MASINI, Cristoforo
– Nacque a Modena l’8 sett. 1619. Nulla si sa della sua famiglia e della prima fase della sua vita.
De Daugnon (I, p. 186) lo accredita discendente dal ramo Valperga dei conti del Canavese, che si dissero conti di Masino dall’omonimo borgo nel quale sorgeva il loro castello. Nel XIV secolo alcuni Masini si stabilirono a Vercelli, Firenze e Cesena, ma la loro parentela non appare fondata e tra i membri di quelle famiglie non risulta nessun Cristoforo. Di certo, nella patria elettiva del M., la Polonia, egli si spacciò per conte al fine di ottenere l’ascrizione al ceto nobiliare (cfr. lettera da Cracovia del 12 nov. 1660, in Caccamo, 1974, p. 317 n. 30); nel 1562 fu naturalizzato polacco ma sulla nobiltà delle sue origini il nunzio pontificio a Firenze Carlo Francesco Airoldi avanzava molti dubbi (dispaccio del 15 apr. 1674, ibid.).
Poco prima del 1648, forse fresco di studi giuridici (i suoi scritti mostrano una notevole competenza in questo campo), il M. si trasferì in Polonia, a ridosso dei drammatici eventi che segnarono la conclusione del regno di Ladislao IV Vasa (1595-1648) e l’ascesa al trono del fratello, Giovanni Casimiro V. Come molti altri italiani residenti nel Paese e impegnati in diversi uffici, anche il M. entrò a corte, nella segreteria di Giovanni Casimiro, che servì fedelmente negli anni travagliati del regno, seguendolo anche in Francia, dove il sovrano si stabilì dopo l’abdicazione (1668).
Alla morte senza eredi di Ladislao IV si era aperto per la Repubblica nobiliare polacca un periodo difficilissimo di rivolte e guerre, che la storiografia ha chiamato potop (diluvio). Il successore eletto non aveva la tempra del guerriero: dopo aver optato per la vita ecclesiastica, nel 1640 Giovanni Casimiro si era trasferito a Roma, era entrato nell’Ordine dei gesuiti e nel 1646 era stato nominato cardinale diacono da Innocenzo X. Salendo al trono al principio del 1649, rinunciò ai voti e, con apposita dispensa papale, sposò la vedova di Ladislao, Maria Luigia Gonzaga Nevers, figlia del duca di Mantova Carlo I. Faceva così sua la scelta del fratello di allentare i tradizionali legami con gli Asburgo per avvicinarsi alla Francia. Per tutta la durata del suo regno Giovanni Casimiro dovette far fronte a una serie interminabile di guerre, interne ed esterne, che resero sempre meno significativa la presenza della Polonia nella politica europea: la rivolta dei Cosacchi (1648) guidati dall’ataman Bogdan Chmielnicki, terminata con la pace di Andrusovo (1667); gli attacchi della Svezia (1655), conclusi con la pace di Oliva (1666); gli accordi con il Brandeburgo (1656); la pressione turca (1667). Dopo la drammatica esperienza dell’invasione svedese e del tradimento dei magnati che avevano consegnato il Paese al nemico e costretto il re a fuggire in Slesia, la corte preparò un piano di riforme costituzionali che prevedeva, tra l’altro, l’elezione del successore vivente rege. Ancora una volta si contrapposero un candidato legato agli Asburgo – Mattias de’ Medici, fratello di Ferdinando II di Toscana – e uno gradito alla Francia – il duca d’Enghien Enrico III Giulio di Borbone-Condé (figlio del Gran Condé Luigi II di Borbone) –, sostenuto dalla regina Maria Luigia.
