NICELLI, Cristoforo
NICELLI, Cristoforo. – Nacque a Piacenza presumibilmente intorno al 1389 da Pietro.
Il padre, appartenente ad antica famiglia della nobiltà locale, fu dottore e docente di diritto nell’Università cittadina all’epoca del trasferimento a Piacenza dello Studio di Pavia, tra il 1398 e il 1402.
Le prime attestazioni certe su Cristoforo, riguardanti la sua formazione, risalgono al 1428, anno nel quale ottenne a Pavia la licenza in diritto civile, poi perfezionata, nel 1432, con il dottorato sempre in diritto civile. Benché talune fonti lo qualifichino come doctor utriusque iuris, non risulta se e quando abbia effettivamente conseguito il dottorato in utroque. Nel 1435 venne ammesso al Collegio dei dottori e giudici di Piacenza, ove per qualche tempo sarebbe stato pure lettore di Istituzioni di diritto civile.
Dopo il conseguimento della licenza in diritto civile, gli impegni e gli interessi di Nicelli vennero sempre più stabilmente a gravitare nell’ambito dei territori sabaudi, come risulta documentato sia dagli incarichi di crescente rilievo via via ricoperti nell’amministrazione ducale e presso varie comunità piemontesi, sia dall’attività didattica svolta, forse già dal 1430 e per l’arco di un cinquantennio circa, nell’Università di Torino, a cui si accompagnò l’esercizio assiduo dell’avvocatura.
Nominato nel 1429 giudice a Chieri, l’anno successivo fu incaricato della lettura ordinaria di diritto civile presso lo Studio fondato a Torino nel 1404, ma, dopo le difficoltà organizzative incontrate in quella sede, venne trasferito nel 1427 a Chieri e nel 1434 spostato a Savigliano. Tra il giugno 1434 e l’agosto 1436, operò a Pinerolo in qualità di avvocato del Comune. Il ristabilimento dello Studio a Torino, deciso nell’ottobre 1436, aprì la via al suo definitivo radicamento nel capoluogo subalpino. La sua presenza nell’Ateneo di Torino come docente di diritto civile, sicuramente attestata per il 1438 e il 1450, dovette essere, già in tale arco di anni, tutt’altro che sporadica, tanto da determinarne l’ammissione nel collegio dei giuristi, al quale risulta appartenere almeno dal 1445. Fu sicuramente continuativa negli anni tra il 1451 e il 1462, periodo nel quale tenne ininterrottamente la lectura extraordinaria di diritto civile. Successive testimonianze della partecipazione alla vita universitaria si hanno poi, seppur in modo sporadico, sino al 1480.
Parallelamente alla docenza universitaria si svolse la sua ascesa negli incarichi pubblici. Nominato giudice di Torino, venne poi chiamato a far parte del consiglio ducale residente a Torino, organo con prevalenti competenze giudiziarie quale tribunale di secondo grado per i territori piemontesi, che, dal 1432, era venuto ad affiancarsi, anche se non ancora su un piano di perfetta parità nelle prerogative, al consiglio itinerante al seguito del duca (consilium cum domino residens) e a quello stanziale di Chambéry (consilium Chamberiaci residens). Per almeno due volte, nel 1447 e nel 1481, ebbe a presiedere le supreme e generali udienze del Ducato, espressione della giustizia ritenuta del principe, di regola convocate una volta all’anno, nel mese di maggio, sotto la presidenza del duca o di un suo delegato. Non meno rilevante fu il ruolo che esercitò in ambito cittadino: consigliere comunale dal 1467, nel 1468 rivestì la carica di chiavaro e fu pure avvocato per il Comune torinese.
Per la sua riconosciuta competenza in campo civilistico fu incaricato di vari arbitrati; tra l’altro, nel marzo 1461, intervenne a comporre le vertenze insorte tra i signori e la comunità di Revigliasco insieme al collega Guglielmo di Sandigliano e con quest’ultimo attese poi alla revisione degli statuti della medesima.
Fu pure autore di diversi consilia, alcuni dei quali, in materia feudale, si leggono nei Consilia feudalia ex variorum doctorum scriptis, nell’edizione veneziana del 1572 (apud Cominum de Tridino Montisferrati).
La fama di Nicelli, seguace fedele della tradizione bartolista, resta tuttavia legata alle Concordantie contrarietatum Bartoli, che, come si ricava dal proemio, vennero in realtà compilate, sulla base delle annotazioni paterne, e completate, con proprie integrazioni, dal figlio Antonio, anch’egli giurista e allievo a Pavia di Giason del Maino.
