Scultore ateniese, attivo tra il 490 e il 465 a. C.; collaboratore e forse fratello di Nesiote, con cui firma tutte le opere che conosciamo. Nel 477 a. C., allo scopo di sostituire il gruppo di Antenore raffigurante i Tirannicidi razziato dai Persiani, i due artisti ebbero dagli Ateniesi l'incarico di scolpirne un altro, il cui originale bronzeo perduto ci è noto grazie a copie marmoree (Museo Capitolino, Vaticano, di Napoli, ecc.). Questo gruppo, capolavoro dello stile severo, è il simbolo delle libertà democratiche ateniesi conquistate attraverso l'azione che appare nella tensione delle figure (l'imberbe e giovane Armodio e l'anziano e barbato Aristogitone), caratterizzate dalla nudità eroica, slanciantisi sincronicamente in avanti verso una stessa meta. A C. è attribuito pure un efebo marmoreo (di datazione anteriore al 480 a. C. e conservato al Museo dell'Acropoli) in cui l'arcaico schema statico è superato da una visione figurativa mossa e dinamica.