CRITOLAO di Faselide
Filosofo della scuola peripatetica, di cui fu scolarco nella prima metà del sec. II a. C., succedendo, a quanto sembra, ad Aristone di Ceo. Fece parte, con l'accademico Carneade e con lo stoico Diogene di Seleucia, della famosa ambasceria di filosofi, inviata da Atene a Roma nel 156 per perorare il condono della multa inflitta per l'invasione ateniese di Oropo, che suscitò a Roma l'interesse per gli studi filosofici e la conseguente preoccupazione dei conservatori. Dal punto di vista scientifico, il suo scolarcato segnò un ritorno della scuola peripatetica dall'indirizzo dialettico-retorico degl'immediati predecessori a una nuova attività speculativa; e alla contemporanea polemica filosofica contro la retorica non scientifica C. contribuì con vigore. Il suo aristotelismo è caratteristico per l'opposizione con cui esso si presenta rispetto allo stoicismo, mentre ne trae nello stesso tempo singoli elementi e motivi. Così colorate di stoicismo (anche se forse più nella terminologia che nel contenuto) sono le sue concezioni del sommo bene (il τέλος) come perfezione di vita ben fluente secondo natura", e della voluptas come malum (secondo Aulo Gellio, IX, 5, 6); mentre semplice accentuazione della distinzione aristotelica può essere la sua dottrina delle tre classi dei beni (spirituali, corporei ed esterni: dove i primi hanno l'assoluto sopravvento). Decisamente stoicizzante è invece la sua concezione materialistica dell'anima, che egli pensava costituita della "quinta essenza", l'etere; come stoiche sono le principali argomentazioni con cui egli cercava di combattere la stessa teoria stoica delle conflagrazioni cosmiche, di fronte a quella aristotelica dell'eternità del mondo.
Bibl.: F. Olivier, De Cr. peripatetico, Berlino 1895; L. Radermacher, Cr. und die Rhetorik, in Philodemi Volumina rhetorica, ed. S. Sudhaus, Suppl., Lipsia 1895, p. IX segg.; H. v. Arnim, Leben und Werke des Dion von Prusa, Berlino 1898, p. 80 segg.