Stampate separatamente a Pavia nel 1495 e nuovamente a Lione nel 1515, presso lo stampatore Jacques Myt, con il titolo di Argumentum concordantiarum contrarietatum domini Bartoli, esse vennero poi più volte riproposte in varie edizioni delle opere di Bartolo.
Collegabili al magistero torinese di Nicelli risultano, inoltre, le inedite letture sulla prima parte del Digestum Novum e dell’Infortiatum, redatte probabilmente intorno al 1460 e tramandate dal manoscritto Paris, Bibliothèque Nationale, Lat. 4501. Guido Panciroli (1721) afferma pure l’esistenza, a sue mani, di una lettura manoscritta sulla seconda parte del Novum, della quale peraltro non sembra attualmente aversi più traccia.
Morì a Torino il 26 settembre 1482 e venne sepolto nella chiesa di S. Francesco d’Assisi.
Secondo quanto si ricava dall’epigrafe funeraria, oggi non più esistente, fatta apporre dal figlio Giovanni Ludovico, visse 93 anni, almeno stando al testo tramandato da Panciroli (1721) e da Rossotto (1667) e, sulla base di quest’ultimo, riprodotto poi da Claretta (1899).
Fonti e Bibl.: A. Rossotto, Syllabus scriptorum Pedemontii…, Mondovì 1667 [rist. anast., Bologna 1974], p. 158; G. Panciroli, De claris legum interpretibus…, ed. Leipzig 1721, p. 204 s. n. CLXV; F. C. von Savigny, Geschichte des römischen Rechts im Mittelalter, trad. it., II, Torino 1857, p. 650; G. Claretta, I marmi scritti della città di Torino…, Torino 1899, p. 120; R. Maiocchi, Codice diplomatico dell’Università di Pavia, II, 1, Pavia 1913 [rist. anast., Bologna 1971], pp. 249 s. n. 384; 331 n. 478; 338 n. 483; 305 s. n. 454; E. Nasalli Rocca, Il trasferimento dello Studio visconteo di Pavia a Piacenza dal 1398 al 1402, Milano 1927, p. 28; E. Bianco di San Secondo, Statuti di Revigliasco torinese, con prefazione di M. Chiaudano, Torino 1933, pp. VIII-IX, 1; E. Nasalli Rocca, C. N., professore all’Università di Torino (1398-1482), in Bollettino storico bibliografico subalpino, XXXVI (1934), pp. 74-82; G. Dolezalek, Verzeichnis der Handschriften zum römischen Recht bis 1600…, III, Frankfurt am Main 1972, s.v. Christophorus Nellus Thaurinensis; E. Bellone, Il primo secolo di vita della Università di Torino (secc. XV-XVI), Torino 1986, p. 241; Id., Professori e professionisti del diritto attivi a Torino alla fine del Quattrocento, in Studi piemontesi XVI (1987), pp. 113-120; S.A. Benedetto - M.T. Bonardi - R. Roccia, L’amministrazione civica: funzionari sabaudi e ufficiali comunali, in Il Palazzo di Città a Torino, a cura di R. Roccia, II, Torino 1987, pp. 269-341; I. Naso, Università e sapere medico. Pantaleone da Confienza e le sue opere, Cuneo 2000, pp. 63 s.; G.M. Pasquino, Clero, cultura giuridica, Università a Torino nel secolo XV. Appunti, in Archivio teologico torinese, IX (2003), 2, pp. 479-513; P. Rosso, Forme di reclutamento del corpo docente. I «rotuli» dei professori e dei salari, in «Alma felix universitas Studii Taurinensis». Lo Studio generale dalle origini al primo Cinquecento, a cura di I. Naso, Torino 2004, pp. 238, 256; Id., «Rotulus legere debentium». Professori e cattedre all’Università di Torino nel Quattrocento, Torino 2005, p. 108-111; G. Gentile, Le carriere di Galeazzo e Francesco Cavassa all’ombra dei marchesi di Saluzzo, in Ludovico II marchese di Saluzzo condottiero, uomo di Stato, mecenate (1475-1504), Atti del Convegno ..., Saluzzo, 2004, a cura di R. Comba, Cuneo 2005, pp. 129 s.; P. Rosso, Schede biografiche, in I. Naso - P. Rosso, Insignia doctoralia. Lauree e laureati all’Università di Torino tra Quattro e Cinquecento, Torino 2008, p. 224 s.