CRISTOFORO da Milano
Nacque a Milano, probabilmente verso la fine del Primo decennio del secolo XV. Non si conosce il nome di battesimo: C. è quello scelto al momento dell'ingresso nella vita religiosa. Nulla sappiamo della sua famiglia, della quale egli non parla che molto raramente. Questo silenzio ha, probabilmente origine in un profondo contrasto che C. dovette avere con i genitori quando scelse la vita religiosa.
Insistentemente, nelle sue opere, ricorre l'accenno al dovere morale dei genitori di lasciare liberi i figli di seguire una vocazione religiosa. Sottolineatura, questa, che si comprende meglio ipotizzando, da parte della famiglia, una ostilità che resta comunque incomprensibile in un mondo in cui l'accedere all'Ordine domenicano era normalmente considerato molto favorevolmente. Si può tuttavia supporre che doveva trattarsi di famiglia benestante, considerati gli studi classico-letterari compiuti da C. prima della sua scelta religiosa e i numerosi volumi, che saranno la base della biblioteca del convento di Taggia, donatigli molti anni più tardi dalla famiglia, in segno di riconciliazione.
Attorno al 1430, probabilmente durante gli studi, C. chiese ed ottenne di entrare nel convento di S. Eustorgio, appartenente all'Ordine dei domenicani dal sec. XIII. In quella sede compì gli studi di filosofia e di teologia e divenne sacerdote attorno al 1438. Sensibile agli ideali e ai tentativi di riforma interna all'Ordine, in atto in quegli anni, abbandonò S. Eustorgio, convento reticente alla introduzione di una rigida osservanza (la riforma vi arrivò, difatti, Solo nel secolo successivo).
Il periodo che seguì la sua partenza da Milano fu dedicato soprattutto alla predicazione, condotta sul modello di quella di S. Vincenzo Ferreri. I luoghi di apostolato itinerante furono i maggiori centri della Lombardia, delle Venezie, della Romagna e delle Marche, lungo la costa adriatica. Ritroviamo C. nel 1444 a Mantova, dove dal 1446 ottenne l'incarico di maestro dei novizi. A questo soggiorno, durato fino al 1451, risalgono le raccolte di quattro volumi di sermoni pronunciati nel periodo precedente a un Tractatus de servitute Dei, per l'istruzione dei novizi, certamente del 1446. Contemporaneamente C. si dedicò allo studio e alla preparazione di materiale che utilizzerà nella successiva predicazione: raccolse infatti molte schede, ordinate per argomento, con ampie citazioni di Padri latini e greci.
Nel 1451, a Bergamo, iniziò un secondo periodo di predicazione itinerante, durante il quale si spostò lungo il versante tirrenico, con tappe certe a Bologna, Firenze, Roma, Gaeta, Napoli e Palermo. C., resosi sempre più sensibile agli ideali della riforma domenicana, condividendone scopi e metodi, iniziò una paziente opera per il suo accoglimento nei diversi insediamenti dell'Ordine da lui frequentati. La sua predicazione si rivolgeva sempre piu, oltre che al popolo delle contrade visitate, anche ai confratelli dei conventi presso i quali soggiornava a lungo.
Tornato nell'Italia settentrionale, fu a Genova nel 1458 e continuò il suo apostolato itinerante lungo la costa ligure, verso la Francia. Nel 1460, sembra su invito degli abitanti di Taggia (nell'odierna provincia di Imperia), dove C. dimorava da qualche mese, fondò in quella città S. Maria Misericordiarum, convento appartenente alla Congregazione degli osservanti che fu dotato di fines territoriali estrapolati dalle province di Provenza (convento di Nizza) e di Lombardia (convento di Albenga) e accettato dall'Ordine nel capitolo di Roma del 1468.
Sebbene C. non sia probabilmente mai stato a capo del convento (primo priore istituito dal capitolo fu Battista di Curredo), la sua autorità in esso fu a lungo indiscussa e caratteristiche sono due norme da lui introdotte. La prima prevedeva che il religioso incaricato di presiedere l'ufficio divino, scelto a turno per una settimana, non lasciasse il convento per tutta la durata del mandato e abbandonasse tutti i suoi incarichi per dedicarsi esclusivamente alla preparazione della preghiera comune. La seconda raccomandava lo studio della Scrittura, dei Padri e di s. Tommaso, proibendo gli studi classici e letterari, considerati non necessari al ministero pastorale e che, tuttavia, erano così presenti nella formazione e nella predicazione di Cristoforo. Costituì inoltre, con la propria, donata dalla famiglia, il nucleo della biblioteca che arricchì, giusta la Chronica di Calvi, fino a tremila volumi.
