipografi milanesi, specie di quelli che lavoravano per i da Legnano, non lasciavano più spazio per la vecchia officina.
Il C. morì in data imprecisabile dopo il 10 apr. 1500, giorno dell'ultima delle sue stampe.
Fonti e Bibl.: I documenti più antichi riguardanti il C. sarebbero secondo A. Sartori, Documenti padovani sull'arte della stampa nel sec. XV, in Libri e stampatori in Padova, Padova 1959, pp. 137 s., 191 s., due atti notarili, l'uno in data 2 maggio 1476 del notaio Pierantonio di Azzone (Arch. di Stato di Padova, Notarile, t. 2081, c. 48), (l'altro in data 15 marzo 1482 del notaio Fabrizio Fabrizi (ibid., t. 2908, c. 322). La sua attività tipogr. è illustrata nel quadro della storia dell'editoria pavese, e in parte anche descritta nel Catal. of books printed in the XVth Cent. now in the British Museum, VII, London 1935, pp. LIX, 1007 ss. Un elenco non completo delle ediz. è in K. Burger, The printers and publishers of the XV century..., Berlin 1926, pp. 369 s.; un altro non sempre attendibile è in E. Gualandi, La tipogr. in Pavia nel secolo XV, in Boll. della Soc. pavese di storia patria, LIX (1959), pp. 43-83; LXI (1961), pp. 45-70.