CRIVELLI, Angelo Maria, detto il Crivellone
Non ci sono pervenute notizie biografiche su questo abile pittore animalista: non si conoscono neppure fonti documentarie che possano testirnoniare i luoghi e le date di nascita e di morte. L'Orlandi (1719) per primo gli attribuisce la patria milanese e lo Zani (1821), segnala la morte avvenuta intorno al 1730.
La produzione del C. è ristretta ad un repertorio di generista specializzato in rappresentazioni di cacce, di uccelli selvatici e domestici, di animali da cortile e di pesci.
Tali soggetti avevano una precisa matrice nordica, fiamminga in particolare, legata ad alcuni pittori della cerchia di Rubens, quali F. Snyders e Paulus de Vos, e altri specialisti quali J. Fyt, i Weenix e gli Hondecoeter: A questi artisti si devono anche i due aspetti antitetici con cui è principalmente trattato il mondo animale nelle opere dei C.: le cruente e movimentate scene di caccia ed il pacifico e sonnolento mondo dei cortili. L'evidente identità iconografica e contenutistica con i maestri nordici accomuna il C. ad altri generisti padani attivi a cavallo dei secc. XVII e XVIII, primo fra tutti F. Boselli, con cui ci furono confusioni attributive (per es. Piccionaia presentata a Firenze alla mostra del 1922) e con cui si suppone ebbe rapporti il figlio del C., Giovanni, nella cui opera si rivela una diretta dipendenza stilistica dal padre. Il C. trattò anche soggetti agresti e bucolici, come farà con miglior risultato il Londonio, artista milanese attivo alla fine del sec. XVIII, spesso ravvicinato al C. (Cusani, 1865; Malvezzi, 1882; Delogu, 1931).
L'indagine sulla committenza del C. porta a nomi della piccola nobiltà e della ricca borghesia, solitamente attenti anche ai pittori nordici sopracitati. Nella collezione raccolta da G. F. Arese negli ultimi decenni dei sec. XVII e nei primi dei XVIII e andata dispersa dopo la caduta napoleonica, esistevano ben quattordici tele del C. e sei di Giovanni (F. Arese, Unaquadreria milanese della fine del '600, in Arte lombarda, XII[1967], 1, pp. 130, 139). Le opere del C. presenti nelle raccolte civiche di Milano provengono dalle collezioni Attendolo Bolognini, Guasconi e Tariii, dove compaiono accanto ad opere fiamminghe di simile soggetto; sempre in area lombarda i collezionisti del C. furono i Casati, i Visconti di Saliceto, i cremonesi Ala Ponzone, il bergamasco Carrara. In area piemontese estimatori del C., furono i Savoia, più attenti tuttavia all'opera di Giovanni.
Gran parte dell'opera del C. non è rintracciabile, vagante sul mercato antiquario e dispersa in molteplici passaggi di proprietà; di qualche quadro si può tuttavia dare notizia: Bergamo, Pinacoteca dell'Accademia Carrara: Tacchini e pulcini (n. 853, in deposito negli uffici della prefettura), Pollie porcellino d'India (n. 903; opera di bottega); Brescia, coll. privata: Gallo, galline e pulcini; Cremona, Museo civico: Gallinacei (n. 330), Gallinacei (n. 331); Milano, Accad. di Brera: Autoritratto in veste da cacciatore (n. 374, in deposito al Museo Poldi Pezzoli); Milano, Pinacoteca Ambrosiana: Gallo, tacchini, pulcini (n. 122-899), Pollame, animali da cortile (dis., cod. 238 inf. d. 1867); Milano, Civiche Raccolte del Castello Sforzesco: Natura morta di cacciagione (n. 659), Tre tacchini (n. 314)., Uccelli acquatici in palude (n. 314), Gallinacei (n. 288), Uccelli morti (n. 262), Un pavone e tre pulcini (n. 290, opera di bottega), Selvaggina morta (n. 1128); Milano, coll. privata: sei ovali con soggetti agresti e bucolici (forse in collab. col figlio); Torino, Museo civico: Caccia al cervo (n. 337), Caccia al lupo (n. 338); Torino, Museo di Palazzo Madama: Pavoni, tacchini e conigli (n. 534), Pavone, pappagallo e tacchini, (m 535), Aironi e anatre (n. 536; opera di bottega), Tacchini e colombe (n. 537; opera di bottega); si ricorda inoltre una, Caccia al cinghiale, già a Cernusco sul Naviglio, coll. Visconti di Saliccto, e ora. di ubicazione ignota (Delogu 1931, p. 75).
Bibl.: P. A. Orlandi, Abeced. Pittorico..., Firenze 1788, p. 78; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia... [1809], a, cura di M. Capucci, II, Firenze 1911, p. 346; P. Zani, Encicl. metodica... delle Belle Arti..., I, 2, Parma 1821, p. 31; S. Ticozzi, Diz. d. archit., scultori, pittori, Milano 1830, I, p. 382; F. Cusani, Storia di Milano, Milano 1865, IV, p. 260; L. Malvezzi, Legloriedell'arte lombarda dal 590 al 1850. Milano 1882, pp. 259 s.; H. A. Müller-H. W. Singer, Allgemeines Künstlerlex., I, Frankfurt 1894, p. 301; K. Woermann, Katalagder Königlichen Gemäldegalerie zu Dresden, Dresden 1899, p. 127; G. K. Nagler, Neues allgem. Künstler-Lexicon, III, Linz 1904, pp. 331 s.; Milano, Castello Sforzesco, Le pitture, Milano s.d. [ma 1920 c.]; Mostra d. pittura ital. del 600 e 700 (catal.), Firenze 1922, pp. 75 s.; A. Pinetti, Il conte G. Carrara e la sua galleria secondo il catalogo del 1796, Bergamo 1922, pp 77, 114, 122; G., Delogu, Pittori minori liguri, lombardi, e piemontesi del 600 e 700, Milano 1931, pp. 75, 171-78; G. Pacchioni, La R. Pinac. di Torino, Roma 1932, p. 14; U: Galetti-E. Camesasca, Encicl. d. pittura ital., Milano 1950, p. 794; G. Galbiati, Itiner. per il visitatore d. Bibl. Ambrosiana, d. Pinacoteca..., Milano 1951, p. 172; A. Puerari, La Pinacoteca di Cremona, Firenze 1951, p. 222; A. M, Romanini, La pittura milanese nel XVIII sec., in Storia di Milano, XII, Milano 1959, p. 730; .1 F. Arisi, Il Museo, civ. di Piacenza; Piacenza 1960, pp. 231, 233, 235; G. Delogu, La natura morta italiana, Bergamo 1962, pp. 37 S,; L. Mallé, I dipinti del Museo. d'arte antica (catal.), Torino 1963, p. 48; R. Bossaglia, in Storia di Monza e della Brianza, Milano 1971, V, p. 52; F. Arisi, Felice Boselli, Piacenza 1973, ad Ind.; R. Bossaglia-A. Barigozzi Brini, Disegni del 700 lombardo, Vicenza 1973, p. 32; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, pp. 127 s.