sacrificio, criterio del
Riduzione dell’utilità di un soggetto economico a seguito della diminuzione del suo reddito. Il pagamento delle imposte, determinando una perdita di utilità, rappresenta, quindi, un sacrificio. Un’equa distribuzione delle imposte deve tener conto del s. che il carico tributario comporta per ogni singolo contribuente, per cui l’onere deve essere ripartito in modo da eguagliare il s. che deve essere sopportato da ciascuno. Più esattamente, i contribuenti con pari situazioni devono essere tassati in modo uguale, mentre quelli in situazioni diverse devono essere tassati in termini diversi, ma tali da determinare un s. uguale (principio del s. di J.S. Mill).
Esistono 3 formulazioni del principio del s., tutte basate sul postulato dell’utilità marginale decrescente del reddito e del s. crescente: tanto più un contribuente è ricco tanto minore è il suo s. a seguito dell’imposizione, poiché all’aumentare del reddito diminuisce l’utilità avvertita da ogni individuo nel detenere maggiori quantità di reddito. ● Secondo il principio del s. uguale gli individui dovrebbero pagare imposte di diverso ammontare, ma tali da rappresentare per ognuno di essi lo stesso s. soggettivo. Sottrarre un ammontare di utilità uguale a persone aventi redditi differenti significa imporre a soggetti con redditi maggiori, aventi quindi un’utilità marginale minore, un’imposta più elevata di quella pagata da altri. ● Per il principio del s. proporzionale, l’imposta deve generare una perdita di utilità proporzionale all’utilità totale derivante dal reddito di ogni contribuente, ossia il prelievo è equo quando per tutti l’utilità della somma prelevata dallo Stato e l’utilità della ricchezza posseduta stanno nello stesso rapporto. In entrambi i casi non basta ipotizzare che l’utilità marginale sia decrescente, ma occorre anche specificare l’elasticità rispetto al reddito; per es., con un’elasticità pari all’unità (cioè con una funzione logaritmica), nel caso di s. eguale avremmo l’imposta proporzionale, mentre nel caso di s. proporzionale avremmo l’imposta progressiva. ● Infine, secondo il principio del s. minimo, l’utilità marginale del reddito in seguito all’introduzione di un’imposta deve essere uguale per tutti. Questo significa che non si può effettuare alcun prelievo a un contribuente se prima non si preleva da quelli con reddito più elevato, poiché togliere anche poco ai meno abbienti comporta per loro la rinuncia a bisogni essenziali e quindi un grande s., mentre togliere anche molto ai ricchi implica per loro la rinuncia a bisogni voluttuari, e dunque un piccolo sacrificio. Tale tesi porta a un sistema necessariamente progressivo e a carattere livellatore. Le critiche avanzate a questi principi riguardano l’elemento che essi hanno in comune, ovvero il riferimento alla pena che i contribuenti sopportano per pagare le imposte, che è fondamentalmente un valore soggettivo, non misurabile e non concretamente determinabile.