FAFFEO, Cristoforo
Pittore campano, documentato tra il 1489 e il 1497. Il documento più antico relativo alla sua attività è del 4 ag. 1489 e si riferisce al pagamento "per parecchie dipinture che ha fatte e fa" per ordine di Alfonso d'Aragona, duca di Calabria (Bresciano, 1927), lavori oggi non più rintracciabili. L'ultimo documento, invece, e del 12 maggio 1497 e riporta il contratto per una tavola destinata al convento di S. Gregorio di Novi Velia (Salerno): l'artista vi è citato con il nome di Cristiano (Filangieri, 1891).
Una delle prime opere attribuite al F. (Di Dario Guida, 1976) è il polittico, già nella collegiata di S. Maria Maggiore a Laurino (Salerno) ed oggi smembrato tra la stessa collegiata e il Museo diocesano di Vallo della Lucania. Tale polittico, raffigurante al centro la Madonna con Bambino fra due angeli, ai lati S. Girolamo e S. Vincenzo Ferreri, in alto l'Incoronazione della Vergine tra S. Elena e S. Caterina d'Alessandria, nella predella Pietà e apostoli, presentava alle estremità di quest'ultima le effigi dei donatori - l'Abate Filippo Caputo e il Procuratore Giovanni Sacco - e la data 1482, Così come si evince da un manoscritto del XIX secolo (Di Dario Guida, 1976). L'opera è importante per comprendere la formazione del F., che su un sostrato di cultura mediterranea Antonello, Maestro di S. Severino sembra innestare esperienze laziali, nella direzione di pittori quali Antoniazzo Romano.
Di qualche anno dopo è La Madonna col Bambino, già in S. Francesco delle Monache a Napoli ed ora in deposito presso il Museo di S. Lorenzo Maggiore.
La tavola, dopo essere stata attribuita dalla Lorenzetti (1937) a Melozzo giovane e dal Causa (1952) a Francesco Cicino da Caiazzo, è stata giustamente inserita dalla Di Dario Guida (1976) nel corpus del F. e datata dalla Navarro (1987) intorno al 1490. Recentemente la Madonna col Bambino di S. Francesco delleMonache, è stata avvicinata al dipinto di analogo soggetto della Galleria Doria Pamphili a Roma, opera del Maestro di Tivoli, e vista come il risultato di un probabile viaggio del F. a Roma (Sabino, 1990).Un'altra opera attribuibile con certezza al F. è il trittico per la Congregazione dei "sutores" del duomo di Aversa, datato 1495, ove, "al di là del dato umbro-laziale", già presente nella prima produzione del F., "urgono ... anche i richiami a quel nodo di apporti ferraresi-urbinati-valenzani" che caratterizza buona parte della pittura napoletana allo scadere del secolo (Abbate, 1984, p. 46).
Nel trittico la Madonna col Bambino è simile alla Madonna già in S. Francesco delle Monache a Napoli, mentre i riccioli "metallici" del S. Michele arcangelo rimandano a quelli del giovane pastore nella Natività di Novi Velia opera documentata al 1497. Il F. sembra qui essersi aggiornato attraverso una accurata riflessione sul grande trittico della Congrega napoletana dei Ss. Michele e Omobono, eseguito intorno al 1492 e attribuito da F. Bologna (1977) a Francesco Pagano. Di questo, peraltro, il trittico di Aversa "appare quasi una traduzione in chiave calligrafica" (Abbate, 1984, p. 47).
Il 12 maggio 1497 il F. "si obbliga a dipingere una cona pel monastero di S. Gregorio di Terra di Novi in Principato Citra" (Filangieri, 1891): l'opera è con buona probabilità da identificare con la Natività, ora nella chiesa di S. Maria dei Lombardi a Novi Velia (Salerno), ma proveniente dal monastero di S. Gregorio.
Oltre a una latente atmosfera antoniazzesca, evidenti sono i riflessi della produzione romana del Pinturicchio: in particolare essa è una precisa derivazione del suo Presepe, affrescato tra il 1488 e il 1490 nella cappella Della Rovere in S. Maria del Popolo.
Alla fase finale dell'attività del F. sono stati riferiti (Di Dario Guida, 1976) i due pannelli di trittico raffiguranti la Madonna col Bambino e S. Caterina d'Alessandria della chiesa di S. Francesco di Paola a Cosenza, eretta nel 1510 sulla preesistente chiesa di S. Maria di Loreto, dove in origine era conservato il trittico. Il terzo pannello con S. Sebastiano, attribuito dalla Di Dario Guida allo stesso F., è invece opera dell'anonimo pittore campano, attivo allo scorcio del sec. XV, autore del trittico con l'Ascensione della cappella Piccolomini in S. Maria di Monteoliveto a Napoli (Bologna, 1977; Toscano, 1992).
Nonostante la consunzione della materia pittorica, i due pannelli riferibili al F. mostrano, accanto ad alcune tangenze con la produzione di Cristoforo Scacco o di Riccardo Quartararo, echi della cultura peruginesca e pinturicchiesca, diffusasi a Napoli e nei territori del Viceregno tra la fine del primo e gli inizi del secondo decennio del XVI secolo.
Fonti e Bibl.: G. Filangieri, Documenti per la storia, le arti e le industrie delle provincie napoletane, Napoli 1891, V, p. 184; G. Bresciano, Documenti ined. concernenti artisti napoletani del Quattro e Cinquecento, in Arch. stor. per le prov. napol., LII (1927), pp. 371 s.; C. Lorenzetti, Nuove documentazioni di forme pittoriche melozziane e antoniazzesche a Napoli, in Boll. d'arte, n.s., XXXI (1937), pp. 181-187; R. Causa, La I mostra didattica di restauri al Museo di S. Martino, in Napoli. Riv. muncipale, s. 2, LXXVIII (1952), pp. 16 s.; G. Scavizzi, Nuovi appunti sul Quattrocento campano, in Boll. d'arte, s. 5, LII (1967), p. 28; F. Abbate, La pittura napoletana fino all'arrivo di Giorgio Vasari (1544), in Storia di Napoli, VI, Cava dei Tirreni 1972, p. 832; Arte in Calabria... (catal.), a cura di M. P. Di Dario Guida, Cosenza 1976, pp. 60-65; F. Bologna, Napoli e le rotte mediterranee della pittura da Alfonso il Magnanimo a Ferdinando il Cattolico, Napoli 1977, pp. 213 s., n. 17; G. Previtali, La pittura del Cinquecento a Napoli e nel Viceregno, Torino 1978, p. 22, n. 17; F. Abbate, Appunti su tre restauri napoletani, in Prospettiva, 1984, n. 39, pp. 46 s.; F. Navarro, La pittura a Napoli e nel Meridione nel Quattrocento, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, a cura di F. Zeri, Milano 1987, II, pp. 461 s., 622; F. Abbate, Campania, in Diz. della pittura e dei pittori, I, Torino 1989, p. 519; P. Sabino, C.F., in Il Cilento ritrovato. La produzione artistica nell'antica diocesi di Capaccio (catal.), Napoli 1990, pp. 89-93; G. Toscano, Francesco da Tolentino e Andrea da Salerno a Nola. Sulla pittura del primo Cinquecento a Napoli e nel Viceregno, Sorrento 1992, p. 17 e fig. 12.