SOLDO, Cristoforo
da. – Nacque a Brescia, probabilmente nell’ultimo decennio del Trecento.
Tradizioni raccolte dall’erudizione locale vogliono che la sua famiglia provenisse dal contado bergamasco, ma non sono noti i rapporti del cronista con gli altri da Soldo che compaiono nella documentazione bresciana; godeva comunque di una certa rilevanza in città, poiché sin dal 1427 appare tra i membri del Maggior Consiglio.
In quel periodo ricopriva già l’ufficio di massaro alle Custodie notturne e teneva un registro con annotati i nomi dei cittadini impegnati nelle guardie notturne di porte e mura cittadine e le relative somme dovute dalla città.
Nel 1438 fu nominato ufficiale delle Custodie dagli Anziani di Brescia, mantenendo anche le mansioni di massaro, mentre la città era oggetto delle mire espansionistiche dei Visconti (e sarebbe stata di lì a poco sottoposta prima agli attacchi e poi all’assedio condotti da Niccolò Piccinino). Nel 1442 fu nominato rationator Communis, un ufficio dell’amministrazione cittadina. Fu rinnovato nell’incarico di ufficiale delle Custodie più volte sino al 1448.
In quegli anni le pressioni milanesi su Brescia non si attenuarono; nel campo della gestione della difesa cittadina, Soldo aveva ormai maturato competenze tali da farlo eleggere savio di guerra a più riprese nel 1447, nel 1450 e nel 1452. Nel 1466 era tra gli incaricati alla direzione della ricostruzione delle mura cittadine e continuò a ricoprire uffici civici anche nel biennio successivo: nel 1468 fu conservatore del registro della comunità, deputato alla sanità pubblica e tassatore dei salari. Dalle provvisioni del Consiglio cittadino di Brescia siamo informati sulla data della sua morte, sopravvenuta il 21 agosto 1470.
Soldo fu autore di un dettagliato racconto di storia, steso in volgare, che copre gli anni dal 1437 al 1468.
L’autografo non si è conservato, ma l’opera è tramandata da numerosi manoscritti, in alcuni dei quali il testo presenta una patina lombarda, mentre in altri accoglie piuttosto esiti veneziani. Inoltre, secondo l’editore, Soldo avrebbe messo prima in circolazione una versione più sintetica della cronaca, di cui sarebbe testimone il manoscritto Venezia, Biblioteca Queriniana, A IV 1, sulla quale sarebbero poi tornati con aggiunte sia Soldo stesso sia altri autori.
La narrazione si apre con il minuto resoconto degli assedi che Brescia, al tempo sotto il controllo di Venezia, subì dal 1437 per opera di Piccinino e delle truppe viscontee. Il testo segue le vicende della guerra sui vari fronti (non solo sotto le mura bresciane) e quindi Soldo è costretto a riprendere sin dalle prime pagine fili che si intrecciano, come si vede dall’uso frequente di formule quali «tornando al fatto» oppure «ritornando alli fatti» oppure «come ho dito de suopra». Nel suo dettagliato racconto, sempre ancorato a datazioni precise, compaiono i nomi di alcuni personaggi – prevalentemente i principali capitani: oltre a Piccinino (per il quale Soldo provava sincera ammirazione, cfr. La Cronaca..., a cura di G. Brizzolara, 1938, p. 61, 11), Francesco Sforza, Erasmo Gattamelata e Vitaliano Furlan di Cividale – e molti toponimi, ma l’autore si rende conto che non tutto può registrare di quanto accaduto durante il sofferto assedio e neppure quando la guerra termina e ci si abbandona ai festeggiamenti (p. 46, 15-16); e allo stesso modo si comporta in altri luoghi, come quando – molte pagine dopo – usa espressioni simili per dire al lettore che non entrerà in dettaglio sull’allegria che pervase i bresciani alla notizia della morte di Filippo Maria Visconti (p. 74, 3-7).
Soldo personaggio compare nel racconto assai di rado, ma il cronista non rinuncia al ruolo di commentatore e spiega come i fatti si svolsero anche usando la prima persona (a p. 19, 1, introduce la spiegazione del comportamento di Piccinino con «credo»; a p. 21, 26-27, approfondisce la spiegazione esordendo con «ma notate bene»). Si rivolge poi da testimone oculare al lettore per segnalargli quale sforzo epico avevano fatto i bresciani per resistere all’assedio («Havestu vedudo», p. 20 e in molti altri luoghi), rivelando così che stava scrivendo a distanza di qualche tempo dalla fine dell’assedio.
