CRISTOFORO da Recanati (Christophorus Recinensis, Recinetensis, Recanatensis, Racanatus, de Recaneto)
Nacque a Recanati (Macerata) il 4 giugno 1423 da famiglia non nobile (la letteratura indica la famiglia Rappi, ma il cognome non appare mai nelle sue opere). Studiò filosofia e medicina a Padova, dimostrando singolari doti d'ingegno, tanto che il Municipio di Recanati il 28 ag. 1457 stanziò la somma di quaranta ducati, affinché potesse prendere una seconda laurea, nonostante le difficili condizioni economiche (è da ritenere che già prima di questa data si fosse laureato in medicina ed esercitasse la professione). Risulterebbe, inoltre, già sposato e padre di Girolamo, che sarà poi anch'egli avviato alla professione medica e che nel 1475 sarà invitato a Urbino da Federico da Montefeltro.
La carriera universitaria svolta dal C. presso lo Studio padovano, come docente di filosofia ordinaria "in secondo loco", iniziò certamente prima del 1462, quando il suo stipendio venne portato da novanta a centocinquanta argentei, ma non è noto l'anno esatto. Per decreto del Senato nel 1464 fu aggregato al Collegio medico, con la denominazione onorifica di "primo filosofo d'Italia"; l'anno dopo passò così al "primo loco", al posto di Gaetano Tieneo, ottenendo un aumento di altri duecento argentei; poco dopo passò all'insegnamento di medicina teorica "in secondo loco", con uno stipendio, nel 1474, di quattrocento argentei, assai ragguardevole per quel tempo. Alla morte del veronese Alessandro Sacco passò al "primo loco" aumentando ancora di cento argentei il suo onorario.
Morì, secondo l'epigrafe sepolcrale posta nella chiesa di S. Bernardino a Padova, il 30 genn. 1480.
Secondo il Riccoboni, nel 1488 sarebbe divenuto reggente della scuola di pratica ordinaria, dopodiché avrebbe abbandonato improvvisamente l'insegnamento. Secondo il Leopardi, C. nel 1484 era ancora attivo e operante a Padova: in quello stesso anno sarebbe stato inviato a Venezia come ambasciatore onde dirimere una contesa di carattere commerciale tra la Serenissima e lo Stato della Chiesa. Queste notizie sono contraddette dalla già citata lapide nella chiesa di S. Bernardino a Padova, dedicata a "Christophoro Ricinensi medico celeberrimo et philosophorum inclito quem universa Italiae Gymnasia peripateticae scholae principem luxere. Vix. a. LVI mens. VII d. XXVI. Decess. an. MCCCCLXXX III Kal. Febr.". Se C. dunque mori a 56 anni il 30 genn. 1480, delle due l'una: o sbaglia il Riccoboni (e con lui altri autori), o furono, sul finire del sec. XV, attivi a Padova due medici omonimi.
Comunque stiano le cose, è sicura la presenza di un Cristoforo da Recanati, medico e filosofo peripatetico, all'università di Padova tra il 1460 e il 1480. A lui sono attribuite trentadue lezioni Recollectae super calculationes, datate 1469 e conservate in un manoscritto a Venezia (Marc. lat. VI, 149 [2561], ff. 31r-49): si tratta di un commentario ad un'opera medica di Riccardus Suiseth, in cui C. è detto princeps dell'arte medica; altre sue Recollectae super librum Aphorismorum si trovano in un manoscritto coevo alla Biblioteca comunale di Treviso (349, ff. 14v-19v). La sua competenza nell'alchimia è testimoniata da tre lettere di Cristoforo da Parigi, sotto il nome di Andrea Ognibene, indirizzate a "M° Christophoro da richanati doctor a Padoa", detto "maestro e amatissimo padre" (Biblioteca nazionale di Firenze, II. iii. 25, ff. 44r, 51r, 56r). Nel manoscritto, insieme con queste, ci è conservata anche una lettera dello stesso Cristoforo da Recanati. Nella prima, del 1474, l'Ognibene chiede un chiarimento sulla "generatione di metalli"; la seconda, del 1473, oltre a notizie di carattere personale, contiene un elenco di elementi alchemici cui corrispondono lettere alfabetiche; la terza, datata 1477, si richiama ancora all'elenco alchimistico della seconda. La lettera di C. porta la data 1476; allude alla cattiva salute dello scrivente, che afferma d'aver studiato filosofia per sedici anni, ed espone il procedimento per ottenere un certo elisir. Va ricordato infine che C. appare come interlocutore in un dialogo di Leonello Chiericati (Chieregati) tra Francesco Lauro, Pietro Chieregati e Francesco Diedo, dove si discute se mandare o meno al principe Niccolò d'Este alcune Orazioni tradotte in volgare (ms. in Biblioteca civica di Bergamo, Sigma II 59, ff. 2v-22, ora edito da Gualdo Rosa, 1971).
Fonti e Bibl.: Recanati, Bibl. Benedettucci, G. Colucci, Memorie d'uomini ill. del Piceno, XIII, p. CXXXIV; G. F. Argelita, Origine della città di Recanati, Venetia 1601, p. 36; A. Portenari, Della felicità di Padova, Padova 1623, p. 234; I. F. Tornasini Historia Gymnasii Patavini, Utini 1654, p. 242; D. Calcagni, Mem. istor. della città di Recanati, Messina 1711, pp. 224 s.; A. Riccoboni, De Gymnasio Patavino commentariorum libri sex, Lugduni Batavorum 1722, p. 20; B. Scardeone, Historiae de urbis Patavii antiquitate et claris civibus Patavinis, Lugduni Bat. 1722, p. 463; G. Panelli, Mem. degli uomini ill. e chiari in medicina del Piceno, II, Ascoli 1757, pp. 80 s.; I. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, II, Patavii 1757, pp. 105, 131; I. Valentinelli, Bibliotheca manuscripta ad S. Marci Venetiarum, IV, Venetiis 1871, p. 235; Il Casanostra, Piccola strenna recanatese, XVII(1872), pp. 61 ss.; XXIII (1877), p. 47; LV (1909), p. 3; C. Benedettucci, Biblioteca Recanatese, Recanati 1884, p. 124; L. Thorndike, A history of magic and experim. science, IV, New York 1934, p. 351; M. Leopardi, Annali di Recanati, I, Varese 1945, pp. 330, 470; L. Gualdo Rosa, Un documento inedito sull'ambiente culturale padovano della seconda metà del secolo XV: il "Dialogus" di Leonello Chieregati, in Quaderni per la storia dell'Università di Padova, IV (1971), pp. 1-37 (pp. 12-37, ediz. critica del Dialogus); C. Vasoli, Profezia e ragione, Napoli 1974, pp. 423, 467; G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, IX, p. 131.