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CRISTOFORO da Bologna, il Vecchio

di D. Rigaux - Enciclopedia dell' Arte Medievale (1994)
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CRISTOFORO da Bologna, il Vecchio

D. Rigaux

Pittore, figlio di Jacopo Biondi, documentato a Bologna dal 1363 al 1410 (Filippini, Zucchini, 1947). Benché le fonti, da Vasari in poi, siano incerte nell'indicarne il luogo di nascita tra Modena, Ferrara e Bologna, i caratteri stilistici dell'opera di C., confermano che egli si formò e visse a Bologna, ove ricoprì numerosi incarichi ufficiali, tra cui quello di maestro dell'Orologio del Comune nel 1381 e nel 1393 (Gibbs, 1989, p. 36). Secondo l'ultimo documento conservato, C. risultava ancora immatricolato nel 1410 alla Compagnia delle quattro arti e quindi, verosimilmente, ancora attivo a questa data (Padovani, 1985).Le opere bolognesi di C. attestate da pagamenti - quelle per la cappella Corradini nel convento di S. Francesco (1374) e quelle per S. Michele in Bosco (1398) - sono scomparse, così come la tela della chiesa di S. Giovanni Battista dei Celestini, raffigurante la Madonna con il Bambino e i ss. Antonio Abate e Caterina, che era firmata e datata 1382.Si conservano soltanto tre dipinti firmati da C.: la Madonna della Misericordia (1380), eseguita per l'altare maggiore della chiesa bolognese di S. Apollonia di Mezzaratta (Bologna, Pinacoteca Naz.); la tela con S. Cristoforo della chiesa di S. Cristoforo di Montemaggiore a Monte San Pietro, Bologna (1395) e la tavoletta con Crocifissione e Deposizione (Ferrara, Pinacoteca Naz.), che costituisce un importante punto di riferimento per la tarda attività del pittore.C. iniziò verosimilmente la sua carriera a Mezzaratta, ove, secondo Longhi (1950), eseguì tra il 1350 e il 1360 alcune delle Storie di s. Giuseppe, in una maniera vicina a quella di Simone dei Crocifissi, proseguendola poi, tra il 1360 e il 1375, con le Storie di s. Maria Egiziaca in S. Giacomo Maggiore a Bologna; quest'ultimo ciclo costituisce una delle opere maggiori del catalogo dell'artista, insieme con le tavole con Storie di Cristo (Pesaro, Mus. Civ.), ove il suo linguaggio si arricchì di apporti toscani e di legami stilistici con la scuola modenese e in particolare con Serafino Serafini. Intorno alla Madonna della Misericordia, molto danneggiata ma nota anche grazie a un'incisione di Séroux d'Agincourt (1835, tav. CLX), si raccoglie una serie di dipinti quali la Madonna dell'Umiltà e i Ss. Cristoforo, Cosma e Damiano (Roma, Mus. del Palazzo di Venezia). Gli inizi di C. sono tuttavia incerti: infatti proprio l'attribuzione dell'opera ritenuta più antica appare oggi poco convincente. Ferretti (1978) preferisce vedere la mano di C. in altre scene della chiesa di Mezzaratta: le Storie di Mosè, databili solamente intorno al 1360.È oggi contestata per ragioni stilistiche e cronologiche (Zuliani, 1985) anche una presunta attività di C. in Friuli (Walcher, 1980), almeno per quello che riguarda l'affresco del 1350 nella cappella a sinistra del coro nel duomo di Spilimbergo (Pordenone).

Bibl.:

Fonti. - F. Filippini, G. Zucchini, Miniatori e pittori a Bologna. Documenti dei secoli XIII e XIV (Raccolta di fonti per la storia dell'arte diretta da Mario Salmi, 6), Firenze 1947, pp. 54-57; Matricola della Compagnia delle Quattro Arti, Bologna, Arch. di Stato, c. 247r; Vasari, Le Vite, III, 1971, pp. 30-35; C.C. Malvasia, Le pitture di Bologna, Bologna 1686 (rist. anast. a cura di A. Emiliani, 1969).