Mantenendo Taggia come punto di riferimento, C. riprese per la terza volta la predicazione, con un viaggio in Francia, che lo vide certamente a Nizza e a Marsiglia (1462) e forse a Lione e Parigi, e poi lungo la costa ligure. A questo periodo risale la composizione di alcuni trattatelli di carattere morale e teologico.
Il 1° marzo 1484 C. morì nel convento di Taggia, subito dopo il rientro da alcune predicazioni nella regione. Fu sepolto, come suo desiderio, nella piccola cappella di S. Domenico. Poco dopo, però, per volere del popolo di Taggia, che aveva iniziato a, venerarlo. il suo corpo fu trasportato nella chiesa e deposto in un'urna marmorea. Il culto ed il titolo di beato furono confermati nel 1875 da Pio IX.
I sermoni raccolti da C. che ci sono rimasti sono sunti di prediche già tenute, oppure canovacci di quelle future, e sono scritti in latino. Sebbene certamente C. abbia predicato anche in volgare, rimane in questa lingua soltanto qualche frase, alla fine di una predica sull'ira. Interessante è anche il fatto che C., pur citando con abbondanza scrittori non religiosi, si riferisca solo ai classici latini, e non dimostri interesse per gli scrittori volgari del Trecento, nemmeno per s. Caterina da Siena. Poiché non si conserva alcun testo completo di una sua omelia, non si può che ricordare i giudizi entusiasti dei suoi contemporanei sulle sue qualità oratorie.
Anche per quanto riguarda la sua fama di scrittore non si Possono esprimere giudizi, poiché si conservano solo gli schemi, pur se estesi, delle sue opere ed è perduto ciò su cui i primi biografi fondavano le proprie impressioni. Di quattro codici contenenti sermoni, esistenti nel 1623, infatti, oggi non v'è più traccia. Sono giunti, comunque, a noi altri due codici di prediche, di cui, a quella data, non sembra si avesse conoscenza, sebbene siano autografi. I codici sono conservati inediti nella Biblioteca dei domenicani a Taggia e contengono sermoni dei secondo e dei terzo periodo; in tali sermoni si nota un graduale passaggio dal modello scolastico di imitazione dello stile di s. Vincenzo Ferreri ad una maggiore indipendenza e maturità, con notazioni psicologiche, riferimenti ambientali e maggiore aderenza alla realtà. Alcuni sermoni sono riportati in due versioni differenti, delle quali una, che C. definisce pro rudibus, ricca di esemplificazioni.
Opere: oltre alla raccolta di sermoni domenicali per tutto l'anno e quotidiani per la quaresima (Praedicate Evangelium omni creaturae, in due volumi) troviamo una serie di panegirici (Laudate Dominum in Sanctis eius), il Tractatus de servitute Dei, alcune operette di carattere morale (il De tribulatione iustorum, composto a Bergamo nel 1451, il De bono et malo morali, scritto a Marsiglia nel 1462 e il De vitiis capitalibus et virtutibus oppositis)ed alcuni trattatelli di teologia (De divinis praeceptis, De prosperitate malorum e De novissimis, composti a Taggia nel 1459, 1460 e 1472). Le opere di C. sono inedite e conservate in mss. autografi a Taggia, Biblioteca dei domenicani, mss. 3 e 4.
Fonti e Bibl.: Bordighera, Museo Bicknell, ms. 83 m.: N. Calvi, Chronica S. Mariae Misericordiarum, ff. 1-9 (altra copia a Taggia, Biblioteca dei domenicani, ms. 12); L. Alberti, De viris illustribus Ordinis praedicatorum, Bologna 1517, IX, f. 145r; G. M. Piò, Vita degli uomini illustri di S. Domenico, Bologna 1620, col. 429, n. 31; F. Siccinelli, Ateneo dei letterati milanesi, Milano 1670, p. 158; V. Fontana, Monum. dominicana breviter in synopsi collecta, Roma 1675, p. 359; J. Quetif-J. Echard, Scriptores Ordinis praedic Paris 1719, I, p. 825; P. Touron, Histoire de hommes illustres de l'Ordre de Saint-Dominique, Paris 1746, p. 396; G. B. Semeria, Secoli cristiani della Liguria, Torino 1843, II, p. 453; Confirmationis cultus ab immemorabili tempore praestiti servo Dei Christoforo de Mediolano... beato nuncupato, Roma 1875; A. Mortier, Histoire des maitres généraux de l'Ordre des frêres prêcheurs, IV, Paris 1909, pp. 371 s., 648; Un rappresentante della rinascita cristiana: il beato C. da Milano, fondatore del convento di Taggia, in La Stella di san Domenico, XXII(1926), pp. 267-271; L. Raineri, Icinquecento anni del convento di Taggia, ibid., LV (1959), pp. 256 s.; G. Berruti, Beato C. da Milano, Sanremo 1960; Bibliotheca Sanctorum, IV, coll. 364 s.