Intorno ai due candidati si svolse, tra il 1655 e il 1659, un’intensa attività diplomatica, che vide il M. partecipe in prima persona a sostegno dell’opzione italiana e delle iniziative della Corona. L’interesse dei Medici scemò rapidamente di fronte alle richieste di denaro di Giovanni Casimiro e pur volendo considerare non del tutto attendibile la cifra indicata da P. Des Noyers, segretario della regina, «on lui demande deux millions à emprunter pour conclure avec lui» (P. Des Noyers, Lettres… pour servir à l’histoire de Pologne et de Suède de 1655 à 1659, Berlin 1859, p. 138), è certo che tramite Tito Livio Burattini venne avanzata a Ferdinando la richiesta di un prestito di 100.000 talleri. Paolo Minucci, inviato da Firenze nell’ottobre 1559, riferì puntualmente sugli incontri avuti con il M. e lo descrisse come uomo di spirito, sinceramente impegnato a favore del suo principe e consigliere molto ascoltato (Firenze, Biblioteca nazionale, Magl., XXIV.53: Relazione del negoziato fatto nella corte di Polonia, cc. 422r-425v). In quegli anni il M. svolse diverse missioni delicate. Nel dicembre 1657 era a Praga presso Leopoldo d’Asburgo ufficialmente per trattare le condizioni degli alloggiamenti invernali delle truppe imperiali in Polonia, in realtà per perfezionare gli accordi con l’elettore di Brandeburgo e la Danimarca in funzione antisvedese; nel 1658 ricoprì l’incarico di oratore per il nunzio in Polonia Pietro Vidoni e per l’ambasciatore cesareo Franz Paul Lisola; nel 1663 fu inviato in Italia a cercare aiuti finanziari per la lotta contro i Turchi.
Nel viaggio in Italia fu accompagnato dalla moglie, Cecylia Salomea Piotrkowczykòwna, colta dama di corte della regina, da cui il M. ebbe una prole numerosa: il figlio maggiore, Cristoforo, gli succederà nel servizio a corte. Il M. sostò in diverse città della penisola prima di raggiungere Roma, ma i risultati della missione furono deludenti: riscosse un generoso sostegno morale ma un insignificante aiuto materiale. Agli anni 1662-67 risale il fitto scambio epistolare con Virginio Orsini, cardinale protettore di Polonia, che il M. informò con precisione e tempestività di quanto accadeva a corte e nel Paese. Guarito da una fastidiosa malattia agli occhi, nel 1668 si trasferì in Francia, a Nevers, insieme con Giovanni Casimiro; tornò in Polonia nell’estate del 1671, come plenipotenziario dell’ex sovrano presso il nuovo re, Michael Korybut Wisnowiecki (1669-73), che sposando la sorella di Leopoldo I si avvicinò nuovamente agli Asburgo.
Gli anni del breve regno di Wisnowiecki, dimostratosi assolutamente incapace di far fronte alle difficoltà interne e alle minacce esterne che incombevano sul Paese, furono caratterizzati dal crescente pericolo turco. Con una marcia vittoriosa Maometto IV giunse fino a Leopoli (1672) e solo a quel punto i magnati riuscirono a votare le misure necessarie a finanziare un esercito che, guidato da G. Sobieski, riportò una strepitosa vittoria a Chotin (1673) e pose un freno all’avanzata del sultano. I successi sul campo spianarono a Sobieski la strada al trono: eletto re nel 1674 con il nome di Giovanni III, proseguì la lotta contro i Turchi, costringendoli a rinunciare a gran parte delle loro conquiste.
In quei mesi il M. era lontano dalla Polonia: postosi, dopo la morte di Giovanni Casimiro (16 dic. 1672), al servizio di Wisnowiecki, era stato inviato in Italia a cercare finanziamenti per la lotta contro gli Ottomani. Fermatosi a Padova, Venezia e Roma, rientrò in Polonia nell’estate 1674 con ben magri risultati. Fino al 1676 rimase al servizio del sovrano come segretario per i rapporti con l’Italia.
Il M. morì a Varsavia l’8 ag. 1677.