Letteratura critica. - G.B.L.G. Séroux d'Agincourt, Storia dell'arte col mezzo dei monumenti dalla sua decadenza nel IV secolo fino al suo risorgimento nel XVI, VI, Milano 1835; E. Arslan, Cristoforo da Bologna, RivA 19, 1937, pp. 85-114; R. Longhi, La mostra del Trecento bolognese, Paragone 1, 1950, 5, pp. 5-44 (rist. Mostra della pittura bolognese del Trecento, in id., Opere complete, VI, Lavori in Valpadana, Firenze 1973, pp. 155-187:164); F. Arcangeli, Pittura bolognese del '300 in San Giacomo Maggiore, in Il tempio di San Giacomo Maggiore in Bologna, Bologna 1967, pp. 101-115; La Pinacoteca Nazionale di Bologna, a cura di A. Emiliani, Bologna 1967, pp. 126-127; M. Ferretti, Cristoforo, in Pittura bolognese del '300. Scritti di Francesco Arcangeli, Bologna 1978, pp. 210-223; M. Walcher, Gli affreschi del duomo di Spilimbergo e il problema di Cristoforo da Bologna, Arte in Friuli, arte a Trieste 4, 1980, pp. 33-47; S. Padovani, s.v. Cristoforo di Iacopo, in DBI, XXXI, 1985, pp. 86-88; F. Zuliani, Gli affreschi del coro e dell'abside sinistra, in Il duomo di Spilimbergo. 1284-1984, a cura di C. Furlan, I. Zannier, Spilimbergo 1985, pp. 113-117; R. Gibbs, Tomaso da Modena. Painting in Emilia and the March of Treviso, 1340-1380, Cambridge (MA) 1989.D. Rigaux

Vedi anche
Lombardi, Alfonso, detto Cittadella Scultore (Ferrara 1497 - Bologna 1537). Continuatore della tradizionale arte emiliana della terracotta, modellò le prime opere con accentuato realismo (Busti degli Evangelisti, Ferrara, Duomo) per poi orientarsi, nella più matura produzione bolognese, a un deciso gusto classico (Ercole, Palazzo comunale) ... Cèsi, Bartolomeo Pittore (Bologna 1556 - ivi 1629). La sua prima attività risente del tardo manierismo emiliano e romano (Bologna: affreschi nella capp. Vezzi in S. Stefano, 1574; affreschi in pal. Fava, 1583-84). Intorno al 1590 il suo stile si fa più sobrio e antimanieristico, attento alle esperienze fiorentine e romane, ... Calvaert, Denijs, detto Dionisio Fiammingo Calvaert ‹kàlvaart›, Denijs, detto Dionisio Fiammingo. - Pittore (Anversa 1540 - Bologna 1619). Fu a Roma (1570) e a Bologna, ove poco dopo il 1572 fondò una scuola per la quale passarono G. Reni, il Domenichino e F. Albani. Trattò quasi esclusivamente soggetti religiosi, ispirandosi, da eclettico, a ... Colónna, Angelo Michele Pittore (Rovenna, Como, 1604 - Bologna 1687). Formatosi con G. Ferrantini e con G. Caprera, collaborò dal 1635 come quadraturista e decoratore con il Dentone, A. Mitelli, G. Alboresi e G. Pizzoli in Spagna, in Francia, e in Italia: a Roma (Pal. Spada, 1635), a Firenze (Pal. Pitti, 1637-41), a Sassuolo ...
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Vocabolario
vècchio
vecchio vècchio agg. e s. m. [lat. tardo e pop. vĕclus per il lat. class. vĕtŭlus, dim. di vetus «vecchio»]. – 1. a. Che è molto avanti negli anni, che è nell’età della vecchiaia (contrapp. a giovane e distinto da anziano, che però è molto...
vécchio
vecchio vécchio s. m. [lat. vĭtŭlus «vitello», vĭtŭlus marinus «foca»]. – Vitello, solo nella locuz. ant. v. marino, la foca: I capidogli coi vécchi marini Vengon turbati dal lor pigro sonno (Ariosto); e con inversione poet.: Il marin vecchio...
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