Nessuna traccia nel testo rivela una frattura esplicita nella narrazione, una volta terminato il lungo resoconto dell’assedio di Brescia. Ma la prospettiva del cronista cambia perché da questo momento egli allarga l’orizzonte del suo racconto – che comunque mai era coinciso con la sola Brescia – e segue le vicende delle altre regioni dell’Italia padana, mentre Venezia si contrapponeva a Milano. I turbolenti fatti italiani prevedono anche cambi radicali di schieramento che turbano il cronista, il quale, giunto al 1443, scrive: «Hor nota qua che tanto tempo è stato tanta guerra tra la Signoria di Venetia e ’l duca de Milano e che al presente siano uniti insiemme» (p. 60, 17-18). Nel prosieguo del racconto non viene mai meno l’attenzione alla cronologia e non si registrano vistosi mutamenti di forma anche se, un poco alla volta, Soldo matura il suo stile e, per esempio, si avvale con maggiore consapevolezza dell’uso di rivolgersi al lettore (si confrontino le pagine dedicate all’assedio di Brescia condotto da Piccinino con quelle, dieci anni posteriori, che raccontano di come Francesco Sforza minacciasse la città). Nella sua pagina si mostra sempre bene informato sui numeri degli eserciti che si scontrano; conosce le vicende militari, ma ha anche informazioni su quanto avveniva nelle cancellerie e nelle corti (su questi fatti però è assai sintetico); raccoglie voci diverse e in qualche caso (in verità assai raro) ne valuta l’attendibilità mettendole a confronto (v. in partic. p. 74, 13-26); e continua a procedere allargando l’orizzonte sull’intera Italia padana, magari seguendo le iniziative di Venezia (esplicito l’intendimento, a p. 119, 18-19), oppure restringendolo alla sola Brescia.
In qualche raro caso, concentrandosi su Brescia, Soldo abbandona il racconto delle vicende militari per inserire nel testo notizie d’altro tema, compreso il basso costo del vino nel 1464 (p. 148, 19-20). In un passo almeno egli è consapevole di questa scelta e la esplicita al lettore: così, dando notizia della fondazione di un ospedale a Brescia, scrive «per saper più cose, fazo qua memoria» e subito dopo, fatto inconsueto per questo cronista, aggiunge che tra chi contribuì al finanziamento dell’opera ci fu anche «mi, Christophoro de Soldo auctore di questa Chronica» (p. 70, 7-23). Soldo ricorda poi con molti dettagli il breve soggiorno di Giovanni da Capestrano a Brescia nel 1451, menzionandosi tra i presenti alla predicazione (e quasi schiacciato dalla grande folla: pp. 100-103). E subito dopo «per far memoria de le cose hazo vedute in mio tempo» ricorda il giubileo del 1450, mentre qualche pagina dopo interrompe il racconto per parlare della caduta di Costantinopoli (1453) per causa del «gran Turco» (p. 120) e aprire così una serie di parentesi con le quali aggiornare il lettore sulle iniziative che si andavano programmando per riprendere la città.
Ma la sua cronaca è soprattutto storia di vicende militari in cui talvolta l’autore interviene con qualche commento, come quando, informando della grande vittoria dei veneziani guidati da Micheletto Attendolo a Monte di Brianza, sottolinea a più riprese il grandissimo bottino fatto dai soldati della Serenissima (p. 72, 3-16). Oppure quando, dopo avere narrato della sconfitta dei veneziani alla battaglia di Caravaggio, chiosa «et non credere, o tu chi leze qua, che jo scrivi per fiorirlo ditto; ma, per Dio omnipotente, scrivo la veritade» (p. 84, 2-3), prima di narrare in dettaglio le difese che si apprestarono a Brescia contro l’arrivo dello Sforza, che nel 1448 della città voleva farsi signore. In questo caso Soldo ricorda la sua partecipazione ai fatti, associandola alla credibilità del racconto: «Mi Christophoro de Soldo, chi scrisse questa Chronica, la qual è tutta quanta veritade, fui deputado Officiale generale sopra tutte le Guarde; come fui anchora in lo assedio del 1438» (p. 87, 5-7).
La sua posizione di guelfo, e quindi filoveneziano, non lo rende acritico nei confronti della Serenissima alla quale rimprovera, ad esempio, l’eccessivo carico fiscale imposto a Brescia nel 1452 (p. 106, 10-13). Infine, la sua attenzione al fatto militare lo induce a dedicare attenzione a quanto avviene nell’Italia meridionale quando, nei primi anni Sessanta, la situazione di Brescia è relativamente pacifica. La cronaca si conclude con dettagliate pagine dedicate alla successione di Francesco I Sforza, nelle quali viene riconosciuto il ruolo di sua moglie Bianca Maria Visconti, alla cui morte è riservata l’ultima nota dell’opera.
La sua cronaca fu continuata sino al 1487 dal notaio bresciano Iacopo Melga e in alcuni codici porta anche una piccola anticipazione di anonimo autore che fa iniziare il racconto al 1420.
Opere. La Cronaca di Cristoforo da Soldo, a cura di G. Brizzolara, in RIS, XXI, 3, Bologna 1938.
Fonti e Bibl.: G. Brizzolara, Intorno a C. S. cronista del XV secolo. Notizie biografiche, in Archivio muratoriano, 1909, n. 7, pp. 356-370; Id., Un antico manoscritto della “Cronaca” di C. S., ibid., 1911, n. 10, pp. 567-580; P. Tomasoni, La “Cronaca” di C. S. Aspetti della scrittura, in Dalla ‘scripta’ all’italiano. Aspetti, momenti, figure di storia linguistica, a cura di M. Piotti, Brescia 2015, pp. 51-73.