Gli scritti del M. giunti sino a noi attengono agli anni 1664-74 ed evidenziano tanto la sua abilità nel trattare materie giuridiche quanto la sua dedizione alla Corona e alla sua nuova patria polacca. Si tratta di quattro scritti compresi nella miscellanea Magl. XXIV.53 della Biblioteca nazionale di Firenze. Il primo, Lettera scritta da C. Masini per instruzione ad un personaggio destinato ambasciatore straordinario in Spagna e al re di Polonia (cc. 367r-377v), è datato 16 febbr. 1664: indirizzato al segretario del cardinale Alfonso Litta delinea un quadro nitido della realtà polacca. Il secondo, Considerazioni sopra la nomina della Corona di Pollonia nella promozione delli 7 marzo 1667 (cc. 379r-394v), offre uno spaccato dei contrasti tra papa Alessandro VII e Giovanni Casimiro sulla concessione della dignità cardinalizia. Il M. difende con grande energia lo ius nominandi del re e, forte dei numerosi esempi che adduce, non esita a concludere che il «difetto era non nella ragione del re ma nella volontà del papa» (c. 361v). Stese tra il 1671 e il 1673 con lo pseudonimo di fra Francesco da Subiaco, le Replicazioni sopra alla Relazione dello stato politico e militare della Polonia del signor Sebastiano Cefali (cc. 357r-366r) entrano nel vivo delle polemiche sul sistema di elezione del sovrano e costituiscono un dialogo a distanza con quanti hanno osteggiato le riforme e l’elezione del successore vivente rege. Cefali era il segretario di J. Lubomirski (che guidò l’opposizione alle riforme fino a scatenare una vera e propria guerra civile nel 1665-66): aveva composto le sue osservazioni nel 1664, enfatizzando le prerogative e il ruolo dei magnati e ribadendo i limiti dell’autorità del re, «puramente elettivo» (c. 309r). Il M. contestò l’intera impostazione della Relazione, difese le proposte di Giovanni Casimiro e le prerogative della Corona, sottolineando, con fini distinzioni giuridiche, come ogni potere e «libertà» dell’aristocrazia si fondassero non sulla legge ma sull’abuso. Del 1674 è il quarto scritto del codice magliabechiano, Conseguenze dannose e utili del non dare, o dar, soccorso alla Polonia (cc. 401r-416v), redazione più ampia del discorso tenuto di fronte al Senato veneto durante l’ultima missione in Italia. Il M. argomenta che tale soccorso è nel vantaggio dell’Europa tutta: «Non credano i Pontefici che, perduto il Regno di Polonia, lo potrebbero recuperare. In pochi anni di Cracovia, Varsavia, Leopoli e Lublino all’hora fuori di Cristianità s’oscurerebbe la cognizione à segno che per sapere in quali remotissime parti fussero bisognerebbe ricorrere a i libri di Cosmografia, o alli Segretari de Propaganda fide in Roma» (c. 407v).
Fonti e Bibl.: Firenze, Biblioteca nazionale, Magl., XXIV.53, cc. 309-431; Repertorium rerum Polonicarum ex Archivo Orsini in Archivo Capitolino Romae, a cura di W. Wyhowska De Andreis, I-III, Romae 1961-64, ad indices; Collectanea e rebus Polonicis Archivi Orsini in Archivo Capitolino Romae, a cura di W. Wyhowska De Andreis, I-II, Romae 1965-68, ad indices; Archiwum nacij polskiej w uniwersytecie padewskim (Arch. della Nazione polacca nell’Università di Padova), a cura di H. Barycz - K. Targosz, I, Wroc¢aw-Warszawa 1971, pp. 138, 153; S. Ciampi, Bibliogr. critica delle antiche reciproche corrispondenze, I, Firenze 1834, p. 320; F.F. De Daugnon, M. (Mazyn), in Id., Gli italiani in Polonia, I, Crema 1905, pp. 186-190; II, ibid. 1906, pp. 15, 228 s.; Z. Wolff, Podroznicy w¢oscy o Polisce XVII wieku (Viaggiatori italiani nella Polonia del XVII sec.), in Studia z dziejów kultury (Saggi di storia della cultura), Warszawa 1949, pp. 281-292; D. Caccamo, Osservatori italiani della crisi polacca a metà del Seicento. La Relazione di S. Cefali e le Replicazioni di C. M., in Arch. stor. italiano, LXXI (1974), pp. 309-370; K. Targosz, M., Krzysztof, in Polski s¢ownik biograficzny (Diz. biografico polacco), XX, Kraków 1975, pp. 117-119; D. Caccamo, Cefali, Sebastiano, in Diz. biografico degli Italiani, XXIII, Roma 1979, pp. 315 s.; W. Tygielski, W¢osi w Polsce XVI-XVII wieki (Italiani in Polonia nei secoli XVI-XVII), Warszawa 2005, ad